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Serie A contro streaming pirata e IPTV, l’Italia guarda alla ricetta britannica della Premier League

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Gaetano Miccichè: “È un crimine che non danneggia solo club e tifosi. L’evoluzione tecnologica fornisce sempre nuove armi ai pirati e rende necessarie nuove soluzioni anche dal punto di visto normativo”.

Negli ultimi sei, sette anni, gli streaming illegali delle partite di calcio della Seria A sono quadruplicati. Dal 2011, ha dichiarato il Presidente della Lega calcio italiana, Gaetano Miccichè, si sono moltiplicate le stesse piattaforme online gestite da gruppi criminali, che chiedono la registrazione degli utenti, con grave pericolo per i dati personali, nonché il pagamento di un abbonamento.

Nelle prime dieci giornate del campionato di calcio italiano della Serie A, si legge in un articolo di oggi sul Correre.it, a firma di Daniele Sparisci, mentre gli iscritti alle pay tv rimangono costanti, “nelle prime 10 giornate di campionato sono stati intercettati, e bloccati, 18 mila streaming fuorilegge. Il dato è in crescita rispetto allo stesso periodo del precedente torneo quando a fine stagione si è arrivati a 65 mila con Juve, Inter e Milan sul podio delle squadre più piratate”.

È un crimine che non solo danneggia club e tifosi, ma priva il movimento delle risorse necessarie per crescere. L’evoluzione tecnologica fornisce sempre nuove armi ai pirati e rende necessarie nuove soluzioni anche dal punto di visto normativo”, ha dichiarato Miccichè, dopo l’incontro con il commissario dell’Agcom, Antonio Martusciello, avvenuto a Roma nei giorni scorsi.

In effetti, proprio l’aspetto tecnologico sembra giocare un ruolo decisivo nella partita contro i pirati, e le IPTV sono i nuovi strumenti nelle mani dei gruppi criminali.

In Italia di IPTV ce ne sono tante attive e molte si attiveranno nei prossimi mesi, perché il decoder e l’abbonamento al servizio pirata costa davvero poco, tra 10 e 20 euro al massimo e si possono vedere migliaia di canali violando i diritti di proprietà dei broadcaster e le media company che li producono (da Sky a Dazn, da Mediaset Premium alla stessa Netflix).

Nel resto del mondo la situazione è simile a quella italiana, se non peggiore, con miliardi di dollari di danni lamentati dalle principali media company locali e globali (tra cui Sky e BBC).

Se un tempo si guardavano soprattutto film e serie tv piratati, ora le partite di calcio e di altri sport molto popolari nel mondo sono i nuovi target: stime parlano di 800 mila abbonamenti in circolazione, mentre le IPTV illecite rappresentano il 6% dei procedimenti avviati dal Garante per la garanzia nelle comunicazioni (Agcom).

Di questo argomento, dei danni al settore e delle possibili misure da mettere in campo per contrastare pirateria audiovisiva e IPTV, se ne parlerà a Roma il prossimo 29 novembre al seminario organizzato dalla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV), in collaborazione con la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, dal titolo “La galassia delle IPTV illegali. Sport, eventi live e contenuti audiovisivi”.

Nei giorni scorsi il parlamentare Alessio Butti (FdI) ha annunciato una nuova proposta di legge proprio dedicata al fenomeno della pirateria online e delle IPTV.

L’Amministratore delegato di Sky, Andrea Zappia, ha dichiarato in occasione di un convegno dell’Agcom al Senato, che “la pirateria è flagellante. Ed è veramente un elemento critico. Senza un intervento severo, dimentichiamoci la creatività italiana”.

Il mancato guadagno del settore si aggira attorno ai 350 milioni di euro per i titolari dei diritti, con circa 1,2 milioni di italiani che utilizzano periodicamente lo streaming, secondo quanto riportato dal quotidiano TuttoSport.

Per bloccare il fenomeno, si legge su Calcio e Finanza, la ricetta che la Lega Serie A intende seguire è quella della Premier League inglese, tra le più attive per contrastare la pirateria: il calcio britannico ha ottenuto dalla Corte Suprema un ordine che impone ai principali provider di servizi Internet (ISP) del Regno Unito di bloccare e interrompere i server che ospitano gli streaming illegali delle partite della Premier League.

Nel 2017/2018 un ordine simile ha consentito alla Lega di interrompere o bloccare quasi 200.000 streaming illegale dei suoi contenuti.