Facebook-Whatsapp: l’acquisizione dei record ci riporta ai fasti del 2000, ma attenti a gridare alla ‘bolla’

di Alessandra Talarico |

L'operazione Facebook-Whatsapp porta a quota 50 miliardi di dollari il conto delle fusioni e acquisizioni dall’inizio dell’anno, ed è una questione tra Facebook e Google.

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Facebook-Whatsapp

L’acquisizione di Whatsapp da parte di Facebook, conclusa per la ragguardevole cifra di 19 miliardi di dollari, porta a quota 50 miliardi di dollari il conto delle fusioni e acquisizioni dall’inizio dell’anno.

Si tratta della più importante acquisizione portata a termine da Facebook, della maggiore operazione nel settore hi-tech nel 2014 e della più costosa da 13 anni a questa parte e, in effetti, un simile fermento nel settore si ebbe solo nei primi mesi del 2000, quando vennero portate a termine fusioni e acquisizioni per un valore di 78 miliardi di dollari.

Una frenesia, quella di questo primo scorcio di 2014, che gli analisti attribuiscono alla ‘lotta’ tra Google e Facebook per il predominio nel mondo digitale.

Solo Google, da gennaio a oggi, ha acquisito 5 società (Bitspin, Nest, impernium, Deepmind e Slicklogin), portando il totale a 144 acquisizioni dal 2001 a oggi. L’operazione più importante del 2014 è quella di Nest Labs per 3,2 miliardi di dollari, quella più costosa in assoluto è stata quella di Motorola Mobility nel 2012 (12,5 miliardi di dollari), seguita da DoubleClick (3,1 miliardi) e YouTube (1,65 miliardi)

Facebook, dal canto suo, ne ha acquisite altre due oltre Whatsapp (Little Eye Labs e Branch) nel 2014 per un totale di 45 acquisizioni dal 2005. Quella più costosa è ovviamente l’ultima, di molte non si sa neanche il montante economico mentre lo scorso anno il primato è toccato a quella di Instagram, conclusa per 1 miliardo di dollari.

 

I soldi, sia a Mark Zuckerberg che a Larry Page, non mancano certo e sembra proprio che i due stiano usando le loro ampie riserve di cash per dimostrare di avere l’occhio più lungo di tutti su quale sarà la società o il servizio in grado di stravolgere di più l’ecosistema digitale globale.

Il gruppo di Mountain View, dal canto suo, ha puntato parecchio – circa 5 miliardi di dollari – sulla robotica, l’automazione e i sistemi di intelligenza artificiale rastrellando aziende in lungo e in largo, a un ritmo difficilmente eguagliabile dai concorrenti. Tra le acquisizioni in questi settori, quelle di Boston Dynamics, Bot & Dolly, Holomni, Meka Robotics, Redwood Robotics, Schaft.inc, Viewdle, DNNResearch, Wavii, Flutter, Industrial Perception Nest Labs e DeepMind.

Facebook, invece, sta puntando sulle app mobili, il social e l’instant messaging e acquisendo Whatsapp ha in effetti segnato un colpo a suo favore, visto che anche Google avrebbe voluto mettere il cappello sull’app da 450 milioni di utenti. Pare però che Page non volesse spendere più di 10 miliardi, mentre Zuckerberg ha messo sul piatto qualcosa come 350 milioni di dollari per ciascuno dei 55 dipendenti di Whatsapp e 42 dollari per ciascun utente (il miliardo e 200 milioni di utenti Facebook, per farci un’idea, varrebbero secondo gli analisti 170 dollari l’uno).

 

Abbastanza per gridare alla ‘bolla‘?

La cifra stratosferica messa sul piatto da Facebook per Whatsapp ha sorpreso gli stessi analisti della Silicon Valley pure abituati a questo tipo di valutazioni. Per alcuni, però, prima di gridare alla bolla sarebbe opportuno considerare se c’è qualcos’altro dietro.

 

C’è da dire che le opinioni vanno in ordine sparso: Geoff Blaber di CCS Insight spiega che sicuramente la cifra rinnoverà la preoccupazione di chi ritiene eccessive valutazioni simili per servizi tanto immaturi e per aziende che ancora non hanno generato profitti.

Altri ritengono che l’acquisizione di Whatsapp non ha una logica strategica me rivela piuttosto il disperato tentativo di Facebook di mantenere il vantaggio sui concorrenti in questa corsa per il predominio nel digitale.

E ancora, qualcuno fa notare che Zuckerberg fu molto criticato per l’acquisizione di Instagram, che pure si è dimostrata sensata.

L’importante, infatti, è non mollare la presa sugli utenti, sulla loro attenzione e sulla miniera d’oro rappresentata dai loro dati e i due contendenti non stanno facendo altro che pagare per essere sempre più presenti nelle case e nelle tasche delle persone. Frenesia che non sembra interessare Apple, che invece di acquisizioni nel 2014 ne ha portata a termine solo una.