Recai 2022

Rinnovabili: attrattività degli investimenti e opportunità di sviluppo, Italia scivola al 15° posto nella classifica globale

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Online la 59a edizione del report “EY Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI)”, la classifica dei 40 Paesi più attrattivi in termini di investimenti e opportunità di sviluppo nel settore delle energie rinnovabili, con il nostro Paese che è sceso dal 13° al 15° posto.

Centralità globale delle fonti rinnovabili

La necessità di accelerare la transizione ecologica ed energetica è sempre più forte in Europa, ma anche nel resto del mondo, sia per il rialzo generale dei prezzi delle materie prime, sia per i contraccolpi mondiali della guerra in Ucraina.

La volatilità del prezzo del gas e la crescente tensione geopolitica globale stanno favorendo azioni politiche a favore delle fonti energetiche rinnovabili. Sicuramente si potrebbe fare molto di più, ma è chiaro che la possibilità di ottenere energia pulita da sole e vento, ad un costo progressivamente più basso, senza impatto ambientale, ad esempio, è un modo per rafforzare l’indipendenza energetica europea.

C’è poi anche un altro problema, legato stavolta alle decisioni prese da ogni singolo Governo nella corsa alla riduzione delle emissioni inquinanti, nel contrasto al surriscaldamento globale e alle anomalie climatiche, con degli obiettivi di neutralità climatica che sono stati fissati a scadenze piuttosto ravvicinate.

Attrattività degli investimenti e opportunità di sviluppo nel settore delle rinnovabili

È il caso dell’Italia, ad esempio, che nella 59esima edizione del report “EY Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI)”, la classifica dei 40 Paesi più attrattivi in termini di investimenti e opportunità di sviluppo nel settore delle energie rinnovabili, è scesa dal 13° al 15° posto.

Un dato che non mette solo in discussione la nostra capacità di risolvere il grave problema della domanda crescente di energia generata da fonti rinnovabili ma, visto lo scenario internazionale sempre più cupo e minaccioso, anche la nostra sicurezza energetica.

Contrazione del mercato interno dell’energia pulita che è confermata, ha spiegato EY, anche dai risultati delle partecipazioni alle aste: “la settima asta per le energie rinnovabili dell’Agenzia statale per l’energia (GSE) è stata sottoscritta con un totale di 975 MW di capacità assegnata tra 59 progetti solari fotovoltaici e 18 progetti eolici onshore di 3400 MW disponibili”, è riportato da Teleborsa.

Nell’ottava asta il GSE metterà a disposizione 3300 MW di capacità non aggiudicata nei round precedenti.

La Top Five della RECAI 2022 vede al primo posto gli Stati Uniti, grazie ad un’ampia rete di idrogeno pulito e i maggiori investimenti in impianti eolici offshore, seguiti dalla Cina, che ha potenziato l’impiego dell’idrogeno a livello industriale e nelle aree rurali, dalla Gran Bretagna, della Germania e dall’Australia.

Punti chiave

Obiettivi difficili da raggiungere, ma che allo stesso tempo non possono essere messi da parte in questa fase storica così critica, perché da un lato rappresentano la nostra stessa possibilità di vivere in un mondo migliore e dall’altro rappresentano anche una leva di competitività straordinaria sui mercati globali.

Per tutto questo, da qualche anno è visto di buon occhio l’investimento in fonti rinnovabili e tecnologie per la decarbonizzazione, perché eticamente sono attività ben viste e perché garantiscono ottimi ritorni e offrono buone opportunità di business.

L’aumento della domanda di fornitura di energia pulita da fonti rinnovabili guiderà inoltre la ricerca e stimolerà i progressi tecnologici, con il risultato di ridurre anche di molto i costi di queste fonti e tecnologie.

Un punto di svolta, quindi, soprattutto a livello finanziario, grazie anche alla possibilità che l’energia eolica generata dagli impianti offshore galleggianti possa essere utilizzata direttamente per produrre idrogeno verde, con il suo enorme potenziale di decarbonizzazione per le industrie più energivore.

In questo scenario in continua evoluzione, però, alcuni Paesi non sembrano ben posizionati e altri ancora non riescono a migliorare il proprio mix energetico nazionale, orientandolo maggiormente verso le rinnovabili.