Il Rapporto

Più di otto mila “Comuni Rinnovabili” in Italia, da green economy potremmo ricavare 5 miliardi l’anno

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Rallenta la crescita dell’energia pulita in Italia, mettendo a rischio gli obiettivi del Paese al 2030. Buone notizie però dai territori: in tutti i Comuni c’è almeno un impianto da energie rinnovabili e oltre un milione le installazioni tra elettriche e termiche.

Nel nostro Paese cresce il numero di Comuni con almeno un impianto per le fonti energetiche rinnovabili. L’Italia si conferma tra le nazioni più avanti nel mondo sul fronte dell’energia pulita, grazie a risorse fossil-free diffuse e differenziate da Nord a Sud: oggi sono circa un milione gli impianti “rinnovabili” tra elettrici e termici installati in tutti i Comuni italiani; n ogni città, grande o piccola, è installato almeno un impianto fotovoltaico, mentre sono 7.121 quelli del solare termico; 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud); 4.064 quelli delle bioenergie e 598 quelli della geotermia.

Sono questi i dati illustrati ieri da Legambiente in occasione della presentazione dell’edizione 2019 del Rapporto “Comuni Rinnovabili”.
Grazie ad un mix molto efficace di impianti distribuiti su tutto il territorio, ben 3.054 Comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà che sono già nel futuro, perché sono già rinnovabili al 100% per tutti i fabbisogni delle famiglie.
In dieci anni la produzione energetica da fonti rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh, mettendo in crisi il modello fondato sulle fossili, con un contributo di energia pulita che è passato dal 15 al 35,1% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18% in quelli complessivi.

Le barriere, i rallentamenti e la mancanza di volontà politica
Molto di più, però, dovremo fare per stare dentro l’Accordo di Parigi sul clima (COP 21) e purtroppo ci siamo fermati. Per la prima volta dopo 12 anni, si riduce la produzione di energia prodotta da solare, eolico, bioenergie, così come vanno lentissimi gli investimenti nel settore.
Il calo negli ultimi anni non è dovuto solo al taglio degli incentivi, ma anche alle barriere, anche non tecnologiche, che trovano i progetti nei territori. Ad esempio, il tema delle autorizzazioni e del consenso locale rimane ancora un buco nero delle procedure italiane, da affrontare quanto prima sia per i nuovi impianti sul territorio italiano che per l’eolico off-shore, ma anche per il revamping degli impianti esistenti.

Il Piano Energia e Clima deve affrontare i nodi che ancora impediscono il pieno sviluppo delle rinnovabili in Italia, sia in termini di autorizzazioni che di meccanismi di supporto allo sviluppo delle energie pulite, tra cui i contratti di lungo termine tra privati (PPA), e di premiare i sistemi capaci di contribuire alla flessibilità della rete grazie all’integrazione di fonti rinnovabili, sistemi di accumulo, mobilità elettrica.
Nel 2018 le installazioni da rinnovabili hanno continuato con ritmi lentissimi, in continuità con gli ultimi cinque anni (una media di 502MW all’anno per il solare e di 342 per l’eolico), assolutamente inadeguati perfino a raggiungere i già limitati obiettivi al 2030 della Strategia energetica nazionale e del nuovo Piano Energia e Clima.

Lo scenario attuale ed il futuro
Il lato positivo è che i buoni risultati raggiunti negli ultimi dieci anni dal nostro Paese sono stati possibili proprio grazie agli oltre 822mila impianti fotovoltaici distribuiti in quasi tutti i Comuni italiani, a oltre 17mila tra idroelettrici (3.430), eolici (4618), da biogas e biomasse (2753), geotermici ad alta e bassa entalpia (7164), i 4,36 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e gli oltre 66mila impianti a bioenergie termici.

La tecnologia in maggiore crescita è il fotovoltaico, che ha raggiunto i 20,1 GW, mentre quella con la maggior potenza complessiva è ancora l’idroelettrico dove si sono aggiunti 1,5 GW di mini agli impianti “storici”. A livello regionale è, invece, la Lombardia quella con il maggior numero di impianti da fonte rinnovabile in Italia (8.850 MW installati). Mentre è la Puglia la regione in cui vi sono le maggiori installazioni delle “nuove” rinnovabili, ossia solare e eolico (5.213 MW su 5.532 MW totali).
Dobbiamo riuscire entro il 2030 quanto meno a triplicare i 20 GW installati di impianti solari e realizzare investimenti capaci di ridurre drasticamente consumi energetici e emissioni di CO2. Il 2019 sarà un anno fondamentale – ha spiegato Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – perché queste decisioni dovranno essere messe nero su bianco nella versione finale del Piano energia e clima, da presentare a dicembre a Bruxelles, che dovrà fissare la traiettoria degli obiettivi e delle politiche al 2030 e poi di completa decarbonizzazione. Fino ad oggi è mancato un dibattito pubblico su quanto questi obiettivi siano intrecciati con le risposte di cui il nostro Paese ha bisogno per uscire dalla crisi”.

Si dovrebbe investire molto di più in rinnovabili ed efficienza energetica, come in politiche orientate alla green economy, perché se davvero riuscissimo a rilanciare le politiche ambientali, di contrasto ai cambiamenti climatici, di riduzione dell’inquinamento e di sostegno all’economia decarbonizzata, potremmo contare su benefici notevoli, pari a 5,5 miliardi di euro all’anno e alla creazione di 2,7 milioni di posti di lavoro (Rapporto Elemens-Legambiente).

Liberiamo l’energia rinnovabile: Lanciata una petizione su Change.org per accelerare sull’autoproduzione.

Il Rapporto, le storie e gli approfondimenti su www.comunirinnovabili.it.

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