Anticipazioni

Mercato Unico Digitale, il 6 maggio tutti i dossier sul tavolo della Ue

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Dal geoblocking all’IVA, passando per il copyright e lo spettro, ecco le priorità della Commissione Ue che il 6 maggio apre a Bruxelles il grande cantiere per il Mercato Unico Digitale.

Tutto pronto a Bruxelles per l’apertura del grande cantiere digitale. Il prossimo 6 maggio nell’agenda Ue è fissato l’avvio dei lavori per il Mercato Unico Digitale e già cominciano a circolare alcune anticipazioni sulla proposta di Comunicazione.

Sul tavolo della Commissione Juncker grosse priorità: la fine del geoblocking dei servizi commerciali online, la riforma delle regole Ue sul diritto d’autore, riduzione degli ostacoli determinati dai differenti regimi per l’IVA, revisione della Direttiva sui servizi media audiovisivi, valutazioni sul ruolo delle piattaforme come Google e ancora riavviare la liberalizzazione delle radiofrequenze.

Questi sono gli elementi portanti della futura comunicazione della Commissione europea per il Digital Single Market.

 

3,8 milioni di posti di lavoro

Facendo ‘cadere le barriere’ al commercio elettronico trans-europeo, si spera di mettere da parte 340 milioni di euro a favore della crescita europea, creare almeno 3,8 milioni di posti di lavoro e ridurre dal 15 al 20% i costi della pubblica amministrazione.

Alcune di queste riforme, in particolare quella che riguarda il diritto d’autore, si annunciano già molto spinose.

Ma niente potrà fermare la Commissione Juncker che ha fatto del mercato digitale uno dei suoi cavalli di battaglia e per farlo al meglio ha affidato un doppio mandato: da una parte il vicepresidente, il liberale estone Andrus Ansip, e dall’altra il Commissario Günther Oettinger, conservatore e tedesco.

“L’Europa ha i mezzi per riuscire in questa economia digitale globalizzata, ma per ora non li sfruttiamo al meglio”, si sostiene nella proposta di Comunicazione che “La Correspondance de la Presse” è riuscita a visionare in anteprima.

Stop al geoblocking

Ansip punta molto sulla battaglia al geoblocking, vale a dire la pratica commerciale online che consiste nel riservare l’accesso a certi siti solo ad alcuni territori.

Per esempio se un consumatore belga vuole noleggiare una vettura in Spagna sarà reindirizzato verso un sito belga che potrebbe praticare prezzi differenti.

“Limitando la scelta dei consumatori, il geoblocking determina frustrazione e frammentazione del mercato interno“, denuncia la Commissione.

La Ue intende quindi porre fine a queste pratiche salvo i casi in cui sono giustificate: ci sono per esempio alcune restrizioni legali per i giochi online o per quei casi in cui le spese di spedizioni transnazionali risultano troppe elevate per una società di eCommerce.

Tutto questo dovrebbe passare attraverso la riforma della Direttiva sull’eCommerce del 2000, gli emendamenti alla direttiva Servizi del 2006 o ancora da una revisione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali del 2005.

Le noti dolenti del copyright

Il 56% degli europei usa internet per guardare film, foto, ascoltare musica o giocare online. La limitazione degli accessi, spiega la Ue, “pone dei reali problemi alla creazione di un mercato interno e alla diversità culturale”.

La Ue entra così sul terreno minato delle licenze multi-territoriali la cui discussione è da tempo rallentata da certi ambienti dell’industria culturale.

Lo scorso 15 aprile, infatti, alcuni registi europei guidati dall’inglese Peter Webber, dal belga Lucas Belvaux e dal francese Costa-Gavras sono andati a Bruxelles per denunciare il progetto di riforma che ritengono troppo pericoloso per la creazione.

Il Commissario Oettinger dovrebbe presentare la propria riforma a ottobre. Le sue posizioni favorevoli al diritto d’autore e anti-Google si annunciano piuttosto rassicuranti per le società di gestione dei diritti.

Il rischio, secondo i registi europei, è che la licenza multi-territoriale vada a vantaggio esclusivamente dei giganti del web che hanno la tendenza a concentrarsi sulle superproduzioni mentre “un crescente numero di distributori di nicchia dovranno battersi per ottenere una vera visibilità in tale contesto“.

Nella propria Comunicazione, la Commissione dice di voler autorizzare la ‘portabilità’ dei contenuti legalmente ottenuti (attraverso, per esempio, un abbonamento a un servizio di film online) da un Paese all’altro della Ue, facilitare l’accesso ai contenuti riservati a un solo territorio (come il campionato inglese della Premier League) il tutto “proteggendo i diritti del settore audiovisivo” o ancora generalizzare l’uso dei contenuti protetti a fini di ricerca, istruzione o “text and data mining”.

Dalla parte dei consumatori

La Commissione Ue prenderà anche delle iniziative legislative per garantire ai consumatori protezioni simili a quelle del ‘mercato fisico’ anche quando acquistano online (come per esempio per gli eBook).

La Ue potrebbe proporre un’armonizzazione ‘limitata’ in particolare dei diritti di ricorso e un rafforzamento dei meccanismi di cooperazione per la tutela dei consumatori, insieme a maggiori poteri di indagine.

Per quanto riguarda l’IVA, la Commissione intende modificare le recenti disposizioni, entrate in vigore solo a gennaio 2015, applicabili alle telecomunicazioni, ai servizi audiovisivi ed elettronici allo scopo di ridurre la ‘burocrazia’ che, secondo la Ue, è il risultato di diversi regimi fiscali e pesa sulle PMI.

Una vera politica per lo spettro

 

Last but not least, lo spettro. Ancora una volta la Commissione chiederà agli Stati membri una politica più flessibile per la gestione dello spettro radioelettrico, in modo da riallocare le frequenze a favore dei servizi internet a banda larga.

Diversi Paesi membri hanno infatti abbandonato i progetti in questa direzione già iscritti nella riforma del mercato europeo delle tlc, in corso di adozione, per dedicarsi solo al roaming e alla net neutrality.

Altri cantieri aperti: il campo di applicazione della direttiva sui servizi media audiovisivi del 2007 che sarà esteso ai servizi online (YouTube o Netflix) tenuti al rispetto delle regole europee in materia di tasse, finanziamento dell’audiovisivo, pubblicità e tutela dei minori.

La Commissione punta anche a un’azione legislativa sul controllo e la lotta ai contenuti illegali online. La Commissione infine guarda anche al rispetto dei diritti d’autore e le regole della concorrenza che dovrebbero imporsi ad alcune piattaforme online, ai motori di ricerca e alla sharing economy (Uber, Airbnb…).

Per tutto questo si attendono i risultarti della grande indagine su Google condotta dai servizi della Concorrenza guidati dal Commissario danese Margrethe Vestager.