Pagamenti mobili: l’NFC (finalmente) pronto al decollo?

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Come al solito ci vuole Apple per dare la spinta a una tecnologia in circolazione da oltre un decennio e che finora ha promesso molto ma ottenuto poco, penalizzata da quello che Juniper Research definisce un ‘circolo vizioso di indifferenza’ dell’ecosistema che avrebbe dovuto supportarlo.

L’Italia, un paese notoriamente molto attaccato al contante – nel nostro Paese l’86% delle operazioni di pagamento avviene ancora con denaro tradizionale, contro una media europea del 59% – è tra quelli in cui i consumatori sembrano più ansiosi di adottare i sistemi di pagamento mobile nelle loro abitudini quotidiane. Lo dice uno studio di Prime Research, che ci pone accanto ai consumatori di Regno Unito, Polonia, Russia, Francia e Ungheria.

A spingere il cambiamento ci stanno pensando i telefonini, grande passione degli italiani e che sempre più si trasformano in ‘portafogli elettronici’ per piccoli e grandi pagamenti.

La tecnologia che abilita i pagamenti da cellulare – NFC (Near Field Communication) – è in circolazione da diversi anni ma finora, almeno in Europa, non è decollata come sperato, nonostante i pagamenti via NFC siano possibili in 36 paesi. Una ’resistenza’ in effetti ampiamente prevista, se nel 2007 – quando lo standard NFC era già molto usato in Giappone – gli analisti prevedevano la passione asiatica per i sistemi di pagamento mobile si sarebbe potuta replicare in Europa e negli Usa entro ‘5-10 anni’, “giusto il tempo perché commercianti, operatori e utenti si rendano conto delle opportunità dei sistemi di pagamento e creino il giusto ecosistema per il decollo dei servizi”.

A pesare, quello che Juniper Research ha definito un ‘circolo vizioso di indifferenza’ dell’ecosistema che avrebbe dovuto supportare la tecnologia.

Ora, l’input definitivo al mercato del mobile wallet dovrebbe arrivare dall’ingresso di Apple, con l’NFC che sarà integrato in almeno 1,2 miliardi di dispositivi mobili entro il 2018. Tanto più che il gruppo di Cupertino ha appena aggiunto tra gli strumenti di pagamento disponibili in Cina anche UnionPay, la maggiore società di carte di credito per il pagamento delle app dell’Apple Store. Un accordo che potrebbe aprire le porte del sistema di pagamento mobile Apple Pay nel maggiore mercato mobile mondiale. La società – che ha già stretto accordi con Visa, MasterCard e American Express e con importanti banche come Bank of America, Chase e Wells Fargo – sostiene che sono già 220 mila i commercianti che accettano il suo sistema di pagamento, mentre a livello mondiale sono 2,5 milioni i negozi che accettano pagamento contactless.

Negli Usa, i pagamenti via smartphone dovrebbero generare un fatturato da 53 miliardi di dollari entro il 2019 dai 3 miliardi del 2013.

E se finora a frenare l’utilizzo dei sistemi di pagamento mobile per 4 europei su 10 sono state anche le preoccupazioni per la sicurezza, sono in molti le contromosse delle aziende di settore che promettono transazioni in tutta tranquillità: da Apple che usa un sistema biometrico che fa sì che l’autorizzazione al pagamento sia concessa solamente in seguito alla scansione dell’impronta digitale dell’utente, alla scansione delle vene della mano sperimentata in Svezia, con terminali installati in una quindicina di negozi e utilizzati da oltre 1.600 utenti che hanno deciso di partecipare alla sperimentazione.

Nel frattempo anche gli operatori mobili si stanno attrezzando, da Telecom Italia che ha lanciato a ottobre TIM SmartPAY (una carta di pagamento che permette di pagare beni e servizi dallo smartphone indipendentemente dalla banca su cui si ha il conto corrente) a Vodafone che rivendica mezzo milione di carte Smart Pass e si dice convinta che entro 5 anni il 50% dei clienti Vodafone userà attivamente i pagamenti digitali.