Scienza

Il grande vortice di plastica del Pacifico è abitato da 46 specie di esseri viventi. Lo studio

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I rifiuti di plastica che compongono il Great Pacific Garbage Patch sono abitati da diverse specie di invertebrati, comunità di viventi tipiche degli ambienti costieri. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Ecology & Evolution.

La plastica diventa una nuova casa per specie viventi?

Anemoni di mare, idrozoi, piccoli crostacei e altri invertebrati hanno trovato casa nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, grazie alla grande “isola di rifiuti di plastica”, o Great Pacific Garbage Patch, che ormai staziona tra lo Stato americano della California e le isole Hawaii.

Decine e decine di specie viventi diverse, secondo un nuovo articolo scientifico pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution.

Si tratta di quelle che gli scienziati chiamano comunità viventi neopelagiche, cioè un insieme di creature viventi che abita sui rifiuti di plastica che compongono l’isola di plastica. Specie fino ad ora considerate esclusivamente costiere e un tempo ritenute incapaci di sopravvivere in mare aperto, che oggi hanno colonizzato questi vortici di immondizia.

Il vortice di plastica (composto da circa 1,8 trilioni di pezzi di frammenti dal peso approssimativo di 80 mila tonnellate), come è stato chiamato dai media (in maniera estremamente semplificata), potrebbe avere una grandezza pari a 700.000 km quadrati, ma secondo alcune stime raggiunge addirittura i 15 milioni di km quadrati di rifiuti che si muovono circolarmente seguendo le correnti di superficie.

Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution

Oggi sono circa 37 le specie viventi tipicamente costiere che vivono oggi anche sull’isola di plastica. La conferma è arrivata da un nuovo studio dal titolo: “Extent and reproduction of coastal species on plastic debris in the North Pacific Subtropical Gyre”.

La plastica, rispetto a tutte le altre tipologie di rifiuti, rimane in galleggiamento per molti anni, garantendo alle colonie pelagiche di sopravvivere e quindi di riprodursi in un ambiente artificiale che difficilmente in natura troverebbe posto nell’Oceano Pacifico.

E’ stato sorprendente trovare queste specie di invertebrati che consideriamo tipiche degli ambienti costieri nel bel mezzo dell’Oceano. Le abbiamo trovate sul 70% dei rifiuti che abbiamo prelevato dal vortice”, ha spiegato Linsey Haram, ricercatrice presso il National Institute of Food and Agriculture e autrice principale dello studio.

Le preoccupazioni dei ricercatori: come si evolveranno queste specie viventi?

Haram e i suoi colleghi hanno esaminato 105 oggetti di plastica pescati dal Great Pacific Garbage Patch, tra novembre 2018 e gennaio 2019, identificando sui rifiuti 484 organismi invertebrati marini, che rappresentano 46 specie diverse, di cui 37 (l’80%) si trovava normalmente in habitat costieri della terraferma.

Le domande che si pongono i ricercatori sono diverse e tutte relative alle conseguenze che questi rifiuti di plastica hanno sugli equilibri sempre molto delicati degli ecosistemi marini oceanici: come la plastica impatterà sulla salute di questi organismi biologici? L’arrivo di nuove specie viventi aliene in alto mare turberà o meno l’equilibrio ecologico? Come reagiranno le altre specie a questa invasione? Se finiranno sulle coste di altri continenti che accadrà?