I dati

SosTech. ECommerce in Italia, si cresce ma non abbastanza

di Giordano Rodda |

Luci e ombre per quanto riguarda gli acquisti nel nostro Paese: bene turismo, abbigliamento e food, ma siamo al livello di Cipro in quanto a percentuale di utenti che comprano online.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Qual è la realtà dell’eCommerce in Italia? Il settore, indubbiamente, è in crescita, ma ogni giorno. ci sono valutazioni discordanti sul suo reale impatto nell’economia. Il nostro Paese è fatto di piccole e medie imprese “storiche”, e il digital divide ha ostacolato un processo di digitalizzazione che sicuramente richiedeva più supporto da parte degli organismi di governo.

Ciononostante, sono sempre di più le aziende che si affacciano all’offerta di un “carrello digitale” per i propri clienti, perché i vantaggi sono innegabili in termini di logistica, distribuzione e penetrazione del mercato.

Grazie a colossi come Amazon o eBay, oggi anche piccole realtà che si trovano in luoghi remoti possono competere sul mercato nazionale (e globale) con spese ridotte. Il percorso è difficile, è chiaro, è comporta rischi notevoli: chi non si adegua è perduto, e se la tecnologia non arriverà in tempo – oltre all’hardware, anche la formazione necessaria a permettere alle imprese di proporsi – si rischia di andare incontro a un vero disastro sociale.

La fibra ottica sempre più veloce in varie città d’Italia, soprattutto quelle raggiunte da connessione FTTH, Fiber to the cabinet (come Vodafone o Infostrada, che arrivano ormai a 1 Giga in download) sta facendo molto, ma oltre che sulle prestazioni assolute è cruciale puntare sulla capillarità (su SosTariffe.it possono essere messe a confronto le migliori offerte ADSL e fibra del Paese, in modo da conoscere gli operatori più veloci nella propria città).

Vacanze? Si comprano online

L’offerta B2C, secondo le analisi effettuate dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, i dati sono positivi: l’aumento dell’e-commerce verso il consumatore finale è stato del 18% nel 2016, con un giro d’affari ormai intorno ai 20 miliardi di euro, quasi equamente divisi tra prodotti e servizi.

Pensateci: quand’è l’ultima volta che avete prenotato un hotel “alla vecchia maniera”, cioè telefonando e prenotando una camera? Oggi la quantità e la qualità delle piattaforme dedicate all’acquisto di stanze d’albergo o B&B, biglietti aerei o del treno, interi pacchetti per le proprie vacanze è impressionante: nel giro di pochi click si organizza un viaggio, con la certezza di non avere sorprese e personalizzando il proprio soggiorno come meglio si crede, spendendo meno.

Ecco perché è il turismo il settore che, secondo le analisi dell’Osservatorio del Politecnico milanese, conferma il suo primo posto nell’eCommerce italiano, con una crescita del 10% e una quota totale del 44%. Al secondo posto c’è l’elettronica di consumo, che vale il 15% ma ha fatto registrare un aumento ancora più impressionante, del 28%; è vero, del resto, che le catene come Mediaworld, Unieuro, Euronics, Expert e così via hanno saputo adattarsi in fretta alle mutate condizioni del mercato, con una politica di prezzo aggressiva e soluzioni logistiche interessanti, come il ritiro diretto nel punto vendita in alternativa alla consegna a domicilio.

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Moda e poi le novità

Al terzo posto l’abbigliamento: altro dato che non stupisce, nella nazione della moda nell’epoca in cui alla coda e alla ressa dei saldi nei negozi si preferisce acquistare online, provare e semmai, senza spese ulteriori, effettuare un reso per farsi mandare la taglia giusta: un procedimento un po’ più lungo ma molto meno costoso e soprattutto comodissimo, che non leva tempo libero a chi proprio non ha voglia di recarsi di persona in uno store.

Perfino per i consigli il digitale si sta attrezzando: Amazon ha infatti lanciato in USA Outfit Compare, che permette di chiedere – tutto tramite app – un parere a un team di esperti di moda e stilisti su quale look sia il migliore tra due selfie caricati sullo smartphone.

In tutto, in Italia l’abbigliamento vale il 10% dell’eCommerce in Italia con una crescita del 27%. Ma gli aumenti più impressionanti arrivano dai newcomers, dai settori cioè che finora erano rimasti un po’ nell’ombra ma promettono molto bene: food&grocery (la spesa online è una realtà sempre più diffusa, così come lo shopping di prodotti d’eccellenza), arredamento e home living (con un particolare accento sulla domotica), beauty e giocattoli, per un totale di un miliardo e mezzo di euro e tassi tra il +30% e il +50%.

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Le criticità: mancano infrastrutture e cultura aziendale

Ma non tutto è rose e fiori, anzi. A dirlo è Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano: «La penetrazione dell’eCommerce sul totale acquisti Retail sale al 5%. Questo risultato ci soddisfa parzialmente, poiché anche nel 2016 non riusciamo a recuperare terreno rispetto ai principali mercati stranieri comparabili al nostro (UK, Francia e Germania), dove l’eCommerce raggiunge penetrazioni da due a quattro volte superiori».

Dati confermati anche da un’altra analisi, quella effettuata dal Centro studi ImpresaLavoro, in collaborazione con i dati Eurostat. Secondo questi dati, infatti, solo il 29% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni ha effettuato un acquisto online nell’ultimo anno, dato che ci pone vicino a Cipro, Bulgaria e Romania e a distanze siderali da Francia, Germania e Inghilterra, con una percentuale quasi del triplo per il Regno Unito (83%).

Secondo Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro, il problema è ancora una volta infrastrutturale: «I limiti e la sostanziale inefficienza della nostra rete infrastrutturale si pongono come principale fattore di freno, per le nostre aziende, per quanto riguarda gli scambi commerciali con il resto del mondo. A ciò si aggiunga che il sistema Italia nel suo complesso risente pesantemente della mancata capacità di usare i fondi europei dedicati alle infrastrutture: un misero 12%».

La ricetta per uscirne? Più investimenti ma anche un cambiamento della cultura aziendale, che porti ad abbandonare approcci del tipo “se non rende subito, non funziona”. Ancora secondo Perego: «Servono capacità di investimento e di innovazione per rendere sempre più semplice e appagante l’esperienza di acquisto, pazienza (intesa come consapevolezza di non poter essere profittevoli da subito), e coraggio (ossia credere con determinazione di potercela fare). Le Dot Com hanno percorso questa strada e continuano a crescere più delle imprese tradizionali (+28% vs +10%). Gli operatori tradizionali, dal canto loro, hanno fatto finalmente il primo passo e devono ora giocare la partita fino in fondo, provando a innovare e facendo contemporaneamente leva sugli asset che li contraddistinguono: base clienti significativa, patrimonio informativo sulle loro abitudini di acquisto, punti vendita sul territorio, e conoscenza estremamente approfondita del mercato e dei prodotti».

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Fonti: http://www.osservatori.net/it_it/osservatori/executive-briefing/la-ecommerce-in-italia-cresce-del-18-e-sfiora-i-20-miliardi-di-a-nel-2016