Lettera Anesti. Politiche industriali: il futuro si giocherà sul terreno dell’energia

di di Eutimio Tiliacos |

I droni potranno consentire grossissimi risparmi energetici.

Prosegue la pubblicazione su Key4Biz della ‘Lettera ANESTI’ di Eutimio Tiliacos, analista internazionale con cui cerchiamo di comprendere meglio le dinamiche che stanno riformulando i ranking internazionali tra economia, finanza, manifatturiero, conoscenze e istituzioni internazionali.
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Italia


Eutimio Tiliacos

Scriveva Erasmo da Rotterdam in “Elogio della follia” come un cavallo che non sa la grammatica non è infelice, così non lo è neppure un uomo irragionevole, perché ciò è conforme alla sua natura. Di nuovo peraltro incalzano i costruttori di ragionamenti (n.d.r. il riferimento è a Platone per ciò che scrive nell’opera Fedro):«all’uomo è aggiunta come differenza specifica la cognizione delle scienze e delle arti, perché col loro aiuto possa compensare sul piano dell’intelligenza quel che gli manca dal punto di vista della natura». Come se avesse qualche verisimiglianza che la natura, sveglissima per prendersi cura delle zanzare e persino delle erbe e dei fiori, abbia dormito della bella solo nei confronti dell’uomo.  

 

L’Italia di oggi è come il cavallo portato a citazione da Erasmo da Rotterdam? E’ sufficiente la mera “cognizione” dello stato in cui si è? O come piuttosto argomenta Erasmo, senza tema di entrare in disaccordo anche col pensiero di Platone, la natura umana non è solo irragionevolezza o, nella migliore delle ipotesi, mera cognizione e utilizzo di strumenti, ma è invece qualcosa di diverso in cui si fondono anche capacità di percepire architetture e ritmi evolutivi del sistema che ci circonda e si anima quotidianamente; è cioè possibile sia facoltà di saper disegnare il futuro in modo non distruttivo per sé stessi e per gli altri ?

 Le vecchie macchine fotografiche del secondo dopoguerra erano dotate di ottime lenti ma  il loro otturatore aveva una velocità di scatto che non andava al di sopra del 125esimo di secondo. Scene molto veloci venivano pertanto riprese in modo molto mosso e all’atto della stampa risultavano poco nitide. Ho l’impressione, per  similitudine, che ciò che sta accadendo nel mondo attorno a noi scorra in modo troppo veloce  per il potenziale della macchina fotografica che l’Italia ha a disposizione. Questa macchina fotografica potremmo anche chiamarla “politica industriale” o capacità di saper programmare la nostra sopravvivenza economica e tutelare allo stesso tempo i principi di cui siamo ancora (in parte) portatori come comunità e le cui radici affondano in valori che hanno resistito a duemila anni di storia. Il mondo sta cambiando sotto il profilo economico, climatico e commerciale  e tutti questi cambiamenti tendono a fondersi in un unicum strategico che sembra sfuggire alla comprensione dei più. Come la scoperta delle Americhe portò nel giro di pochissimo tempo ad un abbandono del Mediterraneo come principale via commerciale, così i cambiamenti climatici e la globalizzazione stanno innescando cambiamenti simili a quelli verificatisi circa 500 anni fa; essi sono altrettanto importanti e duraturi nel tempo e  avranno effetti pesanti per l’Italia se non sapremo cogliere l’importanza di tali mutamenti e volgerli -per quanto possibile- a nostro vantaggio.

 

Nell’arco massimo di vent’anni, infatti, se continua il trend attuale, che vede in atto a ritmo accelerato lo scioglimento dei ghiacci del Polo, si aprirà una rotta navigabile a Nord -il famoso passaggio attraverso l’Artico- che per parte dell’anno consentirà alle navi da trasporto merci di ignorare alcune delle rotte commerciali oggi più frequentate, riducendo di conseguenza l’uso delle direttrici di traffico mediterranee via Stretto di Gibilterra e Canale di Suez.

