Pagamenti elettronici

‘Il contante non è gratis: ePayment necessario per l’economia digitale’. Intervista a Sergio Boccadutri (Pd)

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Sergio Boccadutri, coordinatore area innovazione del Pd: ‘Bisogna superare l’uso del contante la cui gestione costa 8 miliardi di euro all’anno’

Lo stato dell’arte e le prospettive dei pagamenti digitali in Italia, un settore in crescita nel nostro paese dove però le diverse forme di ePayment stentano a decollare per questioni culturali e in particolare per il primato del contante. Una piaga, quella del contante, difficile da superare, che tra l’altro costa 8 miliardi di euro all’anno per la sua gestione alle casse dello Stato. Questo il tema del No Cash Day 2015, che si è tenuto alla Camera dei Deputati lo scorso 8 giugno. Ne abbiamo parlato con Sergio Boccadutri, coordinatore area innovazione e deputato del Pd, primo firmatario della proposta di legge sull’ePayment.

 

 

 

Key4biz.  L’Italia ha un qualche ritardo in materia di pagamenti digitali, quali le ragioni? 

 

Sergio Boccadutri.   E’ vero siamo un po’ in ritardo, quantomeno in alcune aree dei pagamenti digitali e le ragioni sono a mio avviso di natura innanzitutto “culturali”, ma è anche vero che qualcosa si sta muovendo e il recente dibattito in sede parlamentare lo testimonia.

 

Key4biz.  Uno dei punti su cui lei batte da tempo è che l’affermazione dei pagamenti elettronici abbatterebbe il costo del contante.

 

Sergio Boccadutri.   Il contante non è gratis. Finalmente vedo che questo argomento forte quanto ineluttabile, si sta facendo strada. Si sfata un mito basato sulla disinformazione e finora durevole.

Key4biz.  Di quali costi parliamo?

Sergio Boccadutri.   Secondo la Banca d’Italia di un costo noto di 8 miliardi di euro l’anno (mezzo punto di PIL, ndr) su varie componenti di costo di imprese e banche. Ma ci sono poi costi occulti che non sono considerati, quali quelli relativi a rischi, errore, furto/rapina, che potrebbero facilmente rappresentare una cifra di valore pari a quella indicata, se non superiore. Ecco solitamente consumatori e piccoli commercianti vedono i costi dei pagamenti elettronici perché sono più evidenti e ignorano quello del contante, che potremmo considerare quindi come “costo occulto”.

Key4biz.  Perché il contante costa tanto?

 

 

Sergio Boccadutri. Il suo costo è direttamente proporzionale alla sua circolazione. Quindi essenzialmente perché è ancora lo strumento di pagamento prevalentemente scelto dai cittadini al di là della offerta di modalità di pagamento alternative. L’infrastruttura di queste ultime è molto ramificata con milioni di Pos installati. Per questo l’incentivazione dell’utilizzo di pagamenti digitali va segnatamente rivolto verso i consumer, sia con misure fiscali che di carattere culturale. Intanto sul versante merchant è intervenuto un regolamento europeo sui tetti alle commissioni interbancarie, imponendo dei tetti dello 0,3% per carte di credito e dello 0,2% per quelle di debito (il bancomat, ndr).

 

 

Key4biz.  Ma perché esistono le commissioni nei pagamenti digitali?

 

Sergio Boccadutri. Va ricordato che il mercato dei pagamenti digitali è un mercato a due versanti, si tratta di una situazione complessa in cui è presente una piattaforma che fa incontrare due gruppi interdipendenti di soggetti ognuno appunto su un versante diverso, consentendo una interazione tra loro e minimizzandone i costi. Tale mercato consente in molti casi di eliminare costi di gestione contante, rischi di furto o errore dal lato del commerciante e dal lato del consumatore agire anche come finanziamento a fronte di una minore disponibilità momentanea, ad esempio nelle carte di credito, ovvero sono pensate per provvedere ad una spesa anche importante senza portare con sé troppo contante, coi rischi che ciò comporterebbe. Le commissioni servono a remunerare il sistema.

Key4biz.  Qualcuno si lamenta per la consistenza delle commissioni, è un aspetto sul quale si può intervenire?

