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Rapporto di Federculture e il “Dossier Statistico” Immigrazione di Idos: “sociale” e “culturale”, due mondi che non comunicano tra loro

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Idos “sbugiarda i luoghi comuni” sull’immigrazione, veicolati “dai social e dalla bassa lega televisiva”. Federculture propone norme per rafforzare il sistema culturale, a costo zero per le finanze pubbliche.

Questa mattina a Roma, due eventi importanti, tra la dimensione sociale e la dimensione culturale: presso il Teatro Don Orione, nel quartiere San Giovanni, la presentazione dell’edizione n° 33 del “Dossier Statistico Immigrazione”, curato dal centro di ricerca e studi Idos (diretto da Luca Di Sciullo) con il sostegno dei fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e dell’Istituto di Studi Politici “San Pio V”, in collaborazione con la rivista “Confronti” (edita anch’essa dalla Tavola Valdese), pubblicato da Idos stesso (514 pagine, 25 euro); nella centralissima Via Nazionale, presso l’elegante sala convegni del Palazzo delle Esposizioni, l’edizione n° 19 del “Rapporto Annuale” di Federculture (diretta da Umberto Croppi) quest’anno intitolato “Impresa Cultura. La formazione per il sistema culturale alla sfida del cambiamento”, edito per i tipi di Gangemi Editore International (345 pagine, 26 euro).

L’organizzazione in contemporanea di queste due iniziative è sintomatica di come si tratti di mondi purtroppo non granché comunicanti tra loro: se ne ha conferma dalla totale assenza, nel “Dossier Statistico Immigrazione” (che pure presenta interventi di un centinaio di studiosi ed operatori), di un cenno anche soltanto marginale alla dimensione culturale del fenomeno migratorio (e, di fatto, speculare dinamica col “Rapporto Federculture”).

Idos (Tavola Valdese) e Fondazione Migrantes/Caritas Italia (Cei): due contributi importanti per studiare la realtà migratoria in Italia, ma non emerge adeguata interlocuzione tra i centri di ricerca

Di questo “33° Dossier”, torneremo a parlare (scrivere) su queste colonne, dato che si tratta di una fonte di informazioni ed analisi assolutamente utile, ma “parallela” rispetto all’esperienza della Fondazione Migrantes e della Caritas Italia, il cui “Rapporto Immigrazione” è stato presentato qualche giorno fa (vedi “Key4biz” 18 ottobre 2023, “32° “Rapporto sull’Immigrazione”. Nessuna emergenza, ma serve uno “storytelling” sano”).

Si continua a lamentare la carenza di interlocuzione (ed interazione) di queste due fonti (che pure hanno avuto una genesi comune, nell’ambito dei due organismi pastorali della Conferenza Episcopale Italiana – Cei, Migrantes e Caritas appunto): in occasione della presentazione di questa mattina il professor Paolo De Nardis ha citato in modo simpaticamente critico chi cura queste noterelle, sostenendo che – nel nostro intervento del 18 ottobre scorso su queste colonne – avremmo accusato i due centri di ricerca di non interagire adeguatamente, oscillando “schizofrenicamente” tra la dimensione di analisi quantitativa e la dimensione dell’analisi qualitativaPaolo De Nardis (Presidente dell’Istituto di Studi Politici “San Pio V”) ha detto che Zaccone Teodosi sosterrebbe che Idos pecca di “quantofrenia” ovvero di smania di voler misurare tutto… De Nardis, da sociologo emerito (ed appassionato metodologo), ha sostenuto che “noi parliamo con i numeri, ma i numeri non parlano da soli”… ed i numeri possono divenire il mezzo per rivelare “la sprucida realtà del nocciolo duro al di là del velo mistico”, ovvero per “sbugiardare i luoghi comuni”, spesso veicolati “dai social e dalla bassa lega televisiva”… I numeri possono essere interpretati per leggere la “realtà a tutto tondo”… Temiamo che De Nardis abbia compreso male: siamo perfettamente d’accordo sulla importanza dei numeri per leggere la realtà (abbiamo da sempre un approccio strutturale al sistema culturale, tra politica e economia): noi semplicemente lamentiamo che i due rapporti di ricerca (ovvero chi li produce) non interloquiscano adeguatamente tra loro, come se vi fossero due “scuole di pensiero” – nell’analisi della fenomenologia migratoria – isolate tra loro (nella peggiore tradizione della baronia universitaria italica…). Ed abbiamo lamentato non che ci sia squilibrio da parte di Idos sul versante quantitativo, ma semmai che il “dataset” utilizzato e prodotto dai entrambi i centri di ricerca dovrebbe essere integrato, implementato, validato: anche per giustappunto… parlare meglio, giustappunto attraverso i numeri… Torneremo presto su questi temi.

