L'analisi

La Pa digitale e i 16 elementi ‘oscuri’ del digitale pubblico. Quali rimedi?

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L’oscurità dei cittadini alla Pa digitale è totale: dobbiamo uscire da questa situazione; dobbiamo uscire dal “grande inverno”. Come? Facciamoli accedere ai servizi pubblici con una modalità unica ed efficace.

Prendo spunto dall’evento Dig.eat 2019 (organizzato da Anorc Mercato e Anorc Professioni il 30 maggio 2019 presso il Teatro Eliseo di Roma). Sicuramente è stato un anti-evento, ispirato allo storico album dei Pink Floyd The dark side of the moon (Capitol Records, 1973) “…per raccontare, oltre i rumors e i muri di gomma, la reale condizione del digitale in Italia e provare così a indicare strade realmente praticabili per PA, professionisti e imprese”.

Lo scopo dell’evento è stato quello di “…raccontare, attraverso un occhio irriverente, il lato oscuro del digitale”. Dig.eat 2019 ha centrato lo scopo e desidero fare delle riflessioni (con particolare riferimento alle pubbliche amministrazioni) su alcune questioni trattate nel convegno.

Il citato album dei Pink Floyd è la cornice musicale coerente con la finalità del convegno: l’album raccoglie infatti “pezzi” da “grande laboratorio” musicale moderno, con forti sensazioni, suggestioni, emozioni provocate da una idea della società che deve uscire dalla oscurità per andare verso nuove dimensioni. Ma per andare verso la luce è necessario abbandonare il lato oscuro.

Come facciamo per uscire dal lato oscuro del digitale pubblico?

Possiamo solo farlo partendo dagli elementi “oscuri”; eccone alcuni:

  1. Manca una politica nazionale e quindi manca una visione strategica per transitare dal paradigma dell’analogico al paradigma del digitale (il piano triennale dell’informatica non costituisce una visione strategica; è senza dubbio un ottimo strumento da affinare, ma solo uno strumento)
  2. Manca una visione dei decisori pubblici a tutti i livelli istituzionali sul transito verso amministrazioni digitali (nativamente digitali)
  3. La dirigenza pubblica ancora non ha “deciso” di supportare la trasformazione digitale nelle pubbliche amministrazioni
  4. Il dato pubblico (il sistema di informazioni, documenti, dati) non è considerato ancora come una “risorsa informativa” basilare per i processi innovativi, per il “governo”, utile alla direzione, alla gestione, al controllo; per la qualità dei servizi e per i servizi digitali
  5. L’accessibilità al dato pubblico è basata sulla complicazione burocratica per l’accesso
  6. Le nostre amministrazioni sono organizzate con modelli superati (modelli organizzativi, profili professionali, processi amministrativi)
  7. La semplificazione amministrativa, da 30 anni certamente, sembra non “interessare” ai decisori pubblici e alla dirigenza
  8. I cittadini e le imprese sono ai “margini” della vita e delle attività delle burocrazie pubbliche
  9. Il Codice dell’Amministrazione Digitale non è un “codice” ma un mix di regole, norme, prescrizioni varie, elenchi di cose da fare, ecc., e certamente deve essere semplificato e razionalizzato (non più di 15 articoli: i princìpi) e le regole tecniche (o le linee guida) devono costituire un “sistema di regole” e non semplici linee guida verticali che non tengono conto degli aspetti “trasversali” (organizzativi, giuridici, documentali e tecnici)
  10. L’art. 17 del Codice dell’Amministrazione Digitale (Il responsabile della transizione digitale) non si può applicare concretamente perché è impossibile attivare uffici dirigenziali “dedicati” solo al transito (per conflitto di funzioni) e allora è necessario non complicare la vita delle amministrazioni con modelli astratti (innovativi solo sulla carta)
  11. Dove sono i nuovi profili professionali e le competenze digitali?
  12. Non esiste la formazione dei pubblici dipendenti sulla trasformazione digitale e sui modelli di amministrazione digitale (esiste solo l’addestramento su come si usano gli “applicativi”)
  13. E che dire dei servizi digitali ai cittadini e alle imprese? Esistono? Sono veramente digitali? Sono di facile accessibilità? Sono di facile conoscibilità?
  14. E i siti della PA? A cosa servono? Vogliamo procedere con modelli generali/unici per i servizi di base? Oppure ci teniamo 30.000 tipologie di siti per accontentare l’autonomia anarchica delle amministrazioni?
  15. E la sicurezza informatica? Cosa è? Si compra a “chili” oppure è altra cosa oltre le tecnologie per la sicurezza?
  16. E perché siamo al 25.mo posto nella classifica DESI?

Mi fermo qui.

L’oscurità è totale: dobbiamo uscire da questa situazione; dobbiamo uscire dal “grande inverno”.

Andiamo oltre le “burocrazie”.

Il cittadino deve costituire il soggetto primario dal quale partire.

Facciamolo accedere ai servizi pubblici con una modalità unica ed efficace. Facciamo crescere la cultura sulla trasformazione digitale e sul transito digitale.

Infine, al cittadino indichiamo con chiarezza i suoi diritti digitali.

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