Tim Market Day

Tim, definito il nuovo perimetro di NetCo e ServCo. Ma quanto vale la rete? Labriola: ‘C’è piano B se merger con Open Fiber non va’

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Il piano di Tim prevede il taglio di 9mila dipendenti. L'ad di Tim Pietro Labriola: Il migliore accordo 'è la vendita della rete a Open Fiber e Cassa Depositi e Prestiti' ma se dovesse fallire si cercherà un altro partner.

La rete unica con Open Fiber dopo la cessione di NetCo alla stessa Open Fiber e Cdp è l’opzione preferita, ma se dovesse fallire Tim andrebbe avanti lo stesso con la separazione della rete e cercherebbe un altro partner con cui ballare, “perché il tango si balla in due”. Lo ha detto oggi agli analisti in occasione del Capital Market Day l’ad di Tim Pietro Labriola, chiamato dal Cda a svolgere ogni attività utile per il conseguimento dell’obiettivo strategico del superamento dell’integrazione verticale e della riduzione del livello di indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del Gruppo. Le eventuali opzioni verranno sottoposte al consiglio per le deliberazioni del caso, si legge nella nota. Intanto in mattinata il titolo guadagna il 2,28% a 0,25 euro, per virare in terreno negativo alle 13,00 in flessione dello 0,70% a 0,25 euro, per poi virare di nuovo in positivo alle 15,00 in crescita del +0,39% a 0,26 euro al termine della conferenza stampa di Pietro Labriola per poi chiudere a +1,18% a 0,26 euro.

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Questo piano di business, nelle intenzioni di Tim, consentirà di migliorare le performance operative con un focus economico finanziario specifico per ciascuna entità e di attrarre nuovi partner industriali e finanziari, “permettendo di accelerare i processi innovativi e lo sviluppo di un’offerta sui nuovi business orientati alla transizione digitale”. L’obiettivo, si legge nel piano presentato oggi, prevede la cessione di una quota di minoranza in Tim Enterprise.

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Separazione degli asset in NetCo e ServiceCo (Tim Consumer, Tim Enterprise e Tim Brasil)

Il piano prevede la possibilità di separare gli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi (ServiceCo con TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) e illustra per ciascuna entità il contesto di mercato, i perimetri di attività e le attività strategiche, nonché le modalità in cui le stesse potranno competere nei rispettivi mercati di riferimento in modo da generare più valore.

Dunque, il compromesso è la separazione della rete Tim, ma di fatto NetCo gestirà soltanto l’accesso fisso. Resta da capire quale valore sarà attribuito alla rete, di numeri ne sono circolati tanti in questi giorni. Vedremo.

Fusione con Open Fiber opzione migliore ma non l’unica

“La fusione con Open Fiber resta l’opzione prioritaria e privilegiata, si legge nel piano, ma soltanto se si concretizzerà a condizioni attrattive per gli azionisti e i creditori”, sottolinea Tim nei documenti della presentazione del piano, senza escludere altre possibilità come ad esempio la cessione di una cessione minoritaria di NetCo.

Tim ritiene di avere più opzioni al di là della fusione di NetCo con Open Fiber.

Il piano di separazione della rete Tim presentato il 7 luglio 2022

Più in dettaglio il piano prevede la seguente articolazione:

•             NetCo: include la rete fissa, primaria e secondaria, le attività wholesale domestiche e quelle internazionali (Sparkle). “Netco può rappresentare il primo caso in Europa di realizzazione di un polo di infrastrutture e tecnologie di rete in fibra a disposizione di tutto il mercato e con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Si concentrerà sul mercato wholesale con il compito di accelerare ulteriormente il deployment della rete in fibra, beneficiando nel medio-lungo termine dei cicli di investimento e dei relativi ritorni tipici del mercato infrastrutturale”, si legge nella nota aziendale. NetCo assumerà su di sé 11 miliardi di debito. Per ora, ha detto oggi l’ad Pietro Labriola, il 51% delle connessioni sono ancora il 51% del totale. Per quanto riguarda i dipendenti, sono 22mila quelli che dovrebbero passare in NetCo che scenderanno a 15mila nel giro di qualche anno. Secondo la Reuters, nell’ambito del piano saranno tagliati complessivamente almeno 9mila dipendenti dagli attuali 41mila. Dalle slide presentate oggi si vede che gli esuberi sono previsti in NetCo, da 21.400 dipendenti nel 2021, a 17mila nel 2025 fino a 15mila nel 2030. In Tim Enterprise a fronte di 5.300 dipendenti nel 2021, sono previsti 6mila dipendenti nel 2025 e 5.500 dipendenti nel 2030. Infine, in Tim Consumer a fronte di 14mila dipendenti attuali sono previsti 11mila dipendenti nel 2026 (con ulteriori misure in fase di valutazione).