Il lettore interessato può fruire della videoregistrazione della presentazione di questa mattina, disponibile sul canale YouTube di Idos.

Noi – come IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) – abbiamo lamentato, da anni, soprattutto l’assenza di un ruolo netto e preciso dello Stato: perché i Ministeri competenti non intervengono in modo serio ed organico, a livello di studi ed analisi del fenomeno migratorio, e si rinnovano soltanto azioni isolate: un qualche studio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale, un qualche studio del Ministero dell’Istruzione e del Merito… Interventi frammentari e dispersivi.

Riteniamo che una delle concause della difficoltà “di governo” delle migrazioni in Italia sia dovuta anche ad un complessivo deficit di conoscenza, all’assenza di un approccio “organico” (se non addirittura “olistico”), che affronti le tematiche dei migranti e dei cittadini stranieri in modo interdisciplinare…

Ed invece, si assiste continuamente ad interventi parziali: un esempio?! Tra un paio di settimane (per la precisione lunedì 14 novembre), verrà presentato (presso la sede della Commissione Europea a Roma, in via IV Novembre) il nuovo “Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’immigrazione”, curato dalla Fondazione Leone Moressa (Studi e Ricerche sull’Economia dell’Immigrazione).

Anche in questo caso, un focus specifico (certamente utile) su una dimensione della migrazione, ma purtroppo sganciato da una visione globale e sistemica del fenomeno…

Il 19° Rapporto di Federculture: i numeri del sistema culturale nel 2022 sono in crescita, ma ancora lontani da quelli del 2019 anno pre-Covid

Dedichiamo attenzione alla presentazione tenutasi al Palazzo delle Esposizioni: va dato merito al “Rapporto Federculture” di porsi come strumento di conoscenza ed analisi meno autoreferenziale dell’altro studio annuale che caratterizza ormai il panorama delle ricerche italiane sul sistema culturale, ovvero il report “Io Sono Cultura” della Fondazione Symbola (presieduta da Ermete Realacci). Lo studio di Symbola attinge infatti alla banca dati delle Camere di Commercio, ma continua a mostrare un apparato metodologico fragile, quasi ignorando come molti aspetti della fenomenologia culturale sfuggano alle logiche delle imprese classificate con i “codici Ateco”. Nonostante questo, anno dopo anno, Symbola “spara” cifre sulle dimensioni complessive del settore, sulla forza-lavoro impiegata, e propone anche dei “moltiplicatori”, che – ahinoi – vengono ripresi dalla pubblicistica e dal dibattito politico-istituzionale: in assenza, anche in questo caso, di un ruolo preciso da parte dello Stato.

Ricordiamo che esiste presso il Ministero della Cultura un Osservatorio dello Spettacolo, che è stato depotenziato e definanziato nel corso degli anni… Ricordiamo che, nell’ambito del nuovo Codice dello Spettacolo in gestazione parlamentare, si prevede un nuovo Osservatorio della Cultura, che riteniamo ancora progettualmente privo di un approccio organico ed interdisciplinare…

Il Rapporto Federculture 2023 conferma alcuni indicatori che erano emersi dal recente “Rapporto Siae sullo Spettacolo, l’Intrattenimento e lo Sport 2022”, presentato qualche giorno fa (vedi “Key4biz” del 12 ottobre 2023, “La Siae certifica che il 2022 è stato l’anno della ripresa per i consumi di spettacolo (ma rapporto asettico)”): dopo anni di crisi, si registra in tutti i settori un balzo in avanti, anche se – va notato – non si torna ai livelli pre-pandemia (in altre parole, i dati dell’anno 2022 non sono migliori di quelli dell’anno 2019).

Federculture non attinge ai dati della Siae, ma utilizza un’altra fonte primaria, qual è l’Istat (ovvero alla sua storica “Indagine Multiscopo sulle Famiglie” italiane, nota anche come “Aspetti della vita quotidiana”).

