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Facebook, le policy non cambiano. Zuckerberg: ‘Le grandi aziende ritorneranno’

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Mark Zuckerberg non fa nessun passo indietro sicuro del fatto che la maggior parte delle entrate di Facebook arriva da piccole imprese contro grandi marchi. "Non cambieremo le nostre politiche a causa di una minaccia a una piccola percentuale delle nostre entrate", ha dichiarato il fondatore del social network.

Facebook non intende cambiare approccio nonostante il numero crescente di aziende che hanno annunciato di voler sospendere la pubblicità sulle piattaforme di Menlo Park e su altri social network per prendere le distanze dalla diffusione di contenuti d’odio.

Lo ha dichiarato Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ai dipendenti, nonostante più di 200 inserzionisti abbiano boicottato la piattaforma questo mese.

Non cambieremo le nostre politiche o l’approccio a nulla a causa di una minaccia a una piccola percentuale delle nostre entrate“, ha dichiarato Zuckerberg secondo quanto riporta il sito The Information.

La mia ipotesi è che tutti questi inserzionisti torneranno sulla piattaforma abbastanza presto“, ha dichiarato il CEO, aggiungendo che il boicottaggio è un problema di reputazione piuttosto che finanziario, in quanto la maggior parte delle entrate di Facebook arriva da piccole imprese contro grandi marchi.

La campagna di boicottaggio contro Facebook

All’inizio di questo mese, gruppi per i diritti civili e democratici, tra cui l’Anti-Defamation League (ADL), la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) e Common Sense, hanno chiesto agli inserzionisti di boicottare Facebook a seguito dell’inazione di Zuckerberg sui post controversi del presidente Donald Trump.

Da quando è stata lanciata la campagna, oltre 240 aziende, tra cui marchi importanti come Coca-Cola, Ford, Starbucks, Verizon, Adidas e Unilever, hanno pubblicato annunci dalla piattaforma di social media.

Facebook ha affermato che avrebbe attaccato le etichette ai post “degne di nota” di politici che violano le sue politiche di incitamento all’odio. Ma gli inserzionisti che hanno definito gli sforzi di Facebook “semplicemente molto scarsi”.

Zuckerberg ha perso Perdite per 7 miliardi

Mark Zuckerberg, vittima del boicottaggio di Facebook da parte dei big si ritrova ad aver perso già 7,2 miliardi di dollari di ricchezza personale. Le azioni del gruppo hanno dunque chiuso la settimana di contrattazioni a Wall Street perdendo l’8,3%, il risultato peggiore degli ultimi tre mesi.

Secondo il Bloomberg Billionaires Index, con il calo di 56 miliardi di dollari del valore di mercato di Facebook il patrimonio del suo fondatore è sceso a 82,3 miliardi di dollari.

Zuckerberg è così scivolato al quarto posto nella classifica dei Paperoni, superato da Bernard Arnault, boss di Louis Vuitton, che raggiunge sul podio Jeff Bezos e Bill Gates.

Facebook salva grazie al ruolo delle piccole imprese

L’anno passato Facebook ha raccolto in advertising quasi 70 miliardi di dollari, cioè il 98% delle sue entrate annuali.

Una miniera d’oro, dunque, che si compone non solo dei giganti dell’economia e della finanza, ma anche di una miriade di piccole e medie imprese che sul social investono molto.

Ci sono 8 milioni di inserzionisti sulla piattaforma, di questi, i 100 marchi più grandi hanno speso 4,2 miliardi in spesa pubblicitaria, cioè solamente il 6% del totale, secondo dati Pathmatics.

La stessa Facebook nel 2019 dichiarò ufficialmente che i primi 100 inserzionisti pubblicitari rappresentavano meno del 20% delle entrate.

La realtà sarà nel mezzo, come spesso accade, ma di certo il dato è indicativo: a contare non sono sempre i big, ma anche i più piccoli nel loro insieme.

Chi sono gli inserzionisti in rivolta e il ruolo dei “piccoli”

E su questo Nicole Perrin, analista di eMarketers, ha precisato: “Facebook conta su un gran numero di inserzionisti di piccole dimensioni. Un dato da prendere in considerazione quando si parla del boicottaggio dell’advertising dei grandi marchi contro la piattaforma blu”.

Anche sei i grandi marchi decidono di portare avanti la campagna di protesta, il problema è nel comportamento dei più piccoli: saranno inoltre capaci di sopravvivere senza gli annunci pubblicitari?

No, e questo Mark Zuckerberg lo sa.