La protesta

Tim riorganizza Enterprise. Uilcom Uil: ‘No allo smembramento del Gruppo. Silenzio imbarazzante del Governo’

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La nascita di Tim Enterprise preoccupa il sindacato, da sempre contrario allo spacchettamento e allo spezzatino del Gruppo: 'Circa 5.200 lavoratrici e lavoratori vengono “perimetrati” in questo contesto, con tutte le conseguenti difficoltà organizzative nel far girare una “macchina” complessa e articolata'.

La nascita della nuova Business Unit Enterprise in Tim, che incorpora Noovle e Olivetti, preoccupa non poco i sindacati. Un processo di scorporo che non piace alla Uilcom Uil, da sempre contraria allo spacchettamento e a qualsiasi ipotesi di spezzatino della società. Ne dà prova la nota diffusa oggi, firmata dal segretario generale Salvo Ugliarolo: “Nel tardo pomeriggio di ieri sono stati pubblicati due Ordini di Servizio che accelerano il processo di divisione del Gruppo TIM ad oggi “impantanato” sulla realizzazione della “RETE UNICA / Netco”, tanto da costringere i vertici aziendali a dare priorità alla parte “ENTERPRISE”, per intenderci quella maggiormente profittevole, in grado di generare gli appetiti del mercato e consentire così all’azionista di riferimento di fare “cassa” in tempi brevi”, si legge nella nota.

Circa 5.200 lavoratori coinvolti

“Circa 5.200 lavoratrici e lavoratori vengono “perimetrati” in questo contesto, con tutte le conseguenti difficoltà organizzative nel far girare una “macchina” complessa e articolata, che mette insieme commerciale TOP e Business, Noovle e Olivetti – prosegue la nota – Le Organizzazioni si disegnano facilmente sulla carta, poi però devono concretizzarsi in azioni reali… basti immaginare le centinaia di lavoratrici e lavoratori che si accingono a cambiare il proprio responsabile, decine di applicativi e dipartimentali che dovranno dialogare tra di loro e su cui abbiamo più volte segnalato enormi criticità. Pensiamo alla gestione dei DATA CENTER, del CLOUD, dell’IOT per arrivare alle Vendite, al Marketing, a tutti i settori coinvolti dalla manovra ma anche alle inevitabili ripercussioni di quelli esclusi dalla stessa”.

“Per la parte ICT ancora abbiamo le profonde ferite dei mirabolanti tentativi, mai riusciti, di razionalizzare gli oltre 1.000 applicativi in uso, molti dei quali ridondanti, e di farli parlare tra loro. TOP manager entrati e usciti dall’azienda come meteore senza risolvere quello che, per un soggetto leader nel settore nazionale delle TLC, dovrebbe essere prioritario. Siamo ancora in attesa di effettuare un “FOCUS sul mondo commerciale”, sul sistema delle vendite e del marketing, in queste fondamentali realtà aziendali sono avvenute molteplici riorganizzazioni del lavoro senza mai produrre quegli effetti positivi prospettati ed enfatizzati”, si legge ancora.

Contrari a frammentazione

“Adesso assistiamo ad un altro giro di valzer che, oltre ad effettuare una ennesima riorganizzazione, va verso quella ”frammentazione” di TIM e del suo gruppo a cui, e lo vogliamo ribadire con estrema forza, la UILCOM UIL ha sempre espresso, in ogni circostanza possibile, la sua NETTA CONTRARIETA’. – sottolinea la nota – Nel 2022, per la prima volta nella lunga storia dell’ex monopolista, prima SIP, poi Telecom Italia ed ora TIM, sono stati realizzati due scioperi, uno a febbraio e l’altro a giugno, per dimostrare il totale dissenso sulla decisione del CDA di dare seguito allo “spezzatino ”dell’operatore verticalmente integrato. Il percorso deciso dagli azionisti ed illustrato dall’AD il 7 luglio scorso al “Capital Day”, riconfermato pochi giorni fa nel piano industriale 2023-2025, finalizzato alla razionalizzazione del Gruppo TIM attraverso la creazione di quattro entità separate, con differente focus industriale ed economico, con TIM Consumer, Tim Enterprise, Tim Brasil e NetCo, e con la successiva vendita di una di queste o di una quota parte, NON è per NOI – UILCOM UIL – la scelta giusta!”.

Azione finanziaria

“Un piano dove di industriale non c’è nulla, una mera azione finanziaria, finalizzata ad assecondare lobby economiche ed azionisti! Un’operazione da decine di miliardi di euro, dove le lavoratrici ed i lavoratori appaiono “marginali” ed anche troppo fastidiosi (questa la sensazione conseguente alle varie manovre e manovrine organizzative che si compiono ormai quotidianamente)! Della dinamica in corso, il costo sociale molto probabilmente, sarà a carico dello STATO, ovvero dei cittadini, mentre le plusvalenze andranno altrove….”, attacca il sindacato.

“Si diceva un tempo “socializzare” le perdite “privatizzare” gli utili. In merito al tema della “Rete” continueremo, con insistenza, ad incalzare la politica, governo incluso, per aprire un vero confronto sul futuro di questo Gruppo industriale. Tanti sono stati i proclami, tanti gli articoli sugli organi di stampa, ma zero i fatti! Noi rappresentiamo le lavoratrici ed i lavoratori, non siamo guidati da dinamiche azionarie o da interessi economici, siamo impegnati a rappresentare nel miglior modo possibile le persone che lavorano in questo Gruppo, mettendo al centro il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, la professionalità e le competenze espresse – chiude la nota – Al Governo chiediamo di prendere posizione e di chiarire al sindacato se e come vuole trovare una soluzione, vera e condivisibile, che dia certezza sull’occupazione ed allo stesso tempo rappresenti la sua idea sul futuro del Gruppo TIM, asset fondamentale per questo Paese!”.