L'appello

Golden power su Tim, anche Vivendi fa ricorso al Capo dello Stato

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Come già fatto da Tim anche Vivendi presenta ricorso al Presidente della Repubblica contro l'esercizio del golden power da parte del Governo.

Vivendi, come già Tim a fine gennaio, fa ricorso al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, contro il golden power del Governo sugli asset strategici dell’azienda (Sparkle, Telsy e la rete). Un ricorso dovuto e derubricato come “misura tecnica”, che non vuole minare il nuovo corso del primo azionista di Tim con il Governo, inaugurato con l’arrivo al timone del nuovo amministratore delegato Amos Genish che ha intavolato una serie di incontri con il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, culminato la settimana scorsa con l’annuncio del piano di scorporo della rete.

Il ricorso

Oggetto del ricorso di Vivendi sarebbe l’articolo 1 del decreto golden power (poteri speciali su asset strategici nazionali) emesso dal Governo Gentiloni, in linea con la Consob, il 16 ottobre e notificato a Tim il 2 novembre, secondo cui Vivendi, che detiene il 24% della compagnia e i due terzi dei membri in Cda, esercita il controllo di fatto su Tim ma ha mancato di notificarlo al Governo. E per questo rischia una multa fino a 300 milioni di euro. Vivendi nega di esercitare il controllo di fatto su Tim.

 

Il Cda del 6 marzo

In attesa dell’esito finale della disputa, che secondo il ministro Calenda dovrebbe arrivare prima delle elezioni del 4 marzo, Tim si sta preparando al prossimo Cda del 6 marzo, quando è previsto l’annuncio del piano industriale 2018-2020.

Resta da colmare il tassello delle delicate deleghe sulla sicurezza lasciate dal vice presidente Giuseppe Recchi, che dovrà essere sostituito da un cittadino italiano in possesso del Nos (Nulla osta sicurezza) e dovrà avere l’ok del governo, in linea con i requisiti fissati dal golden power, ai quali peraltro Tim si è prontamente adeguata. Per il subentro alle deleghe di Giuseppe Recchi circola il nome di Franco Bernabè, ex amministratore delegato di Tim e membro indipendente del board.

La cessione di Persidera

Intanto, sono attese per domani le offerte vincolanti per il 100% di Persidera, la società delle torri di trasmissione tv di Tim che ne detiene una quota del 70% insieme a Gedi (ex Gruppo editoriale L’Espresso) con il 30%.

La cessione di Persidera è stata richiesta dall’Antitrust Ue a maggio 2017 come condizione per il via libera al “controllo de facto” di Vivendi su Tim.

In questo caso, l’analisi dell’Antitrust Ue si sovrappone a quella conclusa dall’Agcom, che ha già accertato la sua posizione dominante nel mercato dei media e delle telecomunicazioni italiane in base alla Legge Gasparri, imponendo al gruppo francese di scegliere se diminuire le sue quote in TIM o Mediaset. Il piano di Vivendi è atteso entro aprile, un anno dopo la pronuncia dell’Agcom.

 

Mux

Persidera detiene 5 multiplex per il digitale terrestre e fra i potenziali acquirenti ci sono i fondi, in prima fila F2i, ma anche RaiWay e Ei Towers, anche se quest’ultima fa capo a Mediaset di cui la stessa Vivendi detiene poco meno del 30% e quindi sembra fuori gioco per questioni appunto di concorrenza.

C’è da dire che nelle scorse settimane era circolata voce di una possibile quotazione di Persidera.
In Italia ci sono complessivamente 20 mux: Raiway, Ei Towers e Persidera ne hanno 5 a testa. Un mux a testa invece per Cairo, H3G, Dfree (che fa capo a Tarak Ben Ammar), Costantino Federico (editore di rete Capri) e Francesco Di Stefano (Europa7). Per motivi di antitrust nessuna società può avere più di cinque mux.

Accordo con Iliad?

Nel frattempo, secondo le ultime voci di stampa, Iliad potrebbe sbarcare in Italia entro marzo. In questo senso, non è da escludere a priori un accordo con Inwit, la società delle torri Tlc di Tim, che potrebbe cedere capacità wireless all’ingrosso all’operatore low cost francese per migliorare la sua copertura mobile nel nostro paese.