Si stima, infatti, che per andare da Rotterdam a Yokohama in Giappone con il passaggio attraverso l’Oceano Artico la distanza si accorcerà rispetto all’attuale percorso via Canale di Suez del 40%, mentre sempre da Rotterdam per andare per via marittima a Seattle la distanza si ridurrà del 25% rispetto alla attuale rotta che passa per il Canale di Panama:   

“The continued melting of ice in the Arctic Ocean is expected over a 10 to 20 year period to result in the opening (at least during parts of the year) of the Northwest Passage over North America and the Northeast Passage over Russia. The economic benefits of these new routes are potentially significant. The opening of the Northwest Passage will reduce the distance from Seattle to Rotterdam by almost 25% compared to the route via the Panama Canal. The possibility of navigating the Northern Sea Route via the Northeast Passage will reduce the distance between Rotterdam and Yokohama by over 40% compared to the route via the Suez Canal. Furthermore, the opening of these alternative routes means that the military and commercial shipping will no longer be dependent on passage through the political unstable Middle East nor the piracy-infested routes through the South China Sea, the Malacca Straits and the Gulf of Aden” (Ref: Denmark, Greenland and the Faroe Islands: Kingdom of Denmark Strategy for the Arctic 2011- 2020).

 

Ma non è solo la politica commerciale (con annessa politica dei trasporti e delle infrastrutture) a essere investita da cambiamenti repentini. Anche quella energetica -che è parte sostanziale di ogni politica industriale-  sta evolvendo: 1) sia sotto il profilo del rapporto dei costi che affliggono l’Italia comportando svantaggi competitivi rispetto ad altri paesi, 2) sia sotto il profilo delle tecnologie adottate per mitigare tale svantaggio competitivo.

 

Negli USA, ad esempio, attualmente il costo medio al kilowattore di elettricità per utenze domestiche si aggira attorno a 12,35 centesimi di $ pari, se tradotti in euro, a 9,5 centesimi di per ogni kwh consumato a casa. La bolletta italiana prevede invece a parità di erogazione di energia e servizio, e pur senza tener conto di tasse e accise, un costo al consumatore di 1,52 così disaggregato: energia elettrica 0,08 + dispacciamento 0,16 + servizi rete 1,28). Analogo svantaggio -anche se stavolta minore- si ha nel caso del gas naturale sempre per utenze domestiche, con un costo che grava sul consumatore USA per un equivalente in euro di 31 centesimi al metro cubo ($ 11,47 per mille piedi cubi) contro i 60 centesimi al metro cubo in Italia (materia prima + costo rete).

 

Ma è soprattutto sul terreno delle politiche industriali riferite al comparto energetico (e non solo) che si gioca lo scontro come ad esempio afferma anche un recente studio della Deutsche Bank Research che analizza cosa stia facendo la Germania nel campo del riutilizzo dei picchi non assorbiti di energia elettrica generata per via convenzionale o da fonti alternative (queste ultime ben l’11,8% del totale consumato in Germania fra tutte le fonti energetiche secondo Energiebilanzen). Parte di tali picchi di produzione, per mancanza di adeguato assorbimento del mercato in alcune fasce orarie o dell’anno vanno ora perduti  e potrebbero invece essere immagazzinati per via chimica (power to gas) e essere riutilizzati quando occorre. Un progetto di politica industriale gigantesco che investe già da due anni in Germania l’industria chimica, quella meccanica, l’industria delle costruzioni e quella generatrice di energia elettrica:

