L'evento

Italtel e la via italiana all’industria 4.0, intelligenza artificiale e big data per un nuovo business model

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Tre gli obiettivi per le PMI: ridurre i tempi di fermo macchina imprevisti; aumentare la produttività del lavoro e della velocità di produzione grazie all’IoT; ridurre i consumi energetici. Non raggiungerli potrebbe aumentare la complessità senza generare maggiore valore economico.

Fabbrica intelligente o industria 4.0 sono due termini che riguardano un gran numero di iniziative finalizzate al rilancio del settore manifatturiero dei Paesi occidentali o in genere di tutti i Paesi ad economia avanzata grazie alle tecnologie abilitanti la trasformazione digitale.

Soluzioni che vanno ad impiegare l’intelligenza artificiale, il cloud, la realtà aumentata e virtuale, o l’internet delle cose e la stampa 3D, per rilanciare la competitività delle imprese aumentando nel contempo produttività ed efficienza.

Il 12 luglio scorso c’è stato a Francavilla a Mare, in Abruzzo, il workshop “La vita italiana all’Industry 4.0”, organizzato da Italtel e TIM, dedicato proprio all’impatto dell’industria 4.0 sulle filiere industriali e su alcuni settori chiave dell’economia territoriale, fortemente legata alle piccole e medie imprese, tra cui food & beverage, tessile, metalli, macchinari.

L’uso di nuove tecnologie non è solo un cambio generazionale, si legge in una nota Italtel, ma una vera rivoluzione “grazie all’adattamento di processi di business ed un aggiornamento di competenze e organizzazioni al nuovo modello, decisivo per adottare l’Internet delle cose nelle industrie”.

Dal paradigma dell’Industria 4.0 discendono una serie di benefici, tra i quali: la riduzione dei tempi di fermo macchina imprevisti; l’aumento della produttività del lavoro e della velocità di produzione conseguito grazie alla diffusione delle tecnologie a supporto della comunicazione mobile e alla sensoristica; la decisa diminuzione dei consumi energetici; la costruzione di una relazione continua con i clienti, grazie alla crescita dei servizi post vendita favoriti dal fenomeno della servitization (la relazione con il cliente non è più centrata sui prodotti, bensì su servizi digitali).

Durante l’evento sono state indicate tre “sfide” centrali nel processo di sviluppo di un’industria 4.0 in Italia: ingegnerizzazione di prodotto e logistica data-driven; condivisione quasi real time di dati tra PMI e imprese leader nelle attività produttive; nuovo business model tramite big data, Internet of Things, artificial intelligence, cyber-physical systems.

Non accettare queste tre sfide pone le PMI di fronte al rischio che l’Industria 4.0 aumenti la complessità senza generare maggiore valore economico con l’innovazione di prodotto e il processo produttivo”, si legge ancora nel documento diffuso da Italtel.

Di fatto, si legge nel sito dell’azienda italiana che assieme ad Exprivia ha dato vita ad un unico soggetto col fine di diventare una delle più importanti realtà industriali italiane nelle tecnologie digitali, la sfida più rilevante per il manifatturiero 4.0 italiano è “la capacità di raccogliere, elaborare e sintetizzare le grandi quantità di dati disponibili e trovare modalità efficaci per renderli fruibili e convertirli in decisioni”.

Alla base di ogni iniziativa 4.0 c’è l’esigenza di realizzare una rete convergente a supporto dell’automazione industriale, in grado di interconnettere tutte le macchine ed i sistemi produttivi garantendo i massimi livelli di sicurezza e il monitoraggio intelligente, veloce e preciso, delle linee di produzione.

A livello mondiale, secondo un recente studio di Research and Markets, il mercato dell’Industry 4.0 potrebbe raggiungere il valore complessivo di 214 miliardi di dollari nel 2023, il 30% in più rispetto alle stime precedenti, segno di un’ulteriore accelerazione data da investitori ed imprese alla digital transformation nel settore manifatturiero.

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