La rimonta di Rai Storia

#Odiens, l’estate piovosa aumenta gli ascolti della Rai

di Stefano Balassone |

In attesa della riforma Rai, in questo piovoso mese di luglio guadagna ascolti Rai Storia mentre va meno bene Rai4.

Pubblicato in Odiens, 29 luglio 2014

In questa estate piovosa la platea della tv si è un po’ allargata (di più al Nord, meno al Centro Sud) rispetto alla stagione più secca dell’anno passato. Questo surplus di pubblico alluvionato del 2014 sembra preferire leggermente la Rai e perfino i suoi “canalini”, ma variandone le gerarchie.

Rispetto al 2013 scende Rai4, con film e telefilm vagamente action molto simili a quelli offerti dai tanti canali specializzati di Sky, cedendo uno spettatore ogni quattro. Va meglio ai film di sapore italo/europeo di Rai Movie, che sembra entrata nei radar di chi dalla tv cerca film, solo film, nient’altro che film. Un pubblico alieno da ogni fedeltà di canale e diverso, perché più giovane, da quello usuale della Rai.

La sorpresa di luglio è Rai Storia che da penultima nella classifica del canaletti Rai comincia a minacciare la terz’ultima posizione di Rai5, quella che trasmette cultura, cultura e ancora cultura. Se non che Rai5 è stata trascurata proprio dai pubblici più istruiti, mentre Rai Storia, che ha un più digeribile taglio di “giornalismo della storia”, ha raggranellato spettatori aggiuntivi presso ogni livello di istruzione, oltre che, come era scontato che accadesse, fra i laureati.

Rai News è rimasta con i suoi soliti spettatori (tra i 70 e gli ottantamila come media giornaliera), equivalenti a quanti seguono il concorrente SkyTg24 (a patto di ricordare che questo è ricevuto solo dal quinto di italiani che ricevono la pay tv satellitare). E li resterà se dovesse restare un corpo a parte rannicchiato al canale 48 del digitale terrestre.

Ma ora pare che la Rai (fra la sorpresa circospetta di molti politici che aspettavano il loro momento di metterci le mani e il solo, ruvido, “meglio tardi che mai e si può fare di più” degli esponenti di governo) si sia risolta a metter mano alla intera architettura della sua offerta di Tg, dalle Alpi al Lilibeo, dal Tg1 a Telecamere. Il che, per essere davvero di conforto al futuro dell’azienda implica la rivoluzione dell’intero assetto editoriale, a partire dalla quantità e dal profilo delle reti.

Se a luglio del 2015 ci chineremo nuovamente sui canaloni e canalini Rai e li troveremo tutti al loro posto, dovremmo constatare, nelle promesse di oggi, un ennesimo caso di politica degli annunci. Se no, non porremo limiti alla nostra capacità di stupore.