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Netflix a Ischia: ‘Non vogliamo distruggere la produzione italiana’

Ted Sarandos

Netflix fa il quadro della situazione oggi a Ischia, in occasione del Global Film Fest, davanti a una platea di produttori italiani e stranieri.

Ted Sarandos, chief content officer della web company americana, leader nei servizi di video streaming on-demand che a ottobre sbarcherà in Italia, annuncia che una parte dei 5 miliardi di dollari di investimenti previsti per il 2016 per la produzione di contenuti originali riguarderà anche il nostro Paese.

Obiettivo, puntare sulla qualità, tenendo conto dell’andamento dei prodotti italiani su scala internazionale e di come sarà accolto il servizio nel nostro Paese.

Ieri il gruppo ha annunciato di aver superato la soglia dei 65 milioni di utenti paganti nel mondo.

In Italia il prezzo del servizio base sarà di 6 euro, che potranno aumentare se l’abbonato deciderà di arricchire il pacchetto o scegliere l’ultra alta definizione.

Riguardo alla banda larga, la società è consapevole che l’Italia si trovi indietro, ma è fiduciosa che riuscirà a recuperare terreno e nel frattempo sta già trattando con gli operatori tlc. Entro fine mese dovrebbe essere annunciato l’accordo con Telecom Italia.

Alla villa La Colombaia, che fu di Luchino Visconti, ad ascoltare Sarandos sono arrivati in tanti, il presidente dei produttori Apt Marco Follini, Stefano Balassone dell’Anica, il direttore generale cinema del ministero per i Beni culturali Nicola Borrelli e molti altri produttori come Matilde Bernabei della Lux Vide, Marco Chimenz di Cattleya e Iginio Straffi della Rainbow che è l’unico italiano ad avere da tempo un rapporto con Netflix per le sue Winx ed altre animazioni. I timori per l’arrivo di Netflix sono tanti specie tra gli operatori tradizionali che dovranno rivedere i loro modelli di business, molti lo hanno già fatto da tempo, per non restare schiacciati dalla concorrenza americana.

Non vogliamo distruggere il sistema della distribuzione in Italia – ha assicurato Sarandos – anche quando siamo arrivati altrove, la prima reazione è stata di confusione e di paura. Si pensava la gente abbandonasse la tv, e invece non è accaduto”.

In Italia, Netflix non costituirà una società ad hoc, la gestione come negli altri paesi europei sarà affidata alla sede europea di Amsterdam.

Sarandos ha dichiarato: “Avremo pochi dipendenti locali per il marketing e le relazioni, e lavoreremo con i fornitori locali di banda larga”.

Il top manager ha indicato che la società punta anche qui a realizzare a produzioni ‘locali’ di qualità: “Per noi è indispensabile distribuire realtà locali con cast artistico e tecnico locale da distribuire contemporaneamente ovunque. Il nostro investimento sarà proporzionale a due fattori, il numero di abbonati e l’andamento globale nel mondo dei prodotti italiani. Non abbiamo un business plan per ogni paese ma compriamo semplicemente diritti di programmi da trasmettere a livello internazionale”.

Ma siamo sicuri – ha aggiunto Sarandos – che la struttura produttiva italiana sia in grado di attrarre una grande parte di questi 5 miliardi”.

Il prezzo dell’abbonamento, ha poi osservato, anche in Italia partirà dall’equivalente in euro di 7,99 dollari fino a 9 dollari, con un costo maggiore per il 4K.

Netflix è anche convinta che “il tasso di penetrazione della banda larga italiana, che sappiamo essere un po’ indietro, crescerà rapidamente.

Sarandos ha poi spiegato ai produttori presenti all’incontro da dove è nata l’idea di Netflix: “Undici anni fa internet era lento, era caro, noi spedivamo dvd via posta, quella era la nostra attività. Era l’unico modo per far arrivare contenuti. Sapevamo che prima o poi internet sarebbe cambiato”. “Il business digitale – ha proseguito – è oggi diventata la realtà, la distribuzione in tutto il mondo digitale dei contenuti è la forza di Netflix, una democratizzazione dei contenuti anche locali da destinare in tutto il mondo”.

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