In sintesi: è cresciuta del 16 %, rispetto al 2021, la spesa delle famiglie in “Ricreazione, sport e cultura” (questa è la macro-voce utilizzata da Istat); la partecipazione culturale fuori casa, che era crollata all’8,3 % del 2021, nel 2022 si è attestata al 23,1 %; aumentata l’occupazione culturale, con +5,7% rispetto al 2021; forte ripresa del turismo in particolare quello culturale con le grandi città d’arte, che segnano un +104 % di presenze turistiche…

È però ancora presto per parlare di una vera crescita: il sistema culturale italiano non è ancora uscito dalla crisi

Archiviate le limitazioni alla socialità e ripresi spostamenti e viaggi, anche a livello internazionale, in tutti gli ambiti si registrano segni di crescita.

È il caso della fruizione culturale, che vede un ritorno degli italiani nelle sale cinema, nei teatri, nei musei; con un balzo, ad esempio, di coloro sono andati al cinema dal 9,1 % del 2021 al 30,6 % del 2022, o chi è stato a teatro dal 2,9 % al 12,1 %, e chi ha assistito ad un concerto dal 3,7 % all’11,2 %.

Ed è anche il caso dei consumi culturali: le famiglie italiane hanno aumentato la loro “spesa media mensile” dedicata ad attività e servizi legati alla ricreazione, cultura e sport, che nel 2022 è stata pari a 91,94 euro con un incremento del 15,9 % rispetto all’anno precedente.

Da una analisi dei dati più approfondita e temporalmente più ampia, emerge che, seppure la ripresa c’è e si vede, nel confronto con il pre-pandemia i segnali non sono poi così positivi e i segni più si trasformano in negativo.

Nel 2022, quasi dimezzata, rispetto al 2019, la quota di persone che si reca a teatro, al cinema e a concerti

In tutti i fenomeni considerati da Federculture, infatti, nel confronto con il 2019 si evidenzia che i livelli di crescita raggiunti non hanno ancora colmato il solco profondo scavato dalla crisi del 2020-2021.

Lo dimostrano anche i dati sull’occupazione culturale che, nonostante la forte ripresa registrata nel 2022 (+ 5,7 % sul 2021), non è ancora tornata ai livelli del 2019 (anno sul quale segna un -1,4 %); così come quelli sul turismo, certamente in grande espansione, soprattutto per quanto riguarda il segmento culturale, ma nel 2022 ancora circa il 15 % al di sotto dei livelli pre-Covid.

Anche l’indicatore complessivo sulla partecipazione culturale è sì risalito al 23 % nel 2022, ma nel 2019 era al 35 %.

Analizzando i singoli settori ancora risulta, sempre con riferimento al 2019, quasi dimezzata la quota di persone che si reca a teatro, al cinema e a concerti.

Si osserva, nel report di Federculture, un approccio meno asettico di quello mostrato nell’edizione 2022 del succitato studio della Siae. E questo è certamente commendevole approccio, perché non ha senso vedere sempre il bicchiere “mezzo pieno”, in nome di un ostinato “ottimismo della volontà” (arte politica nella quale è senza dubbio campionessa nazionale la senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura).

I dati possono sempre essere strumentalizzati (oltre che manipolati), ma è bene non nascondere mai la polvere sotto il tappeto.

“Under 24”: la partecipazione culturale nel 2022 rimane di oltre 20 punti al di sotto di quella del 2019

Emergono segnali preoccupanti, e da più fronti.

Tra questi, nonostante un forte incremento nel 2022 tra i giovani (qui considerati come “under 24”) la partecipazione culturale rimane di oltre 20 punti al di sotto di quella del 2019.

Ovviamente questi sono dati di fonte Istat: numeri che andrebbero confrontati con la fonte Siae, per arrivare ad una analisi completa ed organica: nell’edizione per l’anno 2021 del report Siae, affidata all’Istituto italiano per l’Industria Culturale, fu tentato un raffronto tra le due fonti (censuaria quella della Siae, campionaria quella dell’Istat), ma purtroppo questo sforzo di ricerca è stato abbandonato nell’edizione per l’anno 2022.

E si conferma anche quel terribile divario Nord / Sud, sul quale abbiamo speso molto inchiostro anche su queste colonne, e che riteniamo il problema più drammatico del sistema culturale nazionale: su questa specifica e profonda criticità, non si osservano adeguati interventi istituzionali e nemmeno proposte politiche parlamentari.

Federculture evidenzia come restino profondi i divari territoriali tra Nord e Sud del Paese: è di 85 euro la differenza tra la spesa massima del Nord ovvero il Trentino Alto Adige, con 128 euro, e quella minima del Sud, con la Calabria a quota 42 euro… Un rapporto di 3 ad 1, tra Trentino Alto Adige e Campania: ciò basti.

