La difesa

Fisco: Google, Facebook e Amazon si difendono davanti al Parlamento Ue

di |

I sistemi furbetti delle multinazionali costano ogni anno mille miliardi di euro ai contribuenti Ue. Le web company si difendono ma il G20 procede con il piano Ocse.

Volete sapere quanto costa l’elusione e l’evasione fiscale ai contribuenti europei ogni anno?

Mille miliardi di euro.

A dirlo è la Commissione europea impegnata in un Piano di contrasto ai sistemi di ottimizzazione ai quali ricorrono le multinazionali, tante quelle del web, per bypassare il fisco e pagare le tasse al minimo in Europa.

Ieri 11 delle 13 aziende convocate si sono sedute davanti ai parlamentari Ue. Tra queste anche Google, Facebook e Amazon. Presenti anche i rappresentanti di Coca-Cola, Mc Donald’s Europe, Ikea, Philip Morris, Disney, AB InBev, HSBC e Barclays.

Amazon è già sotto la lente Ue per accordi di tax ruling stretti con il Lussemburgo. Un dossier che coinvolge anche Apple e l’Irlanda.

I giganti americani del web hanno detto di prendere seriamente in considerazione i loro obblighi fiscali. Intanto secondo lo Studio ‘Gafanomics’ di FaberNovel nel 2020, anche grazie ai loro sistemi furbetti, Google, Apple, Facebook e Amazon saranno la prima potenza economica mondiale.

Per affrontare la questione tasse, il Parlamento Ue ha istituito una Commissione speciale di indagine (TAXE), dopo lo scoppio nel novembre 2014 dello scandalo Luxleaks sui regimi fiscali favorevoli accordati da alcuni Paesi membri. Obiettivo: assicurare che le multinazionali paghino la loro giusta fetta di tasse.

Molte di queste aziende convocate hanno declinato l’invito ma tante altre, dopo la telefonata del presidente della Commissione, il deputato francese Alain Lamassoure (PPE) hanno rivisto la loro posizione.

Del resto a Francia in questo momento appare molto determinata a combattere queste pratiche e, sostenuta dalla Germania, ha avviato un piano d’azione per rilanciare l’economia digitale e il Mercato Unico nella Ue.

Le accuse del Parlamento Ue sono rivolte anche ai tanti Paesi membri che hanno utilizzato regimi fiscali speciali per favorire alcune aziende, inficiando la concorrenza fiscale.

Facebook: ‘Siamo in regola’

“Facebook rispetta seriamente i propri obblighi fiscali”, ha detto senza mezzi termini Delphine Reyre, responsabile politiche per il Sud d’Europa del gruppo.

“Ci sarà una prima e dopo Luxleaks così come c’è stato un prima e dopo Lehman Brothers”, ha replicato Alain Lamassoure.

“Stiamo monitorando – ha garantito – leggi e pratiche amministrative cattive per sostituirle con le migliori”.

Jean-Claude Juncker: ‘Lotta all’evasione una nostra priorità’

 

“Gli attuali sistemi normativi nazionali in materia di imposte sulle società sono ingiusti e inadeguati”, ha dichiarato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, rivolgendosi ai deputati europei della TAXE in occasione di una precedente riunione, ricordando che la lotta alla frode e all’evasione fiscale è una delle priorità dell’esecutivo europeo.

“Alcune aziende – ha precisato – ci perdono e altre ne beneficiano nascondendosi dietro un ampio ventaglio di regole nazionali differenti”.

Il deputato tedesco Markus Ferber (PPE) ha stilato un Rapporto sullo scambio automatico di informazioni sul tax ruling che contribuirebbe a risolvere il problema, scoraggiando gli Stati membri a farsi tra loro una concorrenza fiscale sleale.

Il testo è però uscito molto edulcorato dalla discussione in Consiglio con i Paesi Ue, con grande rammarico dei parlamentari europei che si sono domandati “perché sono contrari all’accesso della Commissione ai loro dati? Hanno qualcosa da nascondere?”.

Il mese scorso la Commissione Ue ha dichiarato che i vantaggi fiscali concessi a Fiat e Amazon in Lussemburgo e a Starbucks nei Paesi Bassi, rappresentano aiuti di Stato illegali.

Elisa Ferreira (S&D, Portugal), correlatore della Commissione TAXE ha tuttavia evidenziato che questi casi “sono la prova che la concorrenza fiscale tra Stati membri per attirare le multinazionali e i profitti che queste generano sono ormai una pratica normale all’interno dell’Unione europea”.

Ma è giusto farsi questo tipo di concorrenza?

E che senso ha allora parlare di Mercato Unico Europeo?

Dopo otto mesi di lavoro, il 26 ottobre la Commissione speciale del Parlamento Ue ha adottato una serie di raccomandazioni.

I deputati ritengono che sia giusto che le multinazionali paghino le tasse nei Paesi dove realizzano i loro profitti e che la concorrenza tra Stati Ue per offrire alle aziende le imposte più vantaggiose è gravemente dannosa.

Il G20 approva definitivamente il Piano Ocse

Il tutto avveniva ieri mentre i Capi di Stato e di Governo del G20 stavano adottando definitivamente, in occasione del summit di Antalya in Turchia, il piano dell’Ocse contro l’evasione fiscale delle multinazionali che chiede maggiore trasparenza e scambio di informazioni automatico tra i Paesi entro il 2018.