 

Sergio Boccadutri. Sì, ma l’approccio deve essere diverso. Le commissioni servono oltre che a remunerare le piattaforme, anche a garantire molte delle caratteristiche fondamentali: ad esempio, la sicurezza con approcci proattivi, ovvero pianificando una difesa che anticipi gli attacchi futuri, ovvero ricercando ed individuando costantemente le nuove modalità di possibile intrusione. Nessuno di noi vuole che, non solo i soldi, ma anche semplicemente i dati delle nostre carte siano trafugati.

 

Key4biz.  Tutto vero, ma le richieste di abbassamento ci sono…

 

 

Sergio Boccadutri. Intanto, c’è stato il regolamento europeo che ha imposto dei tetti ad una parte delle commissioni, quelle interbancarie e vedremo, ma ho i miei dubbi, quanto i merchant ribalteranno parte della riduzione sui consumatori. Comunque va da sé che le commissioni devono essere non eccessive e convenienti per tutti e per il sistema. Il rischio è semmai un altro: che si affermi il principio ideologico che un servizio tra privati sia gratis solo perché è in rete. Insomma nulla è gratis e la sicurezza, soprattutto questa, in una società sempre più dato-centrica, costa. E se non si remunera con le commissioni allora si paga con la fiscalità generale. Ma dobbiamo considerare che a conti fatti i costi dei pagamenti elettronici sono di gran lunga inferiori ai costi del contante, e servono ad alimentare un sistema complesso e necessario alla economia digitale. Il punto è che sono percepiti con fastidio proprio perché sono percepiti, so che può sembrare un’affermazione tautologica. Infatti si tratta di costi ben identificabili e non occulti, a differenza di quanto accade nell’uso del contante. Se dovessimo distribuire gli otto miliardi di costo del contante per ogni cittadino italiano, bambini compresi, ci troveremmo sulla testa una tassa annuale di oltre 130 euro per ciascuno ecco che allora la nostra percezione sulla sua gratuità cambierebbe.

 

 

Key4biz. Parliamo della sicurezza che nelle transazioni elettroniche diventa cruciale, qui come siamo messi?

 

Sergio Boccadutri. Questo rappresenta uno degli aspetti rilevanti: Ha detto bene, per essere attrattiva la piattaforma deve essere innanzitutto sicura: in Italia il livello di frode nel 2013 secondo il MEF è stato dello 0,019% del transato. Ma non c’è solo la sicurezza. Se si vuol essere efficaci, l’operazione deve essere anche semplice, la complessità del pagamento non può essere ostacolo alla scambio di beni e servizi. Deve essere immediato, nel trasferimento dei fondi da una lato all’altro e non deve essere ripudiabile successivamente. Deve inoltre essere interoperabile, per evitare creazione di monopoli, assicurando nel contempo la maggiore interazione tra i due versanti. Deve ovviamente garantire la privacy, perché va scongiurata la proliferazione di stili di consumo senza un esplicito e rafforzato consenso. Deve infine essere a costi ridotti per i due versanti altrimenti la piattaforma viene meno ad una delle sue ragion d’essere più rilevanti. Come si vede, gli aspetti cruciali sono imprescindibili l’uno dall’altro.

 

 

Key4biz. Insomma un’operazione complessa e a tutto tondo se si vuol perseguire una strategia di successo…

Sergio Boccadutri. Non c’è altra strada e questa complessità ci aiuta a far capire meglio perché esistono dei costi nel sistema del pagamenti elettronici. E’ vero, per lungo tempo gli apparati hardware sono stati troppo costosi, ma come lo stesso MISE ha rilevato già a partire dal 2014 i costi si sono allineati di fatto a quelli di altri paesi europei. E negli ultimi due anni in questo settore è aumentata la concorrenza dinamica, quella fondata sull’innovazione e sulla qualità dei servizi e non solo sui prezzi.

 

Key4biz.  Che sviluppi prevede nel mondo dei pagamenti digitali?

 

Sergio Boccadutri. Enormi, sta arrivando uno tsunami. Il modo di pagare sta cambiando velocemente, grazie anche alla diffusione della rete e degli smartphone. Basti pensare che la “plastica”, come viene chiamata in gergo la carta di credito, è rimasta tale e quale da oltre 50 anni. Certo prima c’era la “strisciata” cartacea, poi sono arrivate le bande magnetiche, poi il chip. Ma appunto la plastica è ancora quella, solo questo ci dice che ci saranno presto grandi evoluzioni, che oggi non riusciamo neanche ad immaginare.

