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Metroweb e la partita della fibra: le possibili opzioni in campo

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Affari & Finanza: ‘le soluzioni a disposizione del presidente del Consiglio sono due: o tenere Metroweb separata da Telecom e presidiata dalla Cdp; oppure a un certo punto far entrare la stessa Cdp nell'azionariato Telecom per disincentivare qualsiasi tentativo di scalata’.

Continuano a Palazzo Chigi gli incontri tra il vicesegretario generale alla Presidenza del consiglio Raffaele Tiscar, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, il presidente della Cassa Depositi e Prestiti e di Metroweb, Franco Bassanini, e i consulenti del Governo Andrea Guerra e Yoram Gutgeld.

Una serie di incontri, l’ultimo in rodine di tempo in programma oggi, atti ad aggiornare Guerra sugli investimenti nelle infrastrutture e la rete, mentre il Governo prosegue con il suo Piano Strategico e sullo sfondo gli operatori e la stessa CDP sono impegnati nella partita Metroweb.

I giochi sono ancora aperti e F2i non sembra avere troppa fretta di vendere, dopo gli incontri interlocutori con Telecom Italia e Vodafone la scorsa settimana. I tempi non saranno brevi soprattutto perchè Cassa Depositi e Prestiti vuole coordinarsi col Governo per massimizzare i vantaggi degli investimenti in un’ottica di sistema-Paese: ben venga, dunque un eventuale ingresso dell’incumbent nell’azionariato della società milanese, ma le strade percorribili devono andare tutte, in ogni caso, verso l’obiettivo prioritario di dotare il Paese di un’infrastruttura capillare in fibra ottica.

Come sottolinea Affari & Finanza di Repubblica, “…le soluzioni a disposizione del presidente del Consiglio sono due: o tenere Metroweb ben separata da Telecom e presidiata dalla Cdp in modo da preservare l’asset di maggior valore, qualunque sia l’azionista di controllo al piano di sopra. Oppure a un certo punto far entrare la stessa Cdp nell’azionariato Telecom per disincentivare qualsiasi tentativo di scalata”.

In vista dello scioglimento di Telco, holding che ha il maggior pacchetto azionario, e in attesa di capire le intenzioni di Vivendi, la società francese cui Telefonica ha ceduto il suo 8,3%, Telecom si appresta intanto a diventare una public company, così come auspicato dai piccoli azionisti, senza un socio forte.

Scrive Affari & Finanza che se Telecom Italia diventasse socio di maggioranza – sembra essere questa la volontà di Marco Patuano – sarebbe innanzitutto essenziale la predisposizione con l’ausilio di Antitrust e Agcom, di una governance che preveda maggioranze qualificate per le decisioni più importanti e una parità di accesso alla rete per tutti gli operatori, Telecom inclusa. Sarebbe tuttavia ancora tutta da definire la modalità di ingresso di Telecom in Metroweb: potrebbe starci – scrive ancora Affari & Finanza –  un aumento di capitale. Sarebbe, anzi, una soluzione proficua per tutti perché “F2I potrebbe vendere una parte dei suoi diritti proprio a Telecom, realizzando così un primo parziale ritorno dal proprio investimento e rimandando di qual1 che anno l’uscita definitiva a un prezzo maggiorato. Inoltre i soldi entrati in aumento di capitale rimarrebbero in azienda al servizio del piano di investimenti”.

Se poi l’operatore storico dovesse puntare subito al 51%, non è da escludere un’altra ipotesi, riportata sempre da Affari e Finanza, per superare la diffidenza di chi – politici e competitor – teme che Telecom possa poi non rispettare gli impegni presi in fatto di investimenti e cioè che “nei prossimi giorni i vertici di Telecom potrebbero proporre ai futuri soci un ulteriore passo: patti parasociali che prevedano un cronoprogramma di investimenti città per città che possa essere cambiato solo con maggioranze superqualificate o accordi tra le parti”.

Oltre a Telecom Italia in corsa per Metroweb c’è anche Vodafone, che prima ancora di presentare una sua offerta ha denunciato i pericoli di un’acquisizione da parte di Telecom, che metterebbe a rischio la concorrenza nel settore della fibra ottica, mentre la ‘terza via’ potrebbe essere quella indicata da Wind, che punta a un ‘condominio’ con il coinvolgimento (e i soldi) di tutti gli operatori. Una via, questa, in realtà già percorsa in passato ma che non ha portato a nulla, visto l’alto tasso di litigiosità (notorio) di tutti i condomini.

Metroweb, intanto, va avanti per la sua strada e dopo Milano, Bologna, Genova si appresta a cablare anche Torino, in seguito a un accordo con il Comune di Torino, che prevede un investimento complessivo di 120 milioni di euro in tre anni per coprire con banda ultra larga il 70% del territorio cittadino. (A.T.)