 The massive expansion of renewables in the last few years has led to an increase in the volatility of the power supply…. The prospects for power-to-gas are favourable. Experts are calling for the installation of power-to-gas systems with an output of a total of 1,000 MW by 2022 to establish an “emerging” market. If in the time thereafter – as we expect – the demand for electricity storage media continues to rise as a result of increasing green electricity generation and fluctuations, power-to-gas is an appropriate answer to the currently still open question of a sustainable technical solution…. To date, even the “more traditional challenges” of German energy policy are far from being settled. In 2012, Germany had to cover as much as 68% of its energy requirements abroad. Even if nuclear energy whose basic raw material uranium is actually sourced completely from foreign countries, is rated as a domestic energy source thanks to the good inventory situation, the import ratio, at 60%, continues to be remarkably high. Furthermore, the 2012 energy import bill, at EUR 94.4 bn, marked a new peak in absolute terms  (rif:  Deutsche Bank research “Germany’s “Energiewende” driving power-to-gas” March 11, 2014)

 

Il comparto energetico è solo un esempio in cui declinare la politica industriale. Il termine politica industriale, infatti, in generale dovrebbe stare a indicare in quali settori concentrare le risorse dopo aver redatto scale di priorità strategica. Fra questi: quali settori sono più vocati per il paese; quali settori favoriscono una migliore inclusione di tutte le fasce della popolazione (ossia una migliore redistribuzione del reddito e della occupazione) e secondo quali valori etici e sociali ciò debba avvenire. Vuol anche dire quale politica della istruzione, non disgiunta dalla formazione, debba essere perseguita in modo tale che l’aspetto didattico non si risolva in un nozionismo astratto; infine  quale volume di domanda il settore pubblico e quello privato debbano generare negli anni nei settori così individuati e strategicamente prescelti per consentire al progetto di decollare e dare i suoi frutti occupazionali conferendo una solida base di mercato ai settori  promossi a prioritari e strategicamente importanti dalla politica industriale.

 

Il mondo corre rapido e bisogna stare al passo dell’evoluzione anche scientifica che, come detto, in sé è solo uno strumento, né buono né cattivo, essendo l’articolo qualificativo riferibile solo all’uso che se ne fa. Al riguardo un esempio attualissimo è quello dei droni, quei velivoli pilotati da terra senza equipaggio a bordo che possono trovare impiego militare ma anche civile risultando utilissimi ad esempio nella ricerca di persone disperse in mare o in zone montagnose scarsamente accessibili, nella prevenzione e tempestivo allarme di incendi, nella mappatura del territorio in zone climaticamente ostili come deserti e aree artiche o sub-artiche. Essi possono consentire grossissimi risparmi energetici anche permettendo la consegna di oggetti non pesanti o ingombranti in aree urbane, attuandola inoltre in tempi rapidissimi rispetto a quelli convenzionali, come già accade a Dubai dove la direzione generale per i permessi di residenza e gli affari esteri li userà dal Marzo 2014 per movimentare plichi fra un ufficio pubblico e un altro ubicati nel raggio di qualche kilometro fra loro come riporta questo passo di Gulf News, quotidiano pubblicato a Dubai:

“The General Directorate of Residency and Foreigners Affairs in Dubai is joining the global drone trend to speed up delivery of documents. In March 2014, the directorate employed the use of a drone — an unmanned aerial vehicle — to deliver urgent in-house documents, between its Bur Dubai and Deira branches within two minutes. Saud Ahmad Abu Al Malih, who is an employee at the directorate, came up with the idea of using drones to transport documents. He is also responsible for developing and operating the idea. The idea was adopted and funded by the directorate on orders from Maj Gen Mohammad Ahmad Al Merri, Director-General of the General Directorate of Residency and Foreign Affairs in Dubai”.

 

Potremmo continuare citando come strategico e prioritario ai fini delle politiche industriali anche il comparto satellitare, per il suo carattere pervasivo nella economia e poiché  finalizzabile al miglioramento di numerose attività civili (dai trasporti ai sistemi intelligenti di logistica urbana o dalla ricerca di nuove fonti energetiche a quella del monitoraggio e tutela del patrimonio archeologico), ma il discorso si farebbe molto lungo. Mai dimenticando però che viviamo in un sistema in evoluzione non solo tecnologica ma anche umana e che l’optimum non è il cambiamento fine a sé stesso ma il cambiamento finalizzato ad un miglioramento della condizione umana.