Lo scontro

La BBC accusa Facebook: ‘Non rimuove commenti e foto pedopornografiche’. Ma viene denunciata dal social network

di Roberto Capocelli, Privacy Italia, giornalista specializzato in economia e relazioni internazionali |

Un’inchiesta dell’emittente porta alla luce contenuti e foto pedopornografiche pubblicate sul social network, ma la segnalazione cade nel vuoto e Facebook denuncia i giornalisti alla Polizia per diffusione di materiale pedopornografico.

La storia che stiamo per raccontarvi ha forse dell’inverosimile, ma l’unica cosa certa è che è accaduta realmente. Ma ricapitoliamo quanto successo.

Circa un anno fa la britannica BBC lancia un’investigazione sull’uso di Facebook da parte di gruppi di pedofili per distribuire e scambiare materiale pedopornografico.

Dopo aver creato dei profili fittizi, i giornalisti inglesi si imbattono in un certo numero di gruppi segreti tra i quali uno che mostra foto di ragazzine dall’apparente età di 10-11 anni accompagnate da commenti ammiccanti, come ad esempio “yum yum“.

La BBC lo comunica a Facebook e si vede rispondere che quel tipo di commenti non rappresentano una violazione dei “community standards“.

Va bene.

In tutto, il team della BBC identifica una ventina di gruppi: di questi alcuni vengono cancellati dagli stessi creatori, quattro vengono chiusi da Facebook e gli altri, secondo quanto riportato dalla stessa BBC, rimangono attivi.

Ma l’indagine va avanti e i giornalisti inglesi riportano i risultati alle autorità competenti.
Il Commissario per l’Infanzia, Anne Longfield, si dice “scioccata” dal fatto che il social network ritenga che alcuni di quei gruppi non violino i termini. La Longfield afferma senza giri di parole che Facebook non fa abbastanza per proteggere i bambini.

Andy Baker, ex comandante della polizia ed ex vice direttore esecutivo del Child Exploitation e Online Protection Center, dichiara: “Io non sono su Facebook, e uno dei motivi è per quello che non viene fatto…” da Facebook, ha detto.

A distanza di un anno, da buoni giornalisti, i colleghi della BBC tornano a verificare la situazione: trovano che circa l’80% (sic!) delle foto precedentemente segnalate sono ancora lì.

Lo comunicano al social network e chiedono un’intervista.

La risposta?

Semplice: Facebook cancella l’intervista e denuncia i giornalisti alla polizia per diffusione di materiale pedopornografico visto che “è contro la legge per chiunque distribuire immagini di abusi sui bambini“.

Un messaggio chiaro, insomma, anzi un vero e proprio “avvertimento”, come si dice in certi ambienti: a pensar male, infatti, la mossa dei dirigenti di Facebook suona quasi come il più classico dei “meglio se vi fate i fatti vostri“.

Alla faccia del manifesto di Mark Zuckerberg che proclama di voler “unire la comunità globale” e “aiutare le persone a comunicare meglio“.

Da notare che proprio l’investigazione dei giornalisti della BBC aveva portato la polizia inglese ad arrestate un uomo condannato poi a 4 anni di reclusione.
Il direttore editoriale della BBC, David Jordan, si è detto molto sorpreso dalla reazione: “Si può solo supporre che i dirigenti di Facebook non abbiano voluto o siano certamente riluttanti a impegnarsi in un dialogo sul perché queste immagini sono ancora disponibili sul sito di Facebook“, ha dichiarato.

Dopo l’investigazione dello scorso anno Facebook aveva dichiarato di aver migliorato il sistema di controllo, ma il Commissario per l’Infanzia Anne Longfield si è detta “molto disturbata da quello che ho visto, molto delusa dal fatto che dopo un anno stiamo ancora vedendo quelle immagini, questo è totalmente a mio avviso inaccettabile“. E ha aggiunto: “Il sistema di moderazione chiaramente non è efficace“.

Al coro si è unito il presidente della Commissione sui Media, il conservatore Damian Collins che ha detto di avere “seri dubbi” sull’efficacia delle misure messe in atto da Facebook per prevenire questi fenomeni.

Collins ha anche aggiunto che gli sembra incredibile che la BBC sia stata segnalata alle autorità quando, in realtà, il lavoro dei giornalisti “contribuisce a ripulire la rete“.

Ora vediamo cosa succederà, sempre che si riesca ad abbattere il muro di silenzio che sembra essersi creato intorno alla vicenda.