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#Tecnolaw. ‘La rete nuova frontiera per le Tv locali’. Intervista a Michele Petrucci (Corecom Lazio)

di Mario Ciaffone |

Il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni: ‘Conseguenze negative dal passaggio al digitale terrestre, al quale si somma la forte riduzione delle entrate pubblicitarie e il calo dei finanziamenti. La sfida più grande è fare informazione su piattaforme multimediali’.

#Tecnolaw è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e DIMT – Diritto, Mercato, Tecnologia.

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La transizione al digitale terrestre ha imposto agli operatori televisivi locali grandi costi ma ha dato loro anche nuove opportunità di offerta. Il problema è che i primi si sono palesati con tutto il loro peso, mentre le opportunità non si sono tradotte in fonte di ricavi, aggravando la situazione derivante dallo stato di crisi economica generale”. Così il Presidente del Co.Re.Com del Lazio Michele Petrucci riassume lo scenario che si è sviluppato nel mercato delle emittenti territoriali a seguito dello switch off che ha spento le trasmissioni analogiche. Un quadro che è analizzato e descritto nei dati del rapporto “I servizi media audiovisivi nel Lazio: l’impatto del digitale in ambito locale e le prospettive future”, indagine realizzata da ItMedia Consulting e che sarà presentata il prossimo 25 novembre, a Roma.

D. Presidente Petrucci, nel rapporto si parla dell’introduzione del digitale terrestre come di “acceleratore di crisi” per l’emittenza locale, con pesanti crolli di ricavi e conseguente riduzione dell’occupazione nel settore, oltre che di un elemento che ha provocato un radicale cambio di atteggiamento nei confronti dell’emittenza locale; quali sono stati i fattori più incisivi nel determinare questo impatto negativo?

R. Al netto di una crisi che accomuna tutti i comparti, gli oneri richiesti alle imprese si sono rivelati più alti e incisivi delle opportunità. Nel frattempo, si è assistito ad una profonda trasformazione del mercato dell’informazione locale, il vero core business per le Tv locali, che non possono certo competere con i grandi gruppi per quanto riguarda contenuti di alta qualità e per certi settori dell’intrattenimento; l’esplosione della rete, con le sue caratteristiche di conversazione e le possibilità offerte all’approfondimento, ha eroso infatti una larga fetta di pubblico a chi si rivolgeva ai territori, aprendo spazi che sono entrati in diretta concorrenza con le attività principali delle Tv locali. Dinamiche che hanno causato un incisivo calo delle entrate pubblicitarie, mentre anche i finanziamenti pubblici, a seguito della spending review, sono nettamente calati. Insomma, quella che si è abbattuta sulle emittenti locali è stata una tempesta perfetta. La buona notizia è che Internet può ora contribuire a ridare respiro agli imprenditori.

D. In che modo la rete e le tecnologie digitali possono restituire alle imprese ciò che il digitale terrestre prima e la stessa realtà connessa poi hanno tolto loro?

R. Innanzitutto occorre riscoprire e fortificare il legame con il territorio, sperimentando ma tenendo sempre presente che la killer app resta l’informazione in ottica di servizio alla comunità. Per la ricerca di un nuovo modello di business, bisogna uscire dall’idea che si possa restare ancorati ad un mezzo, che sia la tv, la radio, il supporto cartaceo o la stessa rete. Fenomeni come la social tv e il second screen insegnano quanto dinamica e fluida è la realtà nella quale ci muoviamo, un ambiente multidevice che impone la trasformazione delle emittenti in piattaforme multimediali fortemente orientate ai contenuti. Un passaggio che spesso si scontra con una scarsa cultura del rinnovamento, oltre che con la dimensione di aziende che spesso sono, di fatto, a gestione familiare, e con la legittima volontà di molti imprenditori di valorizzare e difendere i propri asset piuttosto che scommettere su una prospettiva che vedranno realizzata solo nel medio o lungo periodo. Ma sono sicuro che nel Lazio esistono decine di imprenditori che possono vincere questa scommessa.

D. Cosa deve fare il comparto pubblico per incentivarli?

R. Di sicuro, se ragioniamo in termini di servizi multimediali per l’audiovisivo, stiamo ragionando della centralità dell’infrastruttura digitale. Aggredire il mercato a breve non dipenderà più dallo stare o meno sull’autostrada dove circolano i contenuti, perché viaggiarvi sopra sarà scontato. In questo senso sono benvenuti i piani messi in campo dall’amministrazione regionale per lo sviluppo delle reti; da parte nostra, stiamo contribuendo ai lavori sulla nuova legge regionale di sistema in cui si prevedono importanti investimenti pubblici a patto che gli imprenditori scommettano per primi: non più finanziamenti a pioggia, dunque, ma fondi collegati a piani credibili. Sullo sfondo non c’è solo un discorso economico, perché preservare la ricchezza del panorama delle emittenti locali significa tutelare il pluralismo delle voci sul territorio.

D. Passando alla telefonia. Più 31%: è il dato riferito alle controversie tra utenti e operatori di telefonia fissa e mobile nel primo semestre del 2014 rispetto allo scorso anno, cosa ci dice questo dato?

R. Senza dubbio la liberalizzazione e la competizione crescente hanno generato un aumento di complessità nei contratti e negli accordi, e questo non poteva non tradursi in un aumento di conflittualità. C’è poi da considerare la serie di conseguenze generate dalla crisi, che ha provocato anche un aumento delle rivendicazioni degli operatori nei confronti di clienti, soprattutto nell’ambito business, che vedono purtroppo fallire le proprie imprese e diventano insolventi. Ma il dato va letto anche in una chiave positiva. In questo senso, mi sia concesso dire che i Co.Re.Com sono una best practice di come un organismo locale rappresenti lo strumento di prossimità di un’Autorità di garanzia indipendente nazionale; nell’ambito dei nostri compiti, mettiamo a disposizione degli utenti strumenti di risoluzione delle controversie che si rivelano molto più semplici rispetto a quanto non accada con le procedure che coinvolgono la giustizia ordinaria.

Un utente che vuole far valere i suoi diritti ha infatti la possibilità di rivolgersi a noi in maniera gratuita per aprire un tentativo di conciliazione che non supera i 45 giorni. Se, come accade nel 20% dei casi, il tentativo non va a buon fine, il cittadino può rivolgersi di nuovo a noi in alternativa al tribunale per la definizione della controversia, con tempi di emissione della decisione che non superano i dodici mesi. Va da sé che il 90% delle persone sceglie questa strada e che siano sempre di più i cittadini che decidono di rivolgersi a noi. La nostra funzione deflattiva nei confronti dei procedimenti dinanzi alla giustizia ordinaria è quindi centrale, così come sono importanti i risultati che ottengono i cittadini, ai quali lo scorso anno, sul territorio nazionale, sono stati restituiti 25 milioni di euro. Valori in linea con quelli che stanno maturando nel 2014, e sono stime al ribasso, perché non comprendono gli accordi raggiunti con l’operatore che non si risolvono in indennizzi economici.