il caso

Editoria, Google e Facebook vicino ad un accordo con l’Australia

di |

Il precedente internazionale che l'Australia potrebbe stabilire con l'approvazione del nuovo codice di condotta per i giganti del web ha messo con le spalle al muro Google e Facebook.

Google e Facebook sono vicini a concludere “importanti accordi commerciali” con i media australiani per il pagamento delle news.

Lo ha dichiarato il ministro del Tesoro Josh Frydendberg, uno dei responsabili della legislazione sull’editoria per i giganti del web, il “codice di condotta vincolante” che mira di risolvere lo squilibrio di potere contrattuale tra gli editori di notizie e le principali piattaforme digitali, per ottenere un pagamento equo per le notizie.

Ai microfoni della ABC Frydendberg ha affermato che i negoziati con il CEO di Facebook Mark Zuckerberg e il CEO di Google Sundar Pichai avvenuti nelle ultime 48-72 ore hanno fatto “grandi progressi”.

“I negoziati con i due gruppi sono progrediti molto durante il fine settimana. Siamo molto vicini ad accordi commerciali molto importanti”, ha detto il tesoriere, aggiungendo che questo “trasformerà il panorama dei media australiani”. Nessun altro paese è intervenuto come noi. È stato un processo difficile, ma le discussioni fino ad oggi sono state davvero molto promettenti”, ha aggiunto Frydenberg.

Google e Facebook hanno paura che la nuova legge in Australia crei un precedente pericoloso

Google ha intensificato la sua campagna contro la proposta di legge, “minacciando” la commissione del Senato che ha esaminato la bozza di rendere il suo motore di ricerca “non disponibile” in Australia se il codice di condotta venisse introdotto.

Facebook ha minacciato di impedire agli australiani di condividere notizie se la piattaforma fosse stata costretta a pagare per le notizie.

Sebbene i giganti digitali possano permettersi il probabile costo del pagamento delle notizie australiane a cui si collegano, sono preoccupati per il precedente internazionale che l’Australia potrebbe stabilire con questa nuova legge.

Google ha recentemente raggiunto accordi di licenza in Francia, in parte perché un tribunale è intervenuto per imporgli di negoziare con gli editori di notizie. Gli accordi di licenza “copriranno i diritti connessi e consentiranno anche ai giornali di accedere a News Showcase”, il programma lanciato di recente da Google con cui paga i media per una selezione di contenuti arricchiti.

Con Showcase Google ha annunciato due settimane fa di aver iniziato a pagare sette siti di notizie australiane. Attualmente il programma ha raggiunto accordi di pagamento con oltre 450 editori in tutto il mondo.

L’Europa non vuole restare a guardare

La scorsa settimana al Financial Times gli europarlamentari che stanno lavorando alle due bozze sulla futura regolazione europea per arginare lo strapotere dei GAFAM, il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA), hanno dichiarato che potrebbero includere norme per far pagare le news alle Big Tech, sulla scia del codice che l’Australia vuole adottare (seguita anche dal Canada).

Alex Saliba, un eurodeputato maltese che ha guidato il primo rapporto del parlamento su DSA, ha affermato che l’approccio australiano nei confronti di Google e Facebook è riuscito a far fronte “agli squilibri acuti del potere contrattuale” con gli editori.

“Con la loro posizione di mercato dominante nella ricerca, nei social media e nella pubblicità, le grandi piattaforme digitali creano squilibri di potere e beneficiano in modo significativo dai contenuti delle notizie”, ha affermato. “Penso che sia giusto che restituiscano un importo equo”, ha detto l’europarlamentare Saliba.

Direttiva Copyright, ancora non recepita dall’Italia

Google e Facebook hanno intensificato i loro sforzi per raggiungere accordi di licenza con gli editori in Europa da quando l’UE ha rivisto le sue leggi sul copyright nel 2019. Le modifiche danno agli editori il diritto a un risarcimento per i frammenti di contenuto (titolo e snippet) che appaiono sulle piattaforme online. Ma alcuni deputati affermano, scrive il FT, che il regime resta troppo debole. Ed alcuni Stati, come l’Italia, ancora non ha recepito la direttiva copyright.

Andrus Ansip, eurodeputato estone ed ex commissario che ha contribuito a elaborare la direttiva sul copyright, si è detto aperto a ulteriori modifiche. “L’idea della direttiva sul copyright era di creare una posizione negoziale più forte per gli editori di notizie”, ha detto.

Ora sappiamo che lo stesso processo è in corso in Australia”, ha aggiunto Ansip. “Non voglio riaprire la direttiva sul copyright, ma dovremo guardare al Digital Services Act per fare maggiore chiarezza, perché non accetteremo mai questa situazione quando qualcuno utilizza i contenuti. . . e gli autori non sono affatto remunerati “, ha concluso Andrus Ansip, che è vicepresidente della commissione che si occupa dei principali atti di legislazione digitale. 

Mentre cresce il sostegno per le misure annunciate dall’Australia per far pagare le news ai Big Tech, i deputati del Parlamento europeo sono più divisi sul modo migliore per introdurre la remunerazione: se sia meglio attendere l’impatto e il recepimento direttiva copyright.

Arba Kokalari, un eurodeputato svedese di centro-destra che in qualità di relatore ombra è responsabile di aiutare a guidare il DSA attraverso il parlamento, ha detto che è “problematico” considerare una nuova legislazione “prima ancora di vedere come verrà implementata la nuova direttiva sul copyright”.

Ma ha aggiunto che misure come il diritto per gli editori di sapere quando le aziende tecnologiche hanno modificato i loro algoritmi, influenzando la classifica delle notizie, “è qualcosa che penso che dobbiamo affrontare nel DSA“.