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Privacy: i Garanti Ue alzano la guardia sullo scambio dati Facebook-Whatsapp

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Il Garante tedesco intima a Facebook di interrompere l'acquisizione di dati da Whatsapp e di cancellare quelli già ricevuti. Il Garante italiano apre istruttoria.

I Garanti privacy europei alzano la guardia contro la decisione di  WhatsApp di modificare la privacy policy per mettere a disposizione di Facebook alcune informazioni riguardanti gli account dei singoli utenti dell’app, anche per finalità di marketing.

Il Garante italiano ha annunciato ieri l’apertura di un’istruttoria e ha invitato WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso.

Quasi all’unisono, il Garante tedesco ha ordinato a Facebook di interrompere la raccolta dei dati dell’app e di cancellare ogni informazione già eventualmente ricevuta.

Facebook ha acquisito Whatsapp nel 2014 per oltre 19 miliardi di dollari e all’epoca, ricorda il Garante tedesco Johannes Caspar, aveva formalmente garantito che non avrebbe condiviso i dati degli utenti.

Ad agosto, invece, l’annuncio di WhatsApp di voler condividere con il social di Mark Zuckerberg i dati degli utenti, fra cui il numero di cellulare, informazioni sui profili personali, lo status online e quello dei messaggi. Il tutto, previo consenso degli utenti, utilizzabile a scopi pubblicitari e di marketing su Facebook da parte delle aziende.

Per il garante tedesco, tuttavia, Facebook non ha ottenuto una effettiva approvazione da parte degli utenti WhatsApp, né può contare su una base giuridica per la ricezione dei dati.

“Devono essere gli utenti a decidere se vogliono collegare il loro account con Facebook. Facebook deve chiedere il loro consenso in anticipo”, dice Caspar.

Per capire l’entità del ‘fenomeno-Whatsapp’, basta snocciolare qualche numero: 1 persona su 7 nel mondo usa l’app. Sono 42 miliardi i messaggi scambiati ogni giorno (per fare un paragone, ogni giorno nel mondo vengono inviati circa 20 miliardi di sms); 1,6 miliardi le foto condivise e 250 milioni i video scambiati agli utenti. Un miliardo i gruppi creati.

In Germania, Whatsapp conta 35 milioni di utenti che, come tutti gli altri, sono portatori di una mole di dati enorme – pensiamo anche che Whatsapp ha accesso alla rubrica del cellulare, quindi ai dati di tutte le persone che vi sono registrate, che possono essere anche condivisi con Facebook in nome dell’accordo di agosto.

E non a caso, all’indomani dell’annuncio di agosto, la reazione dei Garanti europei e della Commissione non si è fatta attendere. Per il Garante italiano, “…l’operazione – che sarà esaminata a livello europeo insieme alle altre Autorità – accresce la preoccupazione per la protezione dei dati di milioni di cittadini e dei numerosi utenti di Whatsapp  e conferma  l’esigenza di una particolare attenzione che gli  utenti devono porre nel diffondere informazioni  sul web”.

Il Garante francese, parlando a nome del Working Group Article 29, che riunisce i Garanti privacy Ue, che attualmente presiede, ha sottolineato come in ballo vi sia “il controllo degli utenti sui loro dati quando vengono amalgamati dalle maggiori società internet”.

Facebook, lo ricordiamo, conta 1,7 miliardi di utenti.

All’inizio del merse si è mosso anche l’Antitrust europeo, guidato da Margrethe Vestager.  L’Autorità di Bruxelles ha chiesto informazioni a Facebook, ricordando che il via libera della Commissione alla fusione era condizionato proprio al fatto che i dati non fossero uniti agli altri.

All’epoca sembrava comunque che la Commissione fosse intenzionata ad approfondire la questione privacy con un’indagine formale.

Anche oltreoceano, quando la FTC ha dato il suo via libera all’accordo ha intimato alle due aziende “di mantenere i loro impegni sulla privacy”.

Senza contare che di recente la Commissione europea, nell’ultimo pacchetto connettività varato il 14 settembre ha stabilito che anche i servizi di messaggistica forniti dagli OTT, quindi i vari Whatsapp e Skype, debbano essere sottoposti alle stesse regole degli operatori tradizionali.