Key4biz.  Da dove verrà il nuovo?

 

Sergio Boccadutri. Vi è tutto un mondo di start-up in Europa che pensa nuovi servizi per il consumatore, nuove experience nei pagamenti digitali.

Poi vi è il passo dell’innovazione nelle decisioni istituzionali e nei quadri normativi. Ed anche qui le cose si muovono velocemente. Si pensi al PSD2, cioè l’aggiornamento della direttiva sui pagamenti ormai in fase di ultimazione. Sarà un cambiamento che aprirà nuove opportunità ma che farà fronte anche a nuove problematiche, sempre collegate alla gestione del dato, non solo per la sua sicurezza di cui ho detto, ma anche sotto i profili della privacy.

Key4biz.  Sarà un cambiamento di tipo sociale più profondo di quanto si non si creda?

 

Sergio Boccadutri. Secondo McLuhan il denaro è un medium sociale, è un traduttore di lavori, e la sua iconicità ha avuto vari passaggi, dal denaro come merce nelle società non alfabetizzate, alla sua incorporazione nella banconota, fino alla credit card cioè al possesso di un credito. Se si guarda bene, è quasi una chiusura del cerchio e lo scambio commerciale diventa soprattutto un movimento di informazioni. Ecco questa è l’opportunità che dobbiamo cogliere anche con la riforma della PA, perché chiunque intrattenga un rapporto economico con la PA debba dar luogo a transazioni solo di natura elettronica. Sarà un passaggio insostituibile per efficacia.

Key4biz.  Sa meglio di me che ci sono resistenze silenti…

 

 

Sergio Boccadutri. Sì va bene, ma non dobbiamo essere condizionati da questi stati d’animo. Il 45% dei pagamenti in questo paese avviene verso la PA, fare viaggiare col pagamento una informazione significa far partire dall’altra parte immediatamente l’attivazione di un servizio. Se lo fa la PA anche nel settore privato dove i cittadini agiscono da consumatori, la diffusione dei pagamenti elettronici sarà più veloce. La diffusione dei pagamenti digitali nella PA e la conseguente riduzione del contante, non rappresenterebbe una limitazione a danno del cittadino, ma – al contrario – un aumento delle possibilità di scelta e quindi un aumento della libertà individuale di ognuno di noi.

 

 

 

Key4biz. A questo punto occorrerebbero dei segnali precisi, anche per superare le piccole o grandi resistenze…

 

Sergio Boccadutri. Proprio qualche giorno fa si è svolto a Montecitorio un evento, il No Cash Day, che ha visto la partecipazione di diversi attori, dalla Banca d’Italia all’Agid, con la partecipazione significativa di diversi amministratori locali che stanno adottando concretamente avanzati sistemi di epayment sui territori di loro competenza.

Tutti hanno concordato sul fatto che, se si aumentassero le transazioni digitali, i costi dei servizi pubblici potrebbero diminuire. Verrebbero infatti eliminati o abbassati – grazie alla digitalizzazione delle operazioni – gli oneri per la registrazione dei documenti cartacei, quelli per l’invio per posta di ricevute e altri documenti, infine i costi della gestione di cassa.

Key4biz.  E la politica? Cosa fa per raggiungere questi obiettivi che potrebbero allineare l’Italia agli altri Paesi ad economia digitale avanzata?

 

Sergio Boccadutri. Questa è la sfida da giocare. Se incentiveremo nella PA i pagamenti digitali, i vantaggi in termini di trasparenza del rapporto col cittadino, di velocità dei servizi a questi indirizzati, la riduzione di contenziosi sui pagamenti potranno poi essere traslati anche nei rapporti tra privati, superando una condizione che oggi ci vede ancora, e purtroppo, in Europa come fanalino di coda.

Questa è la vera sfida e credo che Parlamento e Governo se ne debbano fare carico, anche se nel loro complesso si stanno registrando anche al loro interno nuove sensibilità su queste tematiche. La mozione del Partito Democratico in favore dei pagamenti digitali prova a segnare un avanzamento significativo e, vorrei aggiungere, un punto di non ritorno, in questa direzione.