Il Rapporto

Il cinema italiano cede l’8% nel primo trimestre 2015

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Presentato oggi a Roma il Rapporto sul cinema italiano nel 2014 realizzato da MiBACT e Anica. Quadro in chiaro scuro con forte frammentazione degli investimenti. La quota di mercato Italia mostra un preoccupante calo nel primo trimestre 2015, scendendo al 25%.

L’industria cinematografica italiana prosegue la sua crescita tra luci e ombre. E’ quanto emerge dal Rapporto ‘Tutti i numeri del cinema italiano anno 2014‘ presentato oggi a Roma dalla Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni Culturali e da Anica.

Effervescenza creativa, con qualche contraddizione. Fragilità crescente dell’industria e delle strutture in grado di confrontarsi con un mercato sempre più competitivo.

Potrebbero essere queste, in sintesi, le conclusioni del Rapporto presentato stamani che portano anche a evidenziare come la diminuzione delle coproduzioni sia una conferma di debolezza a livello europeo.

La visione complessiva del 2014 porta in evidenza alcuni elementi significativi sulla filiera cinematografica.

Dario Franceschini: ‘Le major internazionali tornano a girare in Italia’

Il Ministro alla Cultura, Dario Franceschini, ha commentato: “Grazie agli interventi del Governo oggi in Italia ci sono condizioni ineguagliabili per i produttori cinematografici”.

“L’Italia – ha aggiunto Franceschini – oggi è estremamente competitiva sui mercati internazionali perché offre location uniche al mondo, un’eccellenza produttiva consolidata e vantaggi fiscali impareggiabili. E non è un caso che, appena il Governo ha esteso la normativa sul tax credit, le grandi major internazionali sono tornate a girare in Italia. Adesso l’impegno è quello di continuare ad investire su questo comparto che consideriamo per lo sviluppo dell’industria creativa italiana e la valorizzazione dell’immagine del Paese nel mondo”.

Nel corso del suo intervento, Franceschini ha fatto una sorta di bilancio di quanto fatto per il settore cinematografico nell’ultimo anno di Governo (Provvedimenti).

Produzione, troppa frammentazione degli investimenti

 

Il Rapporto sottolinea che da un lato il settore della produzione continua a mostrare un aumento significativo del numero dei film italiani prodotti, segno della moltiplicazione delle opportunità: 201 titoli hanno ricevuto nel 2014 il nulla osta alla pubblica proiezione, di cui 194 di iniziativa italiana, in aumento rispettivamente di 34 e 38 rispetto al 2013. In questa tendenza positiva, la riduzione delle coproduzioni è un segnale d’allarme, poiché indica un ripiegamento sulla produzione 100% nazionale (+ 43 titoli).

D’altro canto, le risorse economiche destinate alla produzione non aumentano proporzionalmente al numero di film: +38 film di iniziativa italiana prodotti corrispondono a solo +12 milioni di euro rispetto al 2013, dato che mette in evidenza una forte frammentazione degli investimenti e quindi il calo del budget medio per film. Rimane invariato, infatti, il numero di titoli che hanno dichiarato un costo medio superiore a 2,5 milioni, budget già di gran lunga inferiore alle medie internazionali. Mentre aumentano significativamente i film con budget fino a 0,8 milioni di euro (da 80 a 112), assorbendo quasi completamente la variazione positiva del numero rispetto all’anno precedente, abbassando ulteriormente una media film già ai minimi termini. Come termine di paragone, è pari a 3,9 milioni di euro il budget medio di un film di iniziativa francese – dove gli investimenti complessivi nel 2014 sono calati del 22%, per un totale di 203 titoli nel 2014 – contro 1,4 milioni di euro di un film di iniziativa italiana.

Il Rapporto evidenzia che sul bacino di risorse attivate complessivamente per la produzione, gli investimenti privati – tra cui quelli dei broadcaster, dedotti per differenza poiché non sono disponibili dati pubblici su questa materia – pesano per circa la metà. Gli investimenti pubblici statali sono sempre più spostati verso misure automatiche e indirette (le varie forme del credito di imposta), mentre i contributi diretti (destinati a lungometraggi di Interesse Culturale, Opere Prime e Seconde, Sceneggiature originali) pesano ormai solo per circa l’8% sul totale, mostrando anch’esse segnali di ulteriore frammentazione (aumento del numero di progetti sostenuti a fronte di lieve diminuzione della dotazione). Di grande interesse l’aumento graduale del peso dei contributi regionali (Fondi e Film Commission), che incidono nel 2014 per circa il 4% del totale. Irrilevante l’entità dei fondi europei che alimentano la produzione di iniziativa italiana, meno dell’1% del budget complessivo.

Stando al Report, l’evoluzione dell’accesso alle forme di incentivo fiscale mostra la maturità dello strumento: sono ormai pochi i film che non richiedono almeno una forma di tax credit e sono tutti compresi tra quelli a basso e bassissimo budget.

E’ quasi raddoppiato il numero degli interventi di tax credit esterno, con un +62% di valore degli investimenti, triplicato nel caso dei settori manifatturieri, e del tax credit distribuzione, presumibilmente attivato dai film che hanno reale accesso al circuito delle sale commerciali. Di grande rilievo l’aumento di progetti e di Paesi interessati dal tax credit internazionale.

