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Frequenze, le telco vogliono rinnovo gratis. In cambio investimenti in 5G standalone

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Chiusa la seconda consultazione pubblica sul rinnovo delle frequenze. Due modelli fra cui scegliere, il rinnovo misto e quello integrale entrambi con riserve garantite a iliad ed eventuali nuovi entranti. Cosa deciderà il Governo?

Lunedì si è chiusa in Agcom la seconda consultazione pubblica sul rinnovo delle frequenze mobili. Secondo quanto riportato dal Sole24Ore, le telco italiane chiedono che i diritti d’uso in scadenza il 31 dicembre 2029 vengano rinnovati a costo zero, in cambio di impegni di investimento, per evitare un nuovo esborso come l’asta 5G del 2018 da 6,5 miliardi di euro. Su questo tema del rinnovo gratuito delle frequenze è fortemente impegnato Pietro Labriola, ad di Tim e presidente di Asstel.

C’è da dire infine che in Italia lo sviluppo e gli investimenti del 5G standalone, il vero 5G, latitano e che un rinnovo gratuito dell’allocazione delle frequenze potrebbe avvenire a ragion veduta in cambio di investimenti certi da parte delle telco nel nuovo standard. Che a questo punto rischia di essere presto obsoleto, superato dall’avvento del 6G.

In scadenza il 70% dello spettro

In scadenza c’è circa il 73% dello spettro radio attualmente usato, pari a 700 Mhz complessivi: Tim 180 MHz, Fastweb-Vodafone 200 MHz, WindTre 250 MHz, Iliad 70 MHz.

Si tratta di frequenze Lte (4G) e Umts (3G), mentre le frequenze 5G assegnate nel 2018 scadranno nel 2037  enon sono quindi in ballo.

Secondo Asstel, il settore investe 7 miliardi di euro l’anno, con Capex pari al 26% del fatturato e spinge per un rinnovo non oneroso, come scritto nero su bianco nel suo manifesto. Agcom valuta due modelli (rinnovo misto o generalizzato) con l’obiettivo di chiudere la procedura nel 2027, due anni prima della scadenza. Questa accelerazione alla luce delle difficili condizioni di mercato e del possibile processo di consolidamento, scrive l’Agcom.

Ma chiudere in tempi stretti sarebbe un toccasana anche per gli operatori, che avrebbero più tempo per organizzare e pianificare gli investimenti.

Cosa succede in Francia

In Francia le frequenze 4G sono state rinnovate senza oneri ma con obblighi di investimento, mentre in Germania la proroga è stata concessa per 3-5 anni, portando la durata complessiva a 20 anni, con un mercato già bilanciato tra Deutsche Telekom, Vodafone e O2.

Cosa succederà in Italia?

Opzione mista e opzione rinnovo sul tavolo

Sul tavolo, scrive il Sole 24 Ore, l’Autorità ha messo due opzioni. Il primo, un modello “misto”: parte delle frequenze prorogate o rinnovate agli attuali titolari e parte messe a gara, ma riservate a Iliade a eventuali nuovi entranti, così da riequilibrare il gioco. Il secondo, un rinnovo generalizzato dello status quo, con in più obblighi di accesso, per ora ancora non ben definiti, da parte dei big verso Iliad e altri.

Nessuno dei due modelli in consultazione si occupa dell’onerosità, sarà alla fine il Governo a decidere se concedere il rinnovo gratuito o meno, in cambio di impegni di copertura.

Agcom ha proposto due modelli

Molto probabilmente, all’esito della consultazione ce ne sarà una terza l’anno prossimo, per arrivare alla proposta finale e definitiva che l’Agcom passerà poi al Governo. I due modelli proposti hanno entrambi disegnarti per rivedere i diritti d’uso a favore di chi dispone di dotazioni spettrali inferiori.

Altolà dell’Antitrust

“Circa la proroga dei diritti d’uso delle frequenze prevista dal Codice, si osserva che in passato l’AGCM ha evidenziato che a proprio avviso la prassi di prorogare i diritti d’uso delle frequenze senza lo svolgimento di nuove procedure competitive di assegnazione comporterebbe alcune criticità concorrenziali legate all’effetto di non permettere il dispiegarsi di una concorrenza per l’acquisizione di una risorsa scarsa e impedendo, pertanto, che il confronto concorrenziale porti all’ingresso di nuovi operatori o all’emergere di operatori più efficienti”, si legge nel documento di in consultazione.

Immaginare una corsa di nuovi player allo spettro è difficile. Però è pur vero che Starlink, Amazon, Google e magari Deutsche Telekom potrebbero anche decidere di entrare nel nostro mercato. Non è escluso a priori, ma è improbabile.   

Non tutti hanno le stesse dotazioni spettrali

Oggi, non tutti hanno la stessa quantità di frequenze. Le ragioni sono molteplici. Da una parte, c’è chi ha voluto investire di più, o chi ha privilegiato alcune bande rispetto ad altre. Dall’altra, soprattutto nel caso di iliad, c’è una ragione storica. L’azienda è presente sul mercato dal 2018: da quel momento, c’è stata una sola asta, la famosa asta delle frequenze 5G. Per le altre frequenze, quelle assegnate precedentemente (in scadenza nel 2029), iliad ha avuto un pacchetto iniziale, figlio del sistema dei rimedi imposto in occasione della fusione fra Wind e 3.

Asstel, dunque, parla di allocazione e non di rinnovo, perché riconosce la necessità che ci sia un ribilanciamento dei portafogli spettrali. C’è poi il caso recente di Fastweb+Vodafone: il risultato dell’acquisizione della società inglese da parte di quella elvetica è stato, anche, un aumento del portafoglio di frequenze, avendo messo insieme a fattor comune il 100% di quelle che detenevano entrambe le aziende.

Ad ogni modo, “l’Autorità, nell’ambito dei procedimenti di propria competenza volti a definire le future procedure di assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze in scadenza al 2029, potrà associare, come sempre fatto, a tali procedure anche specifici obblighi in capo agli operatori aggiudicatari, tra cui obblighi di uso effettivo, copertura e accesso20, nonché adeguate misure pro-competitive e antiaccaparramento di frequenze, inclusi eventualmente meccanismi di riserva per operatori nuovi entranti e limiti di aggiudicazione (c.d. cap) per le bande di interesse”.

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