l'analisi

Italiani teledipendenti, più di 4 ore al giorno davanti alla Tv

di Lorenzo Sorbini e Paolo Anastasio |

Gli Italiani passano 4 ore e 20 minuti al giorno davanti al piccolo schermo, più di chiunque altro in Europa. Siliato (Studio Frasi): 'Fenomeno non preoccupante'. Preta (ITMedia Consulting): 'Ma gli Americani ne guardano di più'. Zaccone (IsICult): 'Fortissimo ritardo dell'Italia sulla banda larga'. Zambardino (I-Com): 'Ma la Pay Tv tiene'

4 ore e 20 minuti, questo è il tempo medio che gli Italiani hanno trascorso ogni giorno davanti alla Tv nel 2014, in aumento di 4 minuti e 42 secondo al giorno pro capite dal 2008. Un dato impressionante e in continua crescita di cui certamente non possiamo vantarci, anche se di fatto non è di molto superiore alla media di altri paesi della Ue. In attesa dell’arrivo di Netflix, pesa d’altro canto nel nostro paese lo scarso livello di fruizione di Tv online, anche per carenza di banda larga.

Secondo lo studio condotto dalla società britannica IHS Technologysulle abitudini televisive negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna, il nostro paese è quello in cui si guarda più televisione in Europa. A livello globale siamo secondi soltanto agli Stati Uniti.

A questo risultato, possiamo aggiungere anche il tempo speso a usufruire di contenuti video online, il che porterebbe la nostra teledipendenza a esattamente 4 ore e 37 minuti al giorno.

Per Dan Cryan, senior director media e contenuti a IHS Technology, “La continua crescita di fruizione televisiva può essere attribuita alla difficile situazione economico-finanziaria in Italia, dove un alto tasso di disoccupazione potrebbe essere correlato a un aumento del consumo di Tv medio giornaliero”.

 

In altre parole, il ‘non lavorare’ ma ‘rimanere a casa’ porterebbe l’italiano medio a sedersi sul divano e vedere più Tv. Un ragionamento che non sembra fare una piega, anche se poi, analizzando i dati sul consumo di Tv negli Stati Uniti, quest’analisi è sicuramente meno credibile. Gli Usa hanno la media più alta nel mondo per consumo giornaliero di Tv. Con circa 351 minuti al giorno (circa 6 ore), gli Americani si aggiudicano di gran lunga il primo posto. Questo significa sia che negli Stati Uniti è radicata la cultura della televisione tradizionale ma anche che sta dilagando un consumo di contenuti video online (ad esempio Netflix o Amazon Prime ndr.) che stanno, sì, mantenendo il consumo video estremamente alto, ma lo stanno un po’ allontanando da quello che è il consumo tradizionale americano.

Per quanto riguarda gli altri paesi Europei, Germania e Francia oscillano tra i 210 e 216 minuti  giornalieri di Tv, comunque al di sotto delle 4 ore al giorno. Si tratta di dati che non sono cambiati di molto rispetto al 2013, il che vale anche per la Spagna che è ferma a 242 minuti al giorno di consumo televisivo medio pro capite.

È invece la Gran Bretagna che inverte positivamente il trend, diminuendo il consumo di Tv nel 2014 rispetto all’anno precedente. In aumento però è il consumo di contenuti video online, dal momento che gli inglesi sono stati fra i primi ad usufruire delle nuove piattaforme online come Netflix.