Uno sguardo sull’intervento complessivo dello Stato nel settore cinematografico vede ampliarsi la forchetta tra sostegno diretto e sostegno indiretto: dei 203 milioni di euro totali investiti dallo Stato nel 2014, circa 88 milioni sono destinati al sostegno diretto, assorbiti per il 45% dalla produzione, per il 34% dagli enti di settore, per il 13% dalla promozione, per il 9% dall’esercizio. Il 57% del totale (115 milioni) è rivolto al sostegno indiretto, dove la produzione pesa per il 64%, l’esercizio per il 32%, la distribuzione per il 4%.

In sala, incassi e presenze in calo del 7%

Per quanto riguarda il mercato sala, i dati 2014 divulgati a inizio 2015 da Cinetel hanno già dato il quadro generale sull’anno passato, in calo per incassi e presenze di circa il 7% sul 2013. La serie storica Cinetel mostra un riallineamento del 2014 sul livello di circa 10 anni fa, dopo un periodo complessivamente migliore (con superamento per diversi anni dei 100 milioni di presenze e dei 600 milioni di euro di incasso).

Andamento altalenante per gli incassi sull’intero mercato tra il 2004 e il 2014. Dopo i rialzi del 2007, 2010 e 2013, si avverte un calo che porta a segnare nel 2014 incassi pari a circa 550 milioni di euro.

Anche le presenze in sala subiscono una forte flessione, attestandosi a poco più di 90 milioni nel 2014 (-6,07% rispetto al 2013).

La quota di mercato Italia tiene nel 2014, al 27%, ma mostra un preoccupante calo nel primo trimestre 2015, dove scende al 25% (-8 punti percentuali sullo stesso periodo del 2014), su un mercato totale anch’esso in discesa di ancora il 6%, rilevato a fine marzo. Dato che i film italiani avevano invece storicamente mostrato i migliori risultati nel primo e nell’ultimo trimestre dell’anno – a causa della stagionalità della loro programmazione, sempre più concentrata in 6 mesi complessivi – la situazione del 2015 non sembra rosea, fatto salvo l’annunciato allungamento della stagione e la razionalizzazione delle uscite anche nei mesi centrali dell’anno. Va in ogni caso rilevato che nel 2014 nessun titolo italiano ha raggiunto i livelli di incasso dei due anni precedenti: escludendo il film top di ogni anno (che nel 2014 non è comunque paragonabile agli altri), la classifica mostra una generale riduzione di presenze, fino a scendere per la prima volta sotto la soglia delle 800 mila per il titolo in decima posizione.

La concentrazione territoriale mostra un notevole squilibrio del mercato, sul lato dell’offerta di schermi e conseguentemente sul lato della domanda. Le agenzie di Lombardia e Lazio dominano il mercato, in continuità con il passato, trainate dalle città maggiori, evidenziando tuttavia livelli di consumo decisamente superiori alla disponibilità di schermi. In generale, salvo alcune eccezioni, non sembra esserci proporzione quantitativa tra l’offerta di sale e l’effettiva presenza della popolazione sui territori corrispondenti alle agenzie regionali.

Sul totale Italia, la Lombardia è la regione che vanta maggior numero di incassi (19%) e di presenze in sala (18%) mentre quella che va peggio è la Sardegna che si ferma al 2%.

 

In Tv pochi film italiani

Il rapporto tra cinema e tv, così forte nel segmento della produzione (seppur – come segnalato – con un investimento totale di cui non sono pubbliche le dimensioni), non appare altrettanto solido sul fronte della programmazione. Anche se, in questo caso, con luci ed ombre.

Il numero totale di film programmati complessivamente su tutte le reti monitorate da Auditel (fonte: Studio Frasi) è molto elevato nell’arco di ogni anno e soggetto solo a lievi variazioni. In generale, il cinema in tv mostra una perfetta ripartizione 50/50 tra film europei ed extraeuropei sulle reti generaliste e una precisa dominanza del cinema americano sulle reti satellitari (con Sky come unico editore rilevato, dove il cinema italiano è in diminuzione per numero di titoli e in aumento per numero di passaggi).

 

Su Mediaset più cinema italiano

Sui canali multipiattaforma, rileva il Report, si nota uno sfruttamento dei film più intensivo per Rai che per Mediaset, concentrato sui canali dedicati Rai Movie e Iris, seguiti da Rai 4.

Scendendo nel dettaglio per editore e per fascia oraria, tuttavia, le differenze si notano, soprattutto sulla programmazione di cinema italiano, in particolare recente. Il gruppo Mediaset programma più cinema italiano su tutte le sue reti di quanto non faccia la Rai, con un’evidente costante tendenza all’aumento di film nazionali – anche molto recenti, anche prodotti nello stesso anno 2014 – in prima serata su Canale 5 (ammiraglia Mediaset), seguito da Rete 4. A discreta distanza segue RAI Tre, la prima tra le reti RAI. Sulle reti generaliste il cinema italiano è usato diffusamente e in ogni dove (1.532 passaggi nel 2014), in particolare la library d’epoca (1950-1989), nelle fasce orarie meno pregiate (mattina e tarda serata), come contenuto di complemento.

In sintesi, infatti, i titoli italiani recenti (prodotti dal 2009) programmati su tutte le reti generaliste in prima serata sono solo 62, di cui ben 45 su Canale 5 (quasi 1 a settimana durante l’anno). Con una strategia che evidentemente ripaga anche sul piano degli ascolti: la top 10 dei film in tv vede 7 posizioni su 10 programmate su Canale 5 in prima serata, tutti prodotti dal 2010 in poi, 5 dei quali italiani. Le 3 posizioni di Rai Uno sono invece dedicate a film di origine USA, 1 solo dei quali recente.