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MWC16: tutti vogliono arrivare primi nella corsa al 5G

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Gunther Oettinger: 'Le telco Ue non investiranno in nuove reti se non ha senso economicamente. Il mercato unico digitale che stiamo costruendo farà in modo che la tecnologia 5G sia un vantaggio per operatori e consumatori"

Il 5G arriverà prima di quanto immaginiamo. Ne è convinto il Ceo di Nokia, Rajeev Suri, che nel presentare a Barcellona, alla vigilia del Mobile World Congress, la soluzione ‘5G-ready’ AirScale ha affermato:“…Non solo sono convinto che il 5G debba arrivare prima di quanto ci aspettiamo, ma sono anche sicuro che arriverà effettivamente prima di quanto pensiamo”. Ma è davvero così? E perché l’industria si sta già concentrando sulla prossima generazione di servizi mobili se, primo, in molte parti del mondo non è ancora arrivata neanche la quarta generazione di servizi mobile e, secondo, in molte delle aree coperte dal 4G i consumatori sono già soddisfatti della velocità delle connessioni mobili?

Nokia, come la maggior parte dei fornitori di apparecchiature per le reti mobili, da Huawei a Italtel, ha avviato una strategia molto aggressiva sul 5G. Il punto è, però, che non c’è ancora uno standard 5G ufficiale – e non ci sarà prima del 2019, almeno – ma questo “non dovrebbe essere un freno al lancio di prodotti compatibili con la tecnologia”, ha detto ancora il Ceo Nokia: da qui, appunto, la dicitura ‘5G-ready’ di molti prodotti in uscita.

Arrivare primi a definire lo standard per la tecnologia mobile di prossima generazione – che supporterà velocità di 10 gigabits al secondo – conta eccome, e non a caso è su questo fronte che si sta consumando una forte battaglia non solo fra operatori e vendor di infrastrutture, ma anche tra economie: Europa e Asia prime fra tutte. A livello economico ci sono in ballo le royalties dei brevetti e non solo quelli legati alle reti mobili in senso stretto, perché il 5G non servirà solo a far comunicare le persone, ma anche gli oggetti, quindi le auto, gli elettrodomestici, i sistemi medicali, le reti energetiche.

Di cosa parliamo quando parliamo di 5G

La questione 5G, insomma, va al di là delle comunicazioni mobili come le conosciamo oggi e investe settori ancora emergenti come le comunicazioni machine-to-machine (M2M) e l’Internet of Things (IoT).

Ed è per questo che i principali operatori mondiali, da AT&T a Deutsche Telekom, da China Mobile a NTT DoCoMo stanno spingendo per essere i primi ad offrire i servizi ai loro clienti, mentre i vendor di infrastrutture stanno spendendo miliardi in ricerca, nella speranza di aggiudicarsi i proficui contratti per aggiornare le reti delle telco. Come dimostrano i molti annunci delle aziende in vista dell’apertura, oggi, del Mobile World Congress di Barcellona – il cui ‘motto’ quest’anno è “Mobile is everything” – stanno tutti spingendo sull’acceleratore per dimostrare di essere i pionieri del 5G

Da un paio d’anni almeno, a Bruxelles si ripete il mantra che la Ue non può perdere il treno del 5G. A supporto di questo obiettivo, a dicembre 2013, la Ue ha avviato una serie di partenariati pubblico-privato per lo sviluppo del 5G nell’ambito del programma Horizon 2020 e ha messo sul piatto finanziamenti per 700 milioni di euro.

La Commissione si è mossa anche sul fronte internazionale, stringendo importanti accordi bilaterali con la Corea, il Giappone e la Cina per accelerare la definizione di standard comuni, mentre sul versante, cruciale, delle frequenze ha stabilito un calendario comune per il passaggio delle frequenze 700Mhz alla banda larga mobile entro il 2020.

“Gli Stati membri devono agire entro il 2020 – ha detto il Commissario Ue alla digital economy Gunther Oettinger – l’Europa deve agire all’unisono per essere leader e all’avanguardia nel 5G”, ma per raggiungere questo risultato “è necessario disporre di nuove risorse frequenziali, che non riguarderanno soltanto la banda UHF (700 Mhz) ma anche le alte frequenze sopra i 6 Ghz”, precisa il commissario, secondo cui è necessario eliminare i silos nazionali perché “le frontiere sono irrilevanti per lo spettro radio”.

Parlando oggi all’apertura della kermesse di Barcellona, Oettinger ha infatti sottolineato che “…non è sufficiente limitarsi a sviluppare la tecnologia: il 4G, ad esempio, è stato creato in Europa, ma Asia e Stati Uniti lo hanno lanciato per primi. Gli operatori – ha aggiunto – non investiranno in nuove reti in Europa se non ha senso economicamente. Il mercato unico digitale che stiamo costruendo farà in modo che la tecnologia 5G sia un vantaggio per le telco e i consumatori europei”.

Corea e Giappone, tuttavia, sono già molto avanti con i test sulla tecnologia e contano di presentare servizi di nuova generazione già in occasione dei giochi olimpici del 2018 e del 2020. In vista di questi eventi, KT Telecom e NTT DoCoMo hanno già articolato le loro strategie nel 5G, che saranno illustrate presumibilmente al Mobile World Congress in corso a Barcellona.

I maggiori operatori europei, finora molto cauti sul 5G stanno comunque cominciando a svelare le loro strategie e anche una serie di alleanze volte a sperimentare la tecnologia nei laboratori e ‘sul campo’.

Tra i vendor più attivi c’è Huawei, che ha già condotto una serie di sperimentazioni con Deutsche Telekom, ha siglato un Memorandum of Understanding anche con TIM per lo sviluppo di soluzioni dedicate all’Internet of Things su tecnologia Narrowband IoT (NB-IoT), con l’obiettivo di accrescere e promuovere questo nuovo mercato. Ma anche la svedese Ericsson non è da meno: oltre ad aver siglato accordi e partnership con molti protagonisti della catena di valore – da Teliasonera a Deutsche Telekom, da Vodafone a Intel e Qualcomm – ha annunciato anche il lancio del primo router 5G in collaborazione con Cisco.

La corsa al 5G, come ha ricordato Oettinger, “è partita” e tutti vogliono arrivare primi. L’Europa riuscirà almeno a salire sul podio?