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Facebook paga 100 milioni al Fisco. Ma quando entra in vigore la Web tax?

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Facebook pagherà al Fisco oltre 100 milioni di euro per tasse non pagate dal 2010 al 2016. Boccia (PD): ‘L’accordo la diretta conseguenza della norma che ho fortemente voluto, la cosiddetta Web tax transitoria’. Per la web tax pura in Italia, prevista dalla Legge di Bilancio 2017, manca attuazione del decreto attuativo del Mef.

Per le tasse non pagate in 6 anni Facebook pagherà al Fisco italiano oltre 100 milioni di euro. L’Agenzia delle Entrate e il social network hanno siglano l’accertamento con adesione per chiudere la controversia relativa alle indagini fiscali condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, relative al periodo tra il 2010 e il 2016.

Il percorso di definizione tra Agenzia delle Entrate e Facebook si è basato su una parziale riconfigurazione delle contestazioni iniziali, senza alcuna riduzione degli importi contestati: così la società guidata da Mark Zuckerberg, attraverso Facebook Italy S.r.l., verserà al Fisco oltre 100 milioni di euro.

Dal 2017 Facebook ha iniziato a rispettare le leggi italiane così i ricavi pubblicitari non saranno più contabilizzati dalla sede internazionale di Dublino, ma da Facebook Italy: gli effetti in termini di gettito per l’Erario saranno tangibili dal prossimo anno.

La Web Tax all’italiana approvata dal Parlamento nel 2017, ma manca decreto attuativo del Mef

Come è stato possibile giungere all’accordo tra Facebook e Fisco? È frutto della cosiddetta web tax transitoria, l’opzione volontaria di accordi di tipo fiscale tra i colossi dell’economia digitale e il Fisco italiano. La web tax transitoria è in vigore in Italia dal 24 giugno scorso e Francesco Boccia (PD), candidato alla segreteria del Partito Democratico, ha sottolineato sia la paternità sia i vantaggi:

“L’accordo siglato da Facebook con l’Agenzia delle Entrate è un’ottima notizia, la diretta conseguenza della norma che ho fortemente voluto, la cosiddetta webtax transitoria che ha consentito l’accelerazione sugli accordi tra aziende a amministrazione fiscale”.

“Ma ancora non basta”, ha aggiunto Boccia, “è solo la dimostrazione che l’evasione fiscale delle Over the Top (OTT) esiste ed è una vera emergenza. Google, Facebook, Amazon sono benvenute nel nostro Paese ma solo quando si dichiarano italiane con la stabile organizzazione in Italia e pagano le imposte dirette e indirette delle imprese italiane. L’accordo di Facebook dimostra che l’evasione fiscale delle multinazionali del web resta un’emergenza globale e la politica appare ancora molto debole”.

In effetti la sensazione è questa, manca anche in Italia, non solo a livello europeo, la volontà politica di attuare la web tax, approvata nella versione italiana dalla Legge di Bilancio 2017.

La legge di Stabilità ha, infatti, previsto che le modalità precise di applicazione dell’imposta sarebbero state stabilite con un decreto del ministro dell’Economia. Questo decreto, secondo il comma 1012, avrebbe dovuto essere emanato entro il 30 aprile 2018 e avere valore dal primo gennaio 2018. Al 30 aprile, il governo Conte ancora non era in carica, essendosi insediato il primo giugno 2018. Dunque la responsabilità cade anche sull’esecutivo Gentiloni, che tra dicembre 2017 e aprile 2018 non ha emanato il decreto del Mef. Il termine del 30 aprile, comunque, non era tassativo (si parla in questi casi di termine “ordinatorio” ma non “perentorio”), e il governo M5S-Lega, appunto, potrebbe emanare il decreto in qualsiasi momento.