Il nodo

Netflix in Italia, la vera incognita resta la banda

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Il servizio di video streaming sarà disponibile in Italia dal 22 ottobre. Uno dei problemi resta la velocità delle connessioni internet.

Ormai è ufficiale, Netflix arriverà in Italia giovedì 22 ottobre. Una data attesa da molti che rivoluzionerà il mercato audiovisivo italiano, spingendo ancora di più sull’offerta di contenuti in streaming.

E così mentre i competitor affilano le armi e rafforzano i proprie servizi online, è di ieri la notizia dell’accordo tra Telecom Italia e Mediaset per Tim Premium Online, la domanda più insistente è: le nostre connessioni saranno sufficienti a garantire una visione di qualità e senza interruzioni?

Da Netflix, che in passato aveva rinviato l’arrivo in Italia proprio per questa ragione, sono convinti di sì.

E a chi oppone i problemi di banda, rispondono che chiunque riesca a vedere un video di YouTube in alta definizione può vedere anche i film su Netflix.

E per le aree in digital divide?

Il gruppo americano ha evidentemente deciso di dar fiducia agli impegni del governo Renzi nell’ultrabroadband: questo mese dovrebbe essere consegnato l’esito della consultazione pubblica Infratel per la suddivisione delle aree d’intervento insieme al piano nazionale per entrare nella fase operativa.

 

Cosa succederà quando esploderà la domanda di contenuti online?

Gli obiettivi del governo, come richiesto dalla Ue, sono di arrivare entro il 2020 alla copertura a 30 Mbps del 100% della popolazione e a 100 Mbps del 50%.

Senza connessioni ultra veloci e di qualità, è infatti impensabile poter vedere contenuti in streaming senza interruzioni.

E ormai sono davvero tante le piattaforme in Italia che offrono servizi di video on-demand.

Si tratta di piattaforme che divorano banda e se al momento il problema non è ancora avvertito in modo pesante è solo perché la domanda di contenuti è limitata, per adesso e poi, cosa succederà?

SoSTariffe.it, grazie a Infratel, ha offerto un quadro completo dell’attuale situazione in Italia.

Il quadro è davvero sconcertante.

Al momento solo il 22,3% dell’Italia è raggiunto dalla banda ultralarga a 30 Mbps, contro una media europea del 64%, ma ci sono regioni dove l’ultrabroadband non è proprio presente come il Molise, il Trentino Alto Adige o la Valle d’Aosta.

Secondo dati più recenti della Commissione europea, l’Italia ha una copertura più alta: il 36,3% delle famiglie.
Da questo dato si nota che il nostro Paese sta recuperando terreno, anche per far fronte agli obiettivi della Agenda digitale.
La strada da fare è ancora tanta.

A Netflix basteranno i 30 Mega? 

Netflix gran divoratore di banda

Netflix è considerato un gran divoratore di banda. Ragione per la quale negli USA è dovuto scendere a patti con Verizon e Comcast per garantire ai suoi utenti una migliore qualità del servizio, non senza qualche polemica da parte del Ceo Reed Hastings.

In Italia ha già fatto accordi con Telecom Italia e Vodafone.

Nell’America del Nord, più del 34% dei dati usati nelle ore di punta è riconducibile a Netflix.

In questa fascia oraria, la parte di dati riservata a YouTube è scesa dal 18,6% del 2013 al 13%.

Nel Regno Unito e in Irlanda, il servizio è la seconda fonte di traffico durante le ore di punta serali.

In America del Nord, quelli che guardano di più contenuti online utilizzerebbero circa 212 gigabyte (Gb) di dati al mese, l’equivalente di 100 ore di video.

Un utente medio, a confronto, usa sette volte meno dati, per circa 29 Gb.

Adesso, restando fiduciosi che il Piano BUL diventi fattivo e che entro il 2020 tutta l’Italia sarà coperta almeno a 30 Mbps, resta da capire cosa succederà quando aumenterà la domanda da parte degli utenti di contenuti in streaming.

Le reti riusciranno a reggere l’aumentato traffico?

Le connessioni saranno così potenti da permettere a un gran numero di utenti di guardare online, senza interruzioni, film e serie tv?