Il Rapporto

Edilizia smart, in Italia una filiera da 174 miliardi di euro e 515 mila occupati

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L’Italia è caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto, che vede l’84,5% degli edifici costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania). Aumentando il contenuto tecnologico degli edifici possibile attrarre investimenti per 330 miliardi di euro, alleggerendo le bollette delle famiglie fino a 17 miliardi di euro all’anno. Il Report della Community Smart Building di TEHA.

Il settore smart buildings in Italia cresciuto del 34% tra il 2018 ed il 2022

Il contributo del settore smart buildings al sistema Paese vale sempre di più in termini economici e occupazionali. Secondo l’ultimo Rapporto Strategico della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (TEHA), la filiera estesa delle costruzioni smart ha generato 174 miliardi di euro a livello nazionale, 38 miliardi di euro di valore aggiunto, per 515 mila occupati.

Tra il 2018 ed il 2022 il settore smart buildings è cresciuto più degli altri per fatturato, mettendo a segno un +34,1%, con un +10,7% di nuovi assunti, con un effetto moltiplicatore pari a 2,87: ogni 100 euro investiti nella filiera italiana se ne generano 187 su scala economica generale (oggi 100 unità di lavoro dirette nella filiera se ne attivano altre 178 in tutti gli altri settori economici).

Grazie all’elevato contenuto tecnologico dell’edilizia smart, secondo il Rapporto, è possibile in questo modo migliorare i livelli di risparmio energetico, di abbattimento delle emissioni di CO2 e dei consumi generali.

Nello scenario migliore, le tecnologie smart a disposizione sul mercato consentono oggi di tagliare i consumi energetici del 23-29% all’anno, quelli idrici del 5% circa e le emissioni fino al 24%. In questo modo, secondo i ricercatori, si eviterebbero fino a 12 milioni di tonnellate di CO2 di emissioni annue (che equivale al livello annuo di emissioni generate dalle attività produttive della Polonia).

Tecnologie per l’edilizia sostenibile che potrebbero attivare investimenti per 330 miliardi di euro

Parliamo di sistemi di illuminazione, ascensori ed elettrodomestici di nuova generazione, connessi in rete e tra loro, nuovi sistemi di erogazione dell’acqua, impianti fotovoltaici e nuovi sistemi di raffreddamento e riscaldamento, che se installati in tutti gli edifici sul territorio nazionale (e sono tanti, poco meno di 5 milioni di unità) potrebbero attivare 330 miliardi di euro di investimenti.

Lo studio insiste inoltre sul fatto che i benefici di queste costruzioni smart non riguarderebbero solamente il mercato e le imprese, ma anche i cittadini, con bollette più leggere. I risparmi energetici ed idrici netti potenziali stimati potrebbero raggiungere i 17-19 miliardi di euro all’anno (330 euro pro-capite).

Connettività, AI e rinnovabili per migliorare i livelli di consumo degli edifici

Ovviamente, la connettività è l’elemento centrale di questo mercato, perché consente di abilitare progressivamente soluzioni di intelligenza artificiale, sistemi di internet delle cose, tecnologie per l’efficienza energetica e la gestione idrica degli edifici, fino alla riqualificazione di aree più grandi di quartiere con i servizi smart city e per l’elettrificazione smart (dall’illuminazione alle colonnine di ricarica per veicoli elettrici).

In Italia il comparto degli edifici ha raggiunto nel 2022 il più alto livello di consumi di energia, in un contesto in cui l’84% delle costruzioni è stato realizzato prima del 1990, contro il 75% della Germania, il 65,6% della Francia e il 60% della Spagna.

Direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici

I tre quarti di questi edifici appartengono ad una classe inferiore o pari alla D (in una scala energetica che va dalle più sostenibili in classe A alle meno efficienti in assoluti in classe G).

Nella nuova Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici (Energy performance of buildings Directive) si indicano diversi obiettivi da raggiungere a livello di singolo Stato: prima di tutto sviluppare un Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici, ridurre del 16% i consumi energetici primari entro il 2030 e del 22% entro il 2035. Il tutto per raggiungere l’obiettivo generale di tagliare del 55% i consumi medi di energia, anche grazie alla ristrutturazione energetica degli edifici nelle classi di efficienza più basse.