Tim, Labriola: ‘C’è Piano B se integrazione rete con Open Fiber fallisse

Se l’accordo con Cdp e Open Fiber per l’integrazione della rete NetCo con la rete di Open Fiber dovesse fallire Tim ha un “Piano B”. “Il migliore” accordo “è la vendita della rete a Open Fiber e Cassa Depositi e Prestiti per avere una parte di quella sinergia ma se voglio ballare il tango devo ballare con qualcuno e quindi ho detto agli azionisti che c’è anche un piano B. Se non succede il Piano A cosa possiamo fare? Anche in questo caso ci sarà una separazione dell’integrazione verticale con un altro partner”. Lo ha detto l’ad, Pietro Labriola nella presentazione del Piano agli analisti.

Tempi del piano 15-18 mesi per la rete unica

Per quanto riguarda i tempi, il piano fissa un termine di 15-18 mesi per portare a termine il piano di rete unica.

Tim: Labriola, per netco atteso ebitda 2,7 miliardi nel 2030

Per Netco è prevista “una contrazione nei ricavi da 5,3 miliardi nel 2021 a 5,2 miliardi nel 2025 per poi risalire a 5,4 miliardi nel 2030 a causa della diminuzione dei volumi” spiega l’ad di Tim Labriola. Per l’ebitda le attese sono di arrivare nel 2030 a 2,7 miliardi con un margine sui ricavi del 50% (da 2 miliardi nel 2021 e 2,2 attesi nel 2025). Il picco degli investimenti ci sarà nel 2025 con 2,2 miliardi che si ridurranno a 0,8 miliardi nel 2030.

Tim: Labriola, attesa crescita 2% mercato fisso al 2030

“Ci aspettiamo una crescita della linea fissa media annua del 2% al 2030”. E’ la visione di mercato dell’ad di Tim Pietro Labriola che sta alla base della decisione di valorizzare l’infrastruttura rinunciando al modello dell’integrazione verticale. Creare Netco “e separare la rete è stata la decisione più importante per noi – spiega agli analisti -. Abbiamo visto che il mercato è sottopenetrato, in termini di connessione a banda larga e ultralarga. Siamo ottimisti: significa che il mercato ha ancora un potenziale di crescita non sfruttato” e che sarà accelerato dalla diffusione della fibra e dello switch off del rame.

Quanto personale in NetCo?

Resta da capire quanto del personale del Gruppo verrebbe riversato nella nuova entità (secondo voci si tratterebbe di 21mila dipendenti, pari a circa la metà del personale del Gruppo) e anche quanta parte del debito (secondo voci si parla di 10-11 miliardi di euro a fronte dei 22 miliardi netti complessivi).

Quanto vale la società della rete? Anche qui le stime sono molto variabili. Si va dai 31 miliardi di euro (comprensivi del debito) fissati da Vivendi ai 17-21 miliardi di cui parlano gli analisti fino ai 25 miliardi che sarebbe la stima di Tim, che per il momento però non ha ancora espresso un valore ufficiale che potrebbe però arrivare oggi con il Capital Market Day.

Ricordate le stime di Elliott sulla rete del 2018?

Secondo stime del fondo Elliott del 2108, a bocce ferme la rete Tim valeva 9 miliardi di euro, mentre dopo la separazione e la costituzione di NetCo il valore della rete potrebbe lievitare a 15 miliardi. Il piano di Elliott per la rete prevede lo scorporo, l’ingresso di nuovi soci per favorire in prospettiva la fusione con Open Fiber, visto che la concorrenza infrastrutturale nel nostro paese sulla fibra è carente.

Il perimetro di ServiceCo

•             ServiceCo: include TIM Enterprise, TIM Consumer e TIM Brasil

TIM Enterprise. Include tutte le attività commerciali nel mercato Enterprise, le digital companies Noovle, Olivetti e Telsy. Comprende gli asset relativi ai data center. Facendo leva su una posizione di leadership presso la Pubblica Amministrazione e i grandi clienti e su una selling proposition end-to-end unica e distintiva, punta a conquistare quote in un mercato in crescita grazie alla spinta verso i servizi digitali. Un approccio da Tech-company, sempre più integrato, anche organizzativamente, per un’offerta end-to-end che valorizzerà pienamente l’unicità delle competenze e degli asset del Gruppo, spinti dai trend di Cloud, IoT e Cybersecurity.

