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Tim, l’offerta di KKR sulla rete un ‘déjà vu’. E il Governo che fa?

L’offerta non vincolante di KKR per la rete Tim è una sorta di déjà vu, in piccolo, della più ampia offerta, sempre non vincolante, avanzata sempre dal fondo Usa a novembre 2021 per il 100% di Tim a 0,505 euro, valore complessivo 10,8 miliardi di euro, e rispedita al mittente. Il titolo allora viaggiava intorno a 0,35 euro.

Cosa è cambiato da novembre 2021

Ma da allora le cose sono molto cambiate. Nell’ultimo anno e mezzo il valore di Tim in borsa è pressoché dimezzato e il titolo della compagnia Tlc oggi veleggia intorno a 0,27 euro. Quasi la metà appunto del prezzo offerto da KKR nella sua prima offerta non vincolante.

Oggi il CDA di Tim si riunirà per avviare la valutazione dell’offerta di KKR, che “riguarda una partecipazione in una società di nuova costituzione che includerà il perimetro della rete fissa, compresa FiberCop, e la partecipazione in Sparkle, si legge nella nota di Tim. La quota partecipativa è ancora da definire “fermo restando che dall’acquisto scaturirebbe la perdita dell’integrazione verticale rispetto a Tim”, aggiunge la nota.

Intanto, in Borsa il titolo Tim prende il volo, mettendo a segno un +9,12% a 0,29 euro alle 10,20. Alle 14,40 il titolo prosegue la sua corsa a +8,85% a 0,29 euro, e chiude a +9,54% a 0,29 euro.

Quale perimetro della Netco?

Resta da capire, di fatto, qual è il perimetro esatto della Netco di nuova costituzione: tutta la rete, compresa la dorsale in fibra? Nel caso quale quota? Di che valutazione stiamo parlando? Quanti dipendenti sarebbero caricati sulla neo costituenda Netco? E quale quota di debito, considerato che in totale sulle casse di Tim grava un indebitamento lordo di 32 miliardi di euro?  

Secondo diverse fonti, Vivendi valuta la rete non meno di 31 miliardi di euro. CDP avrebbe valutato un’offerta, mai avanzata, di circa 19-20 miliardi. Quanto è disposta a offrire KKR per la rete, considerato che a novembre 2021 aveva avanzato un’offerta non vincolante per il 100% di Tim pari a 10,8 miliardi di euro?

Ad ogni modo, ora la palla passa a CDP e Macquarie, il fondo australiano che condivide al 40% il controllo di Open Fiber con la Cassa, che detiene il 60%.  

Come replicherà la Cassa?

Ci sarà un rilancio e si innescherà un’asta per la Netco?

Secondo fonti di stampa, KKR sarebbe disposta a offrire 15-20 miliardi di euro per la Netco, fino al doppio di quanto offerto informalmente per il 100% di Tim a novembre del 2021. E’ plausibile?

Dal canto suo, il Governo, per tramite del Mimit, “segue con attenzione l’offerta presentata dal fondo KKR per l’acquisto di una partecipazione in una costituenda società che gestisca la rete fissa di Tim, azienda che oggi ha un ruolo cruciale nei servizi di telefonia, nella realizzazione della banda larga nel nostro Paese e della infrastruttura del Polo Strategico Nazionale”, si legge nella nota. “Il governo reputa centrali la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale la rete nazionale di telecomunicazioni. Su questi presupposti si valuteranno gli sviluppi che riguardano la prima azienda di telefonia italiana”, si legge ancora. 

Livelli occupazionali

Livelli occupazionali che riguardano 42mila dipendenti in Italia, di cui circa 20mila occupati a diverso titolo nella gestione della rete, che rappresenta il vero core business della compagnia.

A questo punto, resta da capire come intenda procedere il Governo, che da sempre fa del controllo pubblico della rete nazionale un punto fermo per ogni genere di trattativa sulla rete di Tim. E’ plausibile che lasci il controllo della rete in mano a un fondo Usa?  

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