La manovra

Impresa 4.0 e incentivi soppressi dal Governo, il punto sulla Legge di Bilancio 2019

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Via il superammortamento, iperammortamento rimodulato in 3 aliquote, dimezzato il credito d’imposta, nella manovra del Governo spazio comunque all’innovazione digitale con gli innovation manager e nuove risorse per l’acquisto di macchinari 4.0 da parte delle Pmi.

La manovra del Governo “giallo-verde” è arrivata in Parlamento, ora all’esame delle Camere, e sul fronte dell’industria 4.0 qualcosa è stato perso per strada rispetto a quanto fatto finora. Secondo testo in circolazione, il Governo Conte avrebbe indebolito il Piano Impresa 4.0, togliendo il superammortamento e mantenendo l’iperammortamento con aliquote al ribasso però.

L’innovazione digitale come faro rimane, ma l’impianto generale sembra dover cambiare, con un iperammortamento prorogato al 2019 ma rimodulato al ribasso in tre aliquote, rispetto all’attuale agevolazione pari al 250%, che pare resterà in vigore fino al 31 dicembre 2018.

Le nuove aliquote, secondo lo schema proposto da Pmi.it, dovrebbero essere del 250% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 200% per investimenti fra 2,5 e 10 milioni di euro, del 50% per investimenti fra 10 e 20 milioni di euro.

Resta quindi invariata l’agevolazione per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, che sono poi quelli a più facile portata anche delle piccole e medie imprese (Pmi).

L’iperammortamento dovrebbe riguardare gli investimenti in macchinari 4.0 e anche le spese in software technologies nella misura del 140%.

Per quanto riguarda invece la Nuova Sabatini, a quanto pare dovrebbe essere rifinanziata nei prossimi sei anni: con circa 48 milioni di euro nel 2019, destinati gli acquisti agevolati di nuovi macchinari da parte delle Pmi, 96 milioni di euro complessivi per gli anni che vanno dal 2020 al 2023, altri 48 milioni di euro per il 2024.

Spazio anche per il voucher da sfruttare per le consulenze (innovation manager) necessarie ad avviare la transizione 4.0 delle imprese.

Oltre al superammortamento, la manovra sembra aver rimodulato anche il credito d’imposta per formazione e competenze 4.0, invece previsto nella precedente Legge di Bilancio 2018.

Viene sostanzialmente dimezzato, dal 50 al 25%, il credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo. C’è una deroga al taglio solo per le spese per il personale impiegato nella R&S e per i contratti di ricerca stipulati con università, enti di ricerca e startup e Pmi innovative.

Secondo un articolo di ieri del Sole 24 Ore, l’esecutivo sembrerebbe però “intenzionato ad includere tra i beneficiari dell’Ires ridotta al 15% anche le imprese che investiranno i propri utili nella formazione 4.0”.

Nella manovra all’esame della Camera, riporta l’articolo, “assistiamo ad un depotenziamento del piano Impresa 4.0 rispetto all’impianto della precedente legge finanziaria. Il governo farebbe bene a rivedere la scelta riconfermando in blocco i provvedimenti”, ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe.

Le imprese che investono in nuovi impianti o in beni strumentali e quelle che assumono nuovo personale pagheranno infatti un’Ires ridotta: l’aliquota scenderà dal 24 al 15% sugli utili che vengono reinvestiti destinandoli all’incremento degli investimenti (ad esclusione di immobili e veicoli non strumentali) o dell’occupazione.