TIM Consumer. Concentra al suo interno tutte le attività commerciali fisso e mobile nel mercato retail Consumer e Small and Medium Business (SMB). Comprende gli asset di rete mobile e le piattaforme di servizio. Una riorganizzazione profonda delle sue attività, basata sulla semplificazione, sarà l’elemento chiave per migliorare le performance.

Anche le reti 5G nella divisione Consumer

Anche le reti 5G quindi resteranno sotto il controllo della divisione Consumer della nuova Tim. Se questa partizione sarà fatta di reti-servizio, non è strano che anche il 5G vada con la divisione Consumer. Gli operatori si faranno concorrenza anche sui servizi 5G e ogni operatore continuerà a gestire reti e servizi.

Ma non sarebbe altrettanto immaginabile inserire le reti e il business del 5G sotto la divisione Enterprise?

Tim Brasil

TIM Brasil. Player di riferimento nel mercato sudamericano delle comunicazioni, continuerà nel suo percorso verso una ‘Next Generation Telco’, che ha già consentito di raddoppiare la remunerazione agli azionisti. A seguito dell’acquisizione delle attività mobili del Gruppo Oi è prevista un’accelerazione della crescita dei ricavi, dell’Ebitda e della generazione di cassa, con trend solidi.

Tim, Labriola: superiamo integrazione verticale con 4 Entita’

Con le 4 entità previste dal Piano di Tim – NetCo, Tim Enterprise, Tim Consumer e Tim Brasil – il gruppo supera l’integrazione verticale per estrarre valore da ogni entità. Lo ha sottolineato l’ad, Pietro Labriola presentando il piano agli analisti. “Avevo detto che sarebbero state necessarie decisioni coraggiose. Attraverso lo smembramento del gruppo in 4 entità distinte andiamo oltre l’integrazione verticale”. “Obiettivo finale è che le 4 entità potranno raggiungere risultati migliori su base autonoma e una struttura del capitale sostenibile per ciascuna di esse anche dopo la separazione. Estraiamo valore nascosto”, ha detto Labriola. “Vogliamo sbloccare la crescita concentrandoci sull’efficientamento e su investimenti che garantiscano il giusto ritorno”.

Tim: Labriola, scadenze debito coperte fino al 2024

“Abbiamo una solida posizione di liquidità” spiega Labriola agli analisti e “nei prossimi trimestri non abbiamo bisogno di attingere al mercato dei capitali, le scadenze del debito sono coperte fino al 2024”.

Tim: Labriola, per Enterprise stima ricavi a 5 mld al 2030

Per Tim Enterprise “abbiamo grandi ambizioni con ricavi da 3 miliardi a 5 miliardi nel 2030 con un cambio del mix, il cloud sarà il maggior servizio con un contributo del 50% ai ricavi”. Lo dice l’ad di Tim Pietro Labriola al Capital Market Day. Labriola ha dichiarato che i contatti con DAZN vanno avanti ma ancora non è stato trovato un accordo. Per quanto riguarda Dazn, le parti sono da tempo in trattativa per rivedere i minimi garantiti che Tim deve pagare (340 milioni di euro a stagione) per i diritti della Serie A, diritti che però fin qui hanno fruttato ricavi che l’ex monopolista telefonico considera deludenti.

L’Ebitda si stabilizzerà ben sopra il 34% a oltre 1,7 miliardi (dagli attuali 0,9 miliardi con un margine del 32%). “Abbiamo un orizzonte temporale in tre fasi: fino a fine 2022, 18-24 mesi per evoluzione di un’azienda autonoma e dal 2025 un’accelerazione della crescita” conclude. “Ci rivediamo il 4 agosto (data di presentazione dei risultati del secondo trimestre, ndr) e lì vi dimostreremo che siamo in grado di passare all’execution” dei nostri piani. Così si conclude l’incontro con gli analisti al Capital Market Day.

Tim, Leonardo, Sogei e Cdp esercitano diritto di prelazione nella gara Psn

Intanto a borse chiuse la compagine formata da Tim, Leonardo, Sogei e Cdp hanno comunicato di aver esercitato, in qualità di soggetto promotore, il diritto di prelazione nell’ambito della gara europea per l’affidamento, mediante un contratto di partenariato pubblico-privato, della realizzazione e gestione del Polo Strategico Nazionale (PSN) indetta a gennaio 2022 da Difesa Servizi S.p.A. in qualità di Centrale di Committenza del Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il soggetto promotore ha esercitato, nel termine dei 15 giorni previsti dalla legge (comma 15 dell’articolo 183 del Codice dei contratti pubblici, espressamente richiamato dal disciplinare di gara) il diritto di prelazione, impegnandosi ad adempiere, così come comunicato all’Amministrazione, alle obbligazioni contrattuali alle medesime condizioni offerte dall’attuale aggiudicatario provvisorio.