Focus sull’offerta formativa nel settore culturale: censiti oltre 1.000 corsi di laurea e oltre 5.000 corsi Afam… Complessivamente, 450.000 iscritti, ma quanti troveranno lavoro nel settore cultura?

Al di là del dataset numerico del volume dedicato al sistema culturale nel suo insieme, l’edizione 2023 del Rapporto focalizza l’attenzione sull’offerta formativa intesa come istruzione superiore e ricerca e formazione professionale.

Il Covid-19 ha infatti riportato l’attenzione sul ruolo sociale, sul valore e sulla specificità del lavoro culturale, evidenziandone al contempo le discrasie e le criticità. Ha dunque assunto una rinnovata centralità la formazione – ai diversi livelli – finalizzata a fornire conoscenze, competenze e strumenti critici a chi intende inserirsi professionalmente nel settore culturale e creativo, che sta attraversando una delle fasi più complesse degli ultimi decenni, mentre nuove sfide attendono chi vi opera.

Federculture ha quindi condotto una ricerca specifica, cercando di fornire per la prima volta un quadro aggiornato e il più possibile completo, senza pretendere di essere esaustivo, dell’istruzione superiore, analizzandone offerta e domanda, nell’ambito del settore culturale.

Ne emerge un quadro molto articolato, con “numeri” impressionanti, che spazia dai corsi di laurea, circa 1.000 quelli censiti, ai “master” post universitari, agli oltre 5.000 corsi Afam (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) e agli Its (Istituti Tecnologici Superiori) Academy, che – con 30 percorsi formativi attivati nell’ambito culturale – sono gli ultimi in ordine di tempo ad affacciarsi in questo settore.

Un sistema di offerta ampio, che complessivamente raccoglie circa 450.000 iscritti e immette nel mondo del lavoro circa 90.000 tra laureati e diplomati nei vari livelli formativi, tra i quali prevale la componente femminile ed è significativa anche la presenza di studenti stranieri.

Si osserva infatti come circa il 15 % degli iscritti ai corsi Afam sono stranieri: e questo è uno dei rari “agganci” tra la dimensione sociale della migrazione (che citavamo in apertura di questo intervento) e la dimensione culturale del nostro Paese… Un tema che merita essere approfondito, se si pensa che gli stranieri nel loro complesso sono circa un 10 % del totale della popolazione nazionale.

Il rapporto Federculture affronta – ma non ci sembra a muso duro – il problema del rapporto tra questi livelli della formazione e l’effettivo sbocco sul mercato del lavoro, ma va dato atto che sia stata accolta, nel novero dei contributi al Rapporto 2023, anche la voce di quattro attiviste dell’Associazione “Mi Riconosci? (Sono un professionista dei beni culturali)”, con un intervento dal titolo emblematico: “(De)formazione culturale: le contraddizioni di un sistema ingiusto ed escludente”.

Il tema “formazione” è stato affrontato questa mattina in uno stimolante dibattito condotto dal Direttore di Federculture Umberto Croppi (che è anche Presidente della Fodazione Quadriennale di Roma), al quale è intervenuto tra gli altri l’ex Ministro della Cultura Alberto Bonisoli.

Il lettore interessato può fruire della videoregistrazione della presentazione di questa mattina, disponibile su Radio Radicale.

“10 proposte” Federculture di interventi normativi mirati, per lo sviluppo del sistema culturale italiano, a costo zero per lo Stato

Ha sostenuto Andrea Cancellato, Presidente di Federculture: “la cultura è davvero una grande risorsa per l’Italia. Lo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’estate appena trascorsa che ha visto la cultura ‘salvare’ la stagione turistica. Ma è anche evidente che i nodi da affrontare sono molteplici e solo un grande impegno e una grande volontà politica possono consentire di impostare possibili soluzioni. Occorrono, pertanto, un ministero efficiente, una produzione normativa chiara negli obiettivi e nella gestione, risorse ulteriori non esclusivamente pubbliche, istituzioni e imprese culturali attrezzate ad una temperie tutt’altro che semplice. Il mondo della cultura, che noi rappresentiamo, è parte attiva, pronto a dare come sempre il suo contributo di analisi e proposta che anche oggi abbiamo ricordato al governo e al parlamento. Cito solo alcuni titoli: approvazione della legge sulle imprese culturali e creative; defiscalizzazione dei consumi culturali; rifinanziamento del Fondo Cultura; maggiore possibilità di utilizzo di Art bonus per i privati. Le possibilità di intervento sono molte, spesso a ‘costo zero’ per le finanze pubbliche, il settore attende da tempo su questo risposte concrete”.

