Analisi

Netflix, in Italia molto rumore per nulla

di |

A distanza di quasi un anno, niente tsunami per i broadcaster, anzi è migliorata l’offerta complessiva con grande vantaggio per gli utenti.

Fino allo scorso anno Netflix veniva vista come una terribile minaccia per la tv italiana ed europea.

A distanza di mesi e dopo l’arrivo in Italia lo scorso ottobre possiamo già domandarci: è stato proprio così?

La piattaforma americana di video streaming ha davvero messo in pericolo il business dei broadcaster?

Gli ultimi dati finanziari presentati da Netflix ci dicono altro. Ci dicono che il gruppo continua sì a crescere, ma ha rallentato la sua corsa.

Motivo?

Adesso la concorrenza è forte anche nello streaming.

Netflix non è più l’unico a produrre serie tv originali.

Risultato: nel secondo trimestre la compagnia ha registrato 1,68 milioni di abbonati in più, ma gli analisti ne aspettavano oltre 2 milioni.

Lo scorso anno gli analisti, tra i quali Mediobanca Securities, paventavano i rischi dell’arrivo di Netflix & Co. per i broadcaster della tv lineare e pay.

Mediobanca in particolare aveva più volte caldeggiato un matrimonio tra Mediaset e Sky per fronteggiare meglio la concorrenza specie quella sul mercato dei contenuti on-demand ma anche per porre fine alla guerra sui prezzi dei diritti premium.

E sempre gli analisti di Piazzetta Cuccia erano stati tra i primi sostenere l’intesa tra Mediaset e Vivendi, spiegando che seguiva “il trend del mercato audiovisivo che punta sempre più alla convergenza tra operatori tlc e società di media”.

Da allora, e non è passato molto tempo, il quadro risulta notevolmente modificato. Netflix è sbarcato in Italia lo scorso ottobre. Ha cominciato a produrre con Rai la serie tv ‘Suburra’. Due anni fa la media company francese Vivendi è tornata a investire in Italia, entrando nel capitale di Telecom Italia di cui è oggi il maggiore azionista con una quota del 24,7% e, cosa ancora più importante, lo scorso aprile ha rilevato da Mediaset la sua pay tv Premium. Operazione che si chiuderà con uno scambio azionario del 3,5% tra i due gruppi.

Netflix procede ora al ralenti e non sembra aveva provocato quello tsunami che tutti temevano.

Il Biscione ha cominciato a concentrarsi maggiormente sul proprio core business. Prevede una raccolta pubblicitaria in rialzo per i prossimi mesi. Ha migliorato gli ascolti tv e, come sottolinea Mediobanca, ricondotto la concorrenza con la Rai a un livello ‘più razionale’.

Parallelamente Mediaset ha aumentato la propria presenza nel digitale, nominando un nuovo Responsabile e stringendo nuovi accordi con Yahoo, Google e Banzai.

Il gruppo si è ritagliato una posizione molto forte anche sul mercato radiofonico, dando vita a RadioMediaset.

Sul fronte Over-The-Top, Vivendi sta già lavorando al lancio di una piattaforma che offrirà contenuti in streaming in Italia, Francia, Germania e Spagna.

Sky punta sempre di più sulla Tv online e sull’Ultra Alta Definizione.

Telecom Italia si è dotata di una regia per i media, affidandola all’Ad Flavio Cattaneo.

E la Rai?

Il Direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha presentato un piano per trasformare la Tv pubblica in una Digital Media Company. Il Governo non è però molto convinto di questo progetto e attende la prova dei fatti.