Infrastrutture

Neom, la futura città saudita della mobilità aerea investe 175 milioni di dollari in Volocopter

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La migliore città del futuro sarà quella che riuscirà a progettare la propria mobilità dalle fondamenta, in questo caso l'air mobility. Neom ha annunciato un investimento in Volocopter per la realizzazione di vertiporti eVtol da dove decolleranno ed atterreranno droni elettrici di diverso tipo, tra cui i taxi aerei cittadini.

L’investimento nei droni passeggeri di Volocopter

Immaginate di poter prendere un taxi aereo in tutta comodità nelle vicinanze di casa vostra, magari per andare al lavoro o per raggiungere la stazione dei treni o l’aeroporto. Non è fantascienza, è solo il risultato di una buona progettazione delle infrastrutture di trasporto cittadine, tra cui quelle per la mobilità aerea urbana.

La città del futuro voluta da Mohammed bin Salman Al Sa ud nel 2017, “Neom”, continua la sua costruzione nella provincia di Tabuk, nel Nord Ovest dell’Arabia Saudita, vicino al confine con la Giordania. Una smart city che vuole fin dalla fase progettuale studiare una diffusa e capillare infrastruttura per il decollo e l’atterraggio verticali di droni passeggeri a motore elettrico.

Sono i vertiporti eVtol (electric vertical take-off and landing), vere e proprie stazioni multiservizi per droni passeggeri, che consentiranno a cittadini, viaggiatori e turisti di sfruttare la terza dimensione della mobilità in città, quella del cielo.

Per questo, Neon ha investito 175 milioni di dollari in Volocopter, la società tedesca produttrice di velivoli a batteria, come il Volocity che abbiamo visto in demo a Roma per il trasporto passeggeri, il Voloregion e il Volodrone, per il trasporto merci, che faranno da apripista ad un mercato mondiale dell’air mobility in rapida crescita entro la fine del decennio.

Città elettrificate, zero emissioni e che sfruttano la terza dimensione della mobilità

L’investimento segue la joint venture tra Neom e Volocopter nata nel 2021 per realizzare la mobilità aerea urbana nella città in costruzione e per collegare tra loro i centri satelliti The Line (“il quartiere allungato” dove si svilupperà una nuova concezione di smart city con al centro le persone), Oxagon (il porto e il distretto industriale di Neom) e Trojena (le montagne di Neom).

La JV prevede un primo ordine di 10 Volocity e 5 Volodrone per l’avvio della mobilità aerea nell’area.

The Line (chiamata così perché sarà una rete urbana che si svilupperà in lunghezza per 170 km), ad esempio, è stata progettata a partire dalle persone. Qui un giorno ci si potrà spostare solo a piedi e il posto di lavoro, l’università, i luoghi di divertimento e culturali, saranno ad una distanza massima di 15 minuti dalla propria casa, mentre per spostarsi più lontano si potrà viaggiare o sottoterra o in aria. Ovviamente, sarà una “linea urbana” elettrificata a zero emissioni.

Le smart city dell’Arabia Saudita

Neom fa parte del più ampio progetto nazionale denominato Saudi Vision 2030, finalizzato a trasformare l’economia del regno in chiave ambientale (decarbonizzare tutto) e tecnologica (intelligenza artificiale e un’amministrazione “data oriented”). Tra gli obiettivi prefissati c’è l’abbandono progressivo del petrolio (o sua forte riduzione) a favore di fonti energetiche a basso/zero impatto ambientale (da cui si stimano entrate da 36 a 223 miliardi di euro di fine decennio).

La stessa parola Neom si compone del termine “nuovo” e della lettera “m”, iniziale di mustaqbal, che significa “futuro”, ad indicare una nuova idea di futuro, quasi un acceleratore dello sviluppo umano, come immaginato dalla famiglia al potere in Arabia Saudita.

La futura città stato di Neom si estenderà per 26.500 km quadrati, per un costo fino ad ora stimato attorno ai 500 miliardi di dollari.

Al momento il mega giga-progetto della smart city saudita va molto a rilento. Negli ultimi due anni ci sono stati diversi problemi legati sia agli investitori stranieri, che non sembrano ancora abbastanza attratti da quest’opera faraonica, sia alle numerose dimissioni di manager, soprattutto stranieri (vedi l’autosospensione dell’archistar Norman Foster), a capo di diversi dei progetti pianificati. Alla base di questa situazione di stallo anche la questione mai affrontata da Riyad dei diritti umani e il rapporto difficile che a volte si instaura tra l’aristocrazia locale (responsabili di progetti nominati direttamente dalla famiglia Al Sa ud) e gli esperti provenienti da altri Paesi.