Digital Single Market

Frequenze, Ansip: ‘Liberare 700 Mhz nel 2022? L’Italia vuole restare indietro’

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Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione Ue e commissario per il Mercato unico digitale, promuove il piano italiano per la banda ultralarga ma bacchetta la volontà del nostro paese di ritardare il passaggio dei 700 Mhz alle telco.

Andrus Ansip a tutto campo sulle politiche italiane per il digitale. Il giudizio del vicepresidente della Commissione Europea e Commissario per il Mercato Unico Digitale è però in chiaroscuro, perché se da un lato promuove il piano italiano per la banda ultralarga (ancora al vaglio di Bruxelles su eventuali violazioni delle norme sugli aiuti di stato), dall’altro bacchetta la volontà del nostro paese di ritardare al 2022 il passaggio della banda 700 dai broadcaster alle telco in vista del 5G, lo standard wireless su cui l’Europa punta per rinverdire il primato globale nel wireless che manca ormai dall’epoca del 2G e 3G.

Banda ultralarga

In un’intervista all’Ansa, il Commissario Ue per il mercato unico dice che il Piano italiano per la banda ultralarga dell’Italia “è davvero buono” e che anche per la parte che riguarda le aree a fallimento di mercato, dove è necessario un intervento pubblico, “va nella giusta direzione” vista la necessità, per l’Italia, di recuperare il grande ritardo accumulato. C’è da dire che da Bruxelles si attende un via libera ufficiale al piano italiano, atteso a stretto giro, tanto che l’intenzione del Governo è quella di realizzare i primi bandi prima dell’estate.

“Il governo italiano sta facendo sforzi”, riconosce l’ex premier estone, ricordando che “il punto di partenza non è per niente buono, perché secondo l’indice digitale” Ue (Desi)  che misura il grado di digitalizzazione dei vari paesi –“l’Italia è 25esima su 28 e ultima in Europa per la diffusione della banda larga fissa” anche se “quella mobile sta compensando”. Se il Piano sia in grado di recuperare il gap, però, avverte Ansip, dipenderà dalla sua attuazione: “Vedremo quando il piano sarà implementato”.

Frequenze

Passando alle frequenze, un altro argomento strategico per la realizzazione del Digital Single Market, Ansip non risparmia critiche al nostro paese, in linea peraltro con quanto già detto dal collega Guenther Oettinger, Commissario per l’economia Digitale che ha chiesto apertamente agli stati Ue di accelerare con la liberazione dei 700 Mhz entro il 2020. Ritardare la liberazione delle frequenze attualmente utilizzate dalla tv digitale terrestre (banda 700) a favore del 5G dal 2020 al 2022, come vorrebbe l’Italia significa, “chiedere il ruolo di restare indietro“, ha ribadito oggi Ansip. Ma non solo l’Italia chiederà il rinvio, mentre in altri paesi come Germania e Francia l’asta per il passaggio dei 700 Mhz alle telco c’è già stata.

“Il cambiamento per l’Italia e altri stati membri in cui c’è un notevole uso del digitale terrestre sarà abbastanza complicato, ma il cambiamento è necessario”, ha aggiunto Ansip, smentendo tuttavia tutte le voci allarmistiche circolate finora sulla necessità per i cittadini di comprare nuovi televisori quando ci sarà il passaggio al nuovo standard del digitale terrestre Dvb-T2.

C’è da dire che nemmeno le telco al momento sono ansiose di partecipare ad un’asta per i 700 Mhz in Italia, tanto più che le frequenze sono ancora occupate e la speranza del settore è poi un intervento del Governo per innalzare i limiti di emissione elettromagnetica fissati a 6 v/m, che in Italia sono i più bassi della Ue.

Consolidamento

Infine, parlando di consolidamento del mercato, Ansip ha detto che “Non c’è un numero magico di operatori per Paese, tre o quattro, ma dipende dalla situazione concreta in quello stato membro concreto, per cui c’è bisogno di una valutazione speciale in ogni caso”. In particolare, a proposito della fusione tra Wind e H3G in Italia, ora sotto l’analisi dell’Antitrust Ue, dopo la bocciatura dell’operazione tra O2 e 3Uk in Gran Bretagna che può lasciare presagire un’uguale sorte per l’operazione italiana. “Dobbiamo tenere a mente” in ogni caso, ha sottolineato Ansip, “che la concorrenza deve restare”.