La ricerca

La plastica raggiunge il mare attraverso più di 1.000 fiumi al mondo. Lo studio

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Uno studio pubblicato su Science Advance mette in guardia gli Stati di tutto il mondo, attraverso i fiumi si scarica negli oceani e nei mari del pianeta fino a 2,7 milioni di tonnellate di plastica l’anno. Le coste più compromesse quelle di Cina, India, Sud-Est asiatico, Africa occidentale e Centro-Sud America.

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1.656 fiumi responsabili dell’80% di tutta la plastica finita in mare. Lo studio

L’inquinamento da plastica negli oceani e nei fiumi è un pericolo ambientale crescente e l’accumulo nei corsi d’acqua e nei loro delta, sulle coste e sulla superficie degli oceani, è in rapido aumento. Di tutta la plastica prodotta al mondo fino ad oggi, circa il 60% è finito nelle discariche o direttamente nell’ambiente naturale. Ecco perché questo tipo di inquinamento rappresenta oggi una seria minaccia per la vita acquatica, gli ecosistemi e la salute umana.

Uno studio pubblicato su Science Advances ha scoperto che il canale principale che porta i rifiuti di plastica nei mari e negli oceani sono i nostri fiumi, in particolare molti più corsi d’acqua di quanto si pensasse in precedenza.

Quelli presi in esame dagli studiosi sono 1.656 fiumi, che da soli rappresentano l’80% di tutta la plastica convogliata in mare. Stimati anche i volumi di questo inquinamento, fino a 2,7 milioni di tonnellate all’anno.

Un dato visto al rialzo da altre ricerche, che portano il carico di rifiuti di plastica finiti in mare a 8 milioni di tonnellate annue.

In molti casi, questi numerosi fiumi di plastica sono alimentati da altre centinaia di più piccoli canali urbani. I dati peggiori provengono da Cina, India, gran parte del Sud-Est asiatico, Indonesia, Africa occidentale, America centrale, Brasile e Argentina.

Il dramma dell’inquinamento che minaccia la salute umana e animale. L’incubo microplastiche

Un dato drammatico, sia perché di acqua dolce ne abbiamo poca sul pianeta, sia perché i cambiamenti climatici renderanno la disponibilità di acqua dolce sempre più incerta, sia perché l’inquinamento mette in pericolo la vita stessa di umani e non umani (a serio rischio sopravvivenza più di 700 specie viventi acquatiche).

Secondo lo studio internazionale “Human health and ocean pollution”, commissionato dalla Fondazione del Principe Alberto II di Monaco, in collaborazione con l’Università di Boston, a cui ha lavorato anche l’Università di Genova, l’inquinamento marino e terrestre uccide 9 milioni di persone circa ogni anno, che nel 2020 ha rappresentato il 15% di tutti i decessi registrati nel mondo nel 2020.

I 10 maggiori fiumi di plastica contribuiscono all’inquinamento marino tra 2,41 e 4 milioni di tonnellate annue.

Gran parte di questo conferimento tossico in pieno mare da vita ad un ulteriore fenomeno, probabilmente quello più pericoloso per la vita sulla Terra: le microplastiche. Secondo l’ONU, nei mari di tutto il mondo ci sono 51 mila miliardi di particelle di microplastica, un numero superiore di oltre 500 volte a quello delle stelle presenti nella nostra galassia.

Danni agli ecosistemi e danni economici

L’inquinamento da plastica negli oceani – considerando solo l’ambito del cosiddetto marine litter – è responsabile di una mancata erogazione dei servizi ecosistemici che si traduce in una perdita annuale di benefici per l’umanità inclusa tra 500 e 2500 miliardi di dollari, secondo quanto riportato da valori.it. Il calcolo è stato elaborato da un gruppo di scienziati, e pubblicato in uno studio (Global ecological, social and economic impacts of marine plastic) sul «Marine Pollution Bulletin».

In base a questi dati, gli scienziati hanno stimato che per ogni tonnellata di plastica finita in mare l’umanità sconti un costo annuo – in termini di riduzione del capitale naturale marino – fino a 33.000 dollari.

I rifiuti di plastica causano anche gravi perdite economiche dirette, a causa di danni alle navi e agli attrezzi da pesca, effetti negativi sull’industria del turismo e maggiori sforzi per la pulizia della costa, per un totale di 1,26 miliardi di dollari all’anno solo per la regione Asia-Pacifico.