Le reazioni

Ma cosa ne pensano gli esperti di casa nostra? Dobbiamo preoccuparci? Passiamo troppo tempo davanti alla Tv? “Quattro ore e venti minuti al giorno davanti alla tv sono tante, ma non è un fenomeno preoccupante, perché non c’è una grande differenza rispetto al resto dell’Europa. Concordo sul fatto che la crisi economica aumenti il tempo che si passa in casa, dove per molte persone è più facile guardare la tv piuttosto che leggere un libro – ha detto Francesco Siliato, Partner dello Studio Frasi e Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico di Milano – Quando ci fu la riunificazione della Germania, le ore che i tedeschi passavano davanti al televisore aumentarono in modo sensibile con il contributo dei nuovi cittadini dell’Est. E’ anche vero, però, la crisi economica in Italia non è una novità e che molto dipende dai contenuti, che nel nostro paese sono assai più interessanti adesso, visto che la tv generalista non è più un monopolio, vale il 60% mentre il resto dell’offerta è al 40%. In altre parole, l’offerta è molto più varia di un tempo e ci sono programmi molto interessanti fra cui scegliere. Per quanto riguarda il consumo di contenuti televisivi su Internet, sono sicuramente in crescita anche in Italia, anche se non c’è modo di misurarli, e in futuro sono sicuramente destinati a crescere ulteriormente con la diffusione della Smart Tv. Detto questo, è vero che la banda larga in Italia è un problema”.

 

Secondo Augusto Preta, Fondatore e Amministratore di ITMedia Consulting,“Da sempre gli Americani guardano più Tv degli Europei e da sempre l’Italia è fra i paesi dove se ne guarda di più insieme a Spagna e Gran Bretagna – dice Preta – Il risultato dell’indagine sull’Italia quindi non è così eclatante, è una tendenza che c’è sempre stata. Internet incide in maniera molto relativa sul fenomeno. Teoricamente in un paese dove si guarda tanta Tv il ritardo della larga banda impedisce lo switch verso la fruizione di servizi alternativi come l’on demand. C’è infine da dire che i dati italiani sono basati sull’Auditel ma che il meccanismo di rilevamento varia da paese a paese”.

“Questo genere di indagini internazionali va sempre preso con le molle – dice Angelo Zaccone, presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult – non ho letto ancora la ricerca, ma immagino che il dato sulla fruizione tv/web sia basato su fonte Auditel in Italia e di enti analoghi negli altri Paesi presi in considerazione: va enfatizzato come questi campionamenti non siano più adeguatamente rappresentativi della effettiva fruizione di contenuti televisivi via internet e mobile. Il campione di riferimento non viene aggiornato tempestivamente, rispetto alle modificazioni socioculturali della sua struttura. In altre parole, il dato che emerge rischia di non essere aderente alla realtà perché non sono ben conteggiate le ore che ognuno di noi passa fruendo di contenuti televisivi online e mobile, che ormai non sono poche, soprattutto nel target di maggiore interesse degli investitori pubblicitari. Detto questo, è chiaro che l’Italia sconta ancora un fortissimo e scandaloso ritardo sulla banda larga, e questa indecente criticità determina un rallentamento complessivo delle dinamiche evolutive delle industrie mediali e culturali, e certamente frena ogni fruizione alternativa alla tradizionale televisione. Approfitto dell’occasione per segnalare che in Italia non esiste ancora – incredibilmente – un’indagine seria, accurata e continuativa, sulla fruizione multimediale e più in generale sui consumi culturali, e che quindi – spesso – non soltanto gli analisti ma anche i “decision maker” (e lasciamo perdere i “policy maker” pubblici…) finiscono per costruire fantasiose teorie mediologiche ed elaborare incerte strategie sulla base di dati assolutamente deficitari. In una sola parola, di fronte a questi numeri (spesso in libertà, anche se col “brand” di multinazionali della consulenza, ovvero fuochi d’artificio ad effetto e… griffati): prudenza!”.  

Per Bruno Zambardino, Docente di Economia del Cinema e dello Spettacolo alla Sapienza e Direttore Osservatorio Media I-Com,“Il numero di minuti che gli Italiani trascorrono davanti alla Tv è un dato strutturale, quasi genetico per il nostro paese – dice – Non si può negare a priori la concausa economica, anche se Auditel rileva non solo il consumo di Tv lineare ma anche la Pay Tv. Se si considera la Pay Tv, il discorso della crisi cade. Nessuno pensava che Sky potesse mantenere i 5 milioni di abbonati eppure l’ha fatto. Per quanto riguarda il futuro, sono del parere che Netflix contribuirà a spostare la fruizione verso la rete e il mobile”.