Frequenze Tv

Digitale terrestre: niente switch-off per il DVBT2, ma ipotesi Simulcast

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L’orientamento del nostro paese è gestire il passaggio al digitale terrestre di nuova generazione in modo graduale, senza lo spegnimento repentino del DVBT

Il passaggio del digitale terrestre al nuovo standard di trasmissione DVBT2 con tecnologia HEVC e MPEG4 avverrà gradualmente, senza traumatici switch-off del vecchio segnale DVBT oggi in funzione. Vecchio segnale che quindi non solo non ha i giorni contati ma potrà continuare a trasmettere ancora a lungo in contemporanea (Simulcast) con il nuovo standard HDR (High Dynamic Range), che promette una definizione di immagine superiore al 4K con il vantaggio di consumare meno banda.

Orientamento dell’Italia

L’idea è quella di passare soltanto qualche Mux in DVBT2 a partire dal primo gennaio 2017, e di chiedere alla Rai di “fare da lepre” per il nuovo standard del digitale terrestre in HDR, accelerando così il ricambio verso i televisori di nuova generazione DVBT2, che potranno essere immessi sul mercato gradualmente senza traumi da switch-off e spegnimento obbligatorio dei vecchi televisori per i cittadini.

Con una precisazione: per le televendite di pentole non serve certo l’HDR, più appetibile per programmi Premium come sport e film.

E’ questo l’orientamento dell’Italia in vista del prossimo passaggio alla seconda generazione del digitale terrestre e della migrazione della banda 700, in uso ai broadcaster, alle telco.

In altre parole, il passaggio del digitale terrestre alla nuova era dell’ultra HD, diversamente dal traumatico passaggio dall’analogico al digitale, sarà gestito per gradi nel nostro paese e non obbligherà i consumatori ad acquistare da un giorno all’altro un nuovo televisore compatibile con la seconda generazione del digitale terrestre (DVBT2, HEVC e MPEG-4).

Nessun allarme switch-off

L’allarme switch-off del digitale terrestre televisivo è scattato in questi giorni, in concomitanza con la richiesta della Commissione Ue di anticipare al 2020 il passaggio dei 700 Mhz alle telco. L’obiettivo del commissario Ue all’Economia Digitale Gunther Oettinger è consentire uno sviluppo armonico dello spettro radio per non perdere il treno del 5G, lo standard wireless su cui Bruxelles sta investendo molto (700 milioni di euro) per rinverdire il primato europeo del 2G e 3G.

L’Italia, rispetto ad altri paesi europei come Francia e Germania che hanno già effettuato l’asta per l’assegnazione dei 700 Mhz alle telco, è più indietro in questo processo di transizione e chiede più tempo, fino al 2022, per liberare le frequenze.

Ma indipendentemente dall’esito della vicenda dei 700 Mhz – l’Italia dovrà piegarsi ai desiderata della Commissione Ue, oppure avrà più tempo per organizzare il passaggio delle frequenze dai broadcaster alle telco? – non impatterà in maniera ‘drammatica’ sugli standard tecnologici del digitale terrestre, perché l’orientamento italiano non prevede l’ipotesi switch-off: nessun cambio repentino di tecnologia per il digitale terrestre, che nel periodo di transizione viaggerà su un doppio binario.

Ipotesi Simulcast

L’ipotesi più accreditata sul tavolo è basata sull’approccio cosiddetto Simulcast, che prevede la trasmissione contemporanea di alcuni programmi in digitale terrestre con la vecchia tecnologia DVBT (quella attualmente in funzione) e di altri programmi con quella nuova (DVBT2).

Tempi e modalità del Simulcast sono attualmente oggetto anche della consultazione Rai per il rinnovo della concessione del servizio pubblico. In sede di confronto pubblico in vista della consultazione online, si sta discutendo fra le altre cose su quanti e quali contenuti mantenere sui Mux che saranno mantenuti in DVBT e quanti e quali programmi trasferire su nuovo standard HDR.

Rai come lepre

L’idea è affidare alla Rai il compito di apripista del nuovo mercato del digitale TV, un ruolo importante dal punto di vista tecnologico e in linea con analoghe iniziative di Viale Mazzini, come ad esempio la trasmissione di alcune partite dei prossimi Europei di calcio via satellite in 4K. L’obiettivo è allettare i consumatori verso l’acquisto dei nuovi televisori con l’offerta di contenuti ad hoc e il calcio è sicuramente un argomento convincente per molti utenti, pronti a spendere subito per una qualità video superiore.

Un ruolo di lepre tecnologica per la Rai che potrebbe rientrare nero su bianco sul nuovo contratto di servizio.

Standard TV

Al momento, c’è da dire che una qualche confusione sugli standard degli apparecchi televisivi in circolazione c’è. I distributori appongono l’etichetta con le specifiche degli standard di trasmissione DVBT o DVBT2, ma non fanno altrettanto per quanto riguarda le codifiche HEVC, HEVC Main10 e nemmeno MPEG4. Manca l’obbligo di legge per queste specifiche, ma sarebbe opportuno che i distributori aggiungessero anche queste specifiche sui nuovi TV, per consentire ai consumatori di capire esattamente che tipo di apparecchio stanno acquistando ed evitare così lamentele post vendita.

L’offerta dei broadcaster

Al di là dei tempi del passaggio dei 700 Mhz alle telco (2020, 2022 ma ciò non toglie che non si potrà attendere il 2025 per trasmettere in HEVC) e al di là del nodo del coordinamento internazionale delle frequenze (richiesto dalla Commissione Ue entro giugno 2017), i Mux riservati al digitale terrestre in Italia dopo il passaggio saranno 14 (la Francia ne ha 8 che diventeranno presto 6).

E’ su queste risorse che si sta ragionando in termini anche di contenuti: è chiaro che per trasmettere delle televendite di pentole non è strettamente necessario il DVBT2, quindi starà ai broadcaster decidere quali programmi spingere subito sui Mux tecnologicamente evoluti.

E’ presumibile che, ad esempio, Mediaset Premium potrà mettere a punto un’offerta Premium con la tecnologia più avanzata in tempi stretti, destinando almeno un Mux all’HDR, ed è altrettanto plausibile che la pay Tv controllata da Vivendi non aspetterà certo il 2022 (data richiesta dall’Italia per il passaggio della banda 700) per partire con l’HDR.

Decoder

Per quanto riguarda il capitolo decoder, è possibile anzi probabile che nuovi decoder Hevc main 10 compatibili con l’HDR saranno in circolazione ma serviranno per il secondo o il terzo televisore di casa e non per l’apparecchio principale.

La previsione è che il mercato risponderà da sé al salto tecnologico e che la gente passerà sua sponte ai nuovi televisori DVBT2 come avvenne all’epoca del passaggio dal bianco e nero al colore.