Torneremo presto sulle varie proposte elaborate da Federculture, per uno sviluppo del sistema culturale nazionale attraverso interventi normativi apparentemente minori ma dalle preziose potenzialità, e finanche a “costo zero” per le finanze pubbliche. Qui ci limitiamo ad elencare le proposte: legge sulle imprese culturali e creative… detraibilità delle spese culturali… rifinanziamento del fondo cultura… rimodulazione della “App18” e gratuità… estensione strumento “Art Bonus”… utili del gioco reinvestiti in sponsorizzazioni culturali… legge 2 % opere pubbliche… prelievo 3 % investimenti in infrastrutture… un contratto unico per per il settore della cultura… operazioni su Iva e mercato dell’arte…

Il Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone (Fratelli d’Italia) si è dichiarato favorevole rispetto a queste proposte (alcune delle quali ha sostenuto anche nella precedente legislatura) ed ha rinnovato un impegno a recepire in sede parlamentare le iniziative di Federculture.

Da segnalare che il Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (Fratelli d’Italia) questa mattina al Palazzo delle Esposizioni ha affrontato anche la questione “dolens” del cinema italiano: “noi non dobbiamo avere paura dei numeri: per esempio, sul cinema abbiamo constatato che viene prodotto un numero di film esagerato rispetto a quelli che producono altri Paesi: un numero talmente alto, oltre 400 film, che il mercato non ha la possibilità di assorbire. Con un tax credit di 800 milioni di euro, non si è riusciti a piazzare nella ‘top ten’ dei film del 2022 nemmeno un titolo, perché il primo film italiano in classifica è al 13° posto. Inoltre, la quota di mercato che ha cinema italiano è del 13 per cento” (su questi temi, rimandiamo al nostro intervento di ieri su queste colonne: vedi “Key4biz” del 25 ottobre 2023, “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”). Anche in questo caso… numeri per leggere la realtà?!

Da segnalare anche che, in contemporanea all’evento al PalaExpo… un’altra iniziativa su tematiche afferenti al sistema culturale! A poche centinaia di metri, presso il Salone Spadolini del Ministero della Cultura al Collegio Romano, è stato presentato questa mattina il IV “Rapporto” dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, fonte di riferimento per la definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia (rapporto curato dalla Fondazione Bruno Visentini; l’Osservatorio è promosso dall’Associazione Dimore Storiche Italiane – Adsi, Confagricoltura, Confedilizia e Istituto per il Credito Sportivo – Ics). Anche di questo andremo a scrivere, ma si rilamenta – una volta ancora – il deficit di “interlocuzione” tra le tante anime del sistema culturale italiano…

E temiamo che questo “policentrismo” di fonti ed analisi (che è al contempo ricchezza e dispersività) verrà confermato lunedì prossimo 30 ottobre, anche dalla presentazione del XIV Rapporto Civita, intitolato quest’anno “Lungo le vie della conoscenza. Sfide e strumenti per comprendere cultura e scienza”, che verrà introdotto dal Presidente onorario di Civita Gianni Letta, con intervento – tra gli altri – del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

Conclusivamente: continua purtroppo a mancare una visione d’insieme, un approccio di sistema.

Clicca qui per la videoregistrazione della presentazione del 33° “Dossier Statistico Immigrazione” curato da Idos, Teatro Don Orione, Roma, 26 ottobre 2023 (dal canale YouTube di Idos)

Clicca qui per la videoregistrazione della presentazione del 19° “Rapporto Annuale 2023” di Federculture “Impresa Cultura”, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 26 ottobre 2023 (dal sito di RadioRadicale)

Clicca qui, per leggere il 33° “Dossier Statistico Immigrazione” curato da Idos, presentato il 26 ottobre 2023

Clicca qui, per leggere la “Sintesi dei dati principali 2019-2022” del 19° Rapporto Federculture “Impresa Cultura”, presentato il 26 ottobre 2023

Clicca qui, per leggere la presentazione del Presidente Andrea Cancellato, in occasione della del 19° Rapporto Federculture “Impresa Cultura”, il 26 ottobre 2023

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.