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Transizione 5.0, mancano ancora i decreti attuativi. Ordini di macchine e robot in calo del 19% per l’Italia

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Necessaria un’accelerazione da parte del Governo, a rischio ordini per 6 milioni di macchine e robot. Cala non solo il mercato interno, ma anche l’export. Le richieste da parte di Ucimu-Sistemi per produrre: “Occorre ora superare la fase di impasse, dando al mercato un segnale chiaro di distensione e stabilità, condizione fondamentale per chi deve fare investimenti in macchine di ultima generazione”.

Macchine e robot, un mercato in calo nel primo trimestre 2024

Nel primo trimestre 2024, l’indice degli ordini di macchine utensili segna un calo del 18,9% rispetto al periodo gennaio-marzo 2023. Sono i nuovi dati diffusi dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e sistemi di automazione, che certificano grossi problemi sia nelle esportazioni, sia nel mercato interno.

Comincia dunque con segno negativo il 2024 dei costruttori italiani di macchine utensili e, sebbene si tratti di una conferma rispetto a ciò che ci attendevamo, occorre ora superare la fase di impasse, dando al mercato un segnale chiaro di distensione e stabilità, condizione fondamentale per chi deve fare investimenti in macchine di ultima generazione”, ha affermato Barbara Colombo, presidente UCIMU.

Al momento, gli ordini raccolti oltreconfine sono risultati in calo del 18,5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Male anche il fronte interno, con gli ordini che hanno segnato un arretramento del 19,4% su base annua.

Transizione 5.0: mancano i decreti attuativi. Colombo (Ucimu): “Il tempo comincia a scarseggiare

Una situazione, ha spiegato Colombo, che appare “incredibilmente più nebulosa rispetto anche solo ad un mese e mezzo fa quando fu presentato il decreto legge con l’impianto di Transizione 5.0”.

Proprio su questa misura, lanciata dal ministero delle Imprese e del made in Italy, ha spiegato il Presidente, “oggi, mancano ancora i decreti attuativi”. Niente di buono neanche sul versante “Transizione 4.0”, perché “il cambio in corsa delle regole con cui si può accedere alla misura rischia di bloccare in modo irreparabile la domanda domestica“, ha aggiunto Colombo.

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, a margine di un convegno organizzato da Confindustria Veneto Est e Camera di commercio, ha provato a rilanciare la misura “Transizione 5.0” e a mitigare ritardi e criticità amministrative, assicurando che “i benefici fiscali che saranno introdotti dal piano Transizione 5.0, rispetto al precedente Industria 4.0, sono assolutamente superiori per le imprese”.

Parliamo di crediti fiscali – ha puntualizzato Urso – che possono giungere al 45% negli anni 2024-2025, quindi un aumentare di risorse pubbliche investire pari a oltre 13 miliardi di euro“.

Colombo sembra proprio rispondere al ministro, facendo notare che “il tempo comincia davvero a scarseggiare”.

Cambiano le regole per accedere alle risorse del piano Industria 4.0, si destabilizza il mercato

L’utilizzo della misura, che vuole premiare gli investimenti in grado di abbinare il tema della digitalizzazione a quello del risparmio energetico, ha infatti una durata limitata: “Nel rispetto delle scadenze imposte dal PNRR, per poter usufruire dei benefici del 5.0, il termine ultimo di consegna del bene è fissato al 31 dicembre 2025. Ciò significa che le regole di ingaggio, vale a dire i decreti attuativi, per fruire di queste misure devono essere disponibili a strettissimo giro altrimenti una così pesante compressione temporale tra il momento dell’ordine e quello della consegna ci obbligherà a rinunciare ad una parte consistente delle richieste del mercato. Vogliamo davvero rischiare tutto questo?”.

Nel caso della misura per l’indsutria 4.0, invece, “ha moderatamente destabilizzato il mercato la decisione del governo di prevedere l’obbligo di comunicazione preventiva del valore dell’investimento che si intende realizzare e della ripartizione, rispetto alle quote annuali, del credito di imposta di cui si beneficia”.

A rischio ci sono interi piani di investimento da parte delle imprese, mentre il mercato degli ordini ristagna. Come ha spiegato al Sole 24 Ore Massimo Carboniero, amministratore delegato e contitolare di Omera, azienda che produce presse e linee automatiche con sede in Veneto, “qualcuno dice di voler aspettare, altri confermano le commesse sulla parola ma non firmatno. In sintesi, per noi si tratta di 5-6 milioni di ordini fermi”.

Il Piano “Transizione 5.0”, lo ricordiamo, prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025 a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane.