Analisi

Tim, mercoledì in Cda l’offerta CDP-Macquarie fra voci di Opa e Tlc in crisi

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La vicenda della rete Tim si intreccia sempre più intrinsecamente alla crisi della industry Tlc. Preoccupazione del sindacato sulla tenuta occupazionale del settore.

La vicenda della rete Tim si intreccia sempre più intrinsecamente alla crisi della industry Tlc. Una crisi conclamata nel nostro paese, che pesa sul futuro del comparto e su quello della digitalizzazione, e richiede finalmente l’attenzione di una politica silente, a sostegno di un settore che non è mai stato in cima all’agenda del Paese.

Intanto, l’incertezza pesa sul titolo Tim, che oggi alle 13,00 cedeva il 4% a 0,30 euro.

Cresce l’attesa per il board di mercoledì

Cresce l’attesa per il board di Tim, in programma mercoledì 15 marzo, un appuntamento programmato nel calendario finanziario dell’azienda, nel quale si parlerà sicuramente della seconda offerta giunta per la rete. Vale a dire quella del tandem CDP-Macquarie.

Passata al vaglio del comitato parti correlate venerdì scorso, vista la presenza attiva di CDP, che detiene una quota del 9,81% in Tim, come offerente, l’offerta arriverà sul tavolo del board che lo scorso 24 febbraio aveva già chiesto miglioramenti alla prima offerta arrivata, quella del fondo americano KKR.

Anche nel caso di CDP-Macquarie dovrebbe arrivare una risposta negativa analoga, con una richiesta di miglioramento perché il valore economico per la costituenda società della rete Ti, cui si aggiungerebbe anche Sparkle, non si discosta dai 20 miliardi complessivi già rispediti al mittente a KKR.

Insomma, il prezzo non è giusto non soltanto per Vivendi, primo azionista ormai fuori per scelta dal board. I francesi valutano la rete non meno di 31 miliardi di euro e quindi le due offerte giunte finora sono ben lontane dai desiderata del primo azionista transalpino.

Per Vivendi

Il Ceo del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine mercoledì scorso in conference call sui conti aveva detto che dalle notizie di stampa le offerte per la rete di Tim “non sono in linea con le nostre aspettative”. Le cifre in effetti sono lontane dalla stima che dell’asset avrebbe dato a suo tempo Vivendi, intorno ai 30 miliardi.

Sempre mercoledì 8 marzo de Puyfontaine aveva precisato che obiettivo di Vivendi è “creare valore per tutti gli azionisti e siamo impegnati – aveva detto – affinché il valore degli asset della società venga riconosciuto”. Ad ogni modo, una decisione sull’infrastruttura passerebbe al vaglio dell’assemblea degli azionisti già convocata per l’approvazione del bilancio il prossimo 20 aprile.

Il ministro che più da vicino guarda al dossier, Adolfo Urso, responsabile del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito ancora una volta che “il governo ha già indicato qual è la sua postura”, ma adesso “tocca a Tim: siamo in attesa delle decisioni che prenderanno Tim e gli azionisti”, per cui al momento “non è il momento per entrare in questa partita”, ha sottolineato Urso.

Molte fonti riportano che il primo azionista di Tim non sarebbe soddisfatto delle valutazioni emerse fino ad ora e starebbe proseguendo le interlocuzioni per provare a strutturare un’OPA su Telecom Italia.

Sindacati preoccupati

Cresce intanto la preoccupazione dei sindacati. La Uil ha chiesto un confronto con la premier Giorgia Meloni sulla rete Tim ma anche sul futuro di tutta la industry e chiede rassicurazioni sul fronte occupazionale. Il momento per l’intero settore delle Tlc è difficile, come dimostrano i recenti annunci di esuberi da parte di Vodafone e Sky.

Insomma, la industry è in difficoltà e i sindacati chiedono di avviare quel tavolo di crisi più volte annunciato ma mai convocato finora.