Lo studio

eCommerce: in Italia cresce del +142%. La “salute” fa tendenza in Cina

di |

Cambiano radicalmente le nostre abitudini alimentari, soprattutto per effetto delle nuove leggi restrittive della quarantena: in Italia è boom degli acquisti online, +45% settimana su settimana. In Asia si torna alla cucina di casa e cresce l’attenzione alla qualità e la freschezza di ciò che si compra in rete.

In Italia si aggiornano i dati delle vendite online di prodotti di prima necessità. Da una nuova indagine Nielsen (16-22 marzo), per quanto riguarda l’eCommerce, è emerso che il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online è cresciuto del +142,3%, in rialzo di +45% rispetto al trend della settimana precedente.

La spesa in Italia

Secondo l’indagine, c’è un grande aumento negli acquisti di merce a lunga scadenza (+186% di farina; +53% di uova; +34% di latte UHT; +7% di surgelati; +80% di burro; +21% di caffè; +23% di pasta; +37% di riso).

Subito dopo ci sono i prodotti per la salute e la prevenzione, tra cui si rilevano significativi aumenti: guanti (+263,7%, carta igienica (+28,4%), detergenti superfici (+56,4%), carta casa (+46,4%), candeggina (+87,6%), sapone per le mani, liquido e solido (+73,8%), alcol denaturato (+116,4%), salviettine umidificate (+68,6%) e termometri (+45,9%).

In termini di prodotti alimentari definiti da “effetto casa o quarantena”, ci sono tutte quelle merci legate allo stare sul divano davanti al televisore o per riunire la famiglia: pizza surgelata (+45,7%), vino (+12,4%), birre alcoliche (+11,3%), affettati (+28,1%), mozzarelle (+44,6%), wurstel (+44,2%), patatine (+25,7%), ma cresce anche quello che possiamo considerare “comfort food”, sempre in ordine, spalmabili dolci (+61,3%), gelati (+21,5%), wafer (+16,2%).

Da segnalare sempre in Italia anche l’aumento notevole delle vendite di camomilla (+76,3%).

Acquisti online in Asia

Un nuovo studio Nielsen ha indagato le abitudini alimentari di 11 Paesi asiatici al tempo del coronavirus e ne è venuto fuori che l’epidemia sta fortemente cambiando il modo di rapportarsi al cibo e ai generi alimentari in generale.

Il risultato è che in tutti i mercati presi in esame i consumatori hanno modificato il proprio comportamento: ad esempio, in Cina l’86% degli intervistati ha dichiarato di voler tornare a mangiare prodotti alimentari freschi e soprattutto cucinati in casa, lo stesso per il 77% dei consumatori di Hong Kong, per il 62% dei consumatori di Malesia, Vietnam e Corea del Sud.

I giapponesi, invece, hanno dichiarato di non voler cambiare più di tanto le loro abitudini in termini di cibo e acquisti alimentari, solo il 30% ha infatti dichiarato di voler mangiare più spesso a casa, ma resta alto il gradimento dei canali online e del food delivery.

Viste le limitazioni in termini di spostamento, l’imperativo del distanziamento sociale e la crescente attenzione alla salute e quindi alla qualità degli alimenti, i consumatori sembrano propensi maggiormente agli acquisti online, quindi via ecommerce, al limite ordinando cibo da asporto recapitato a casa.

Il caso cinese

Nove cinesi su dieci tornano a cucinare e mangiare in casa. L’effetto covid-19 sembra davvero profondo nella società, tanto da far rivedere a tutti o quasi il proprio rapporto con la salute, il cibo e lo stile di vita nel suo insieme.

In particolare, il 37% dei consumatori cinesi si rivolgerà maggiormente all’industria del food delivery, ma con una diversa attenzione a cosa si compra e alla qualità dei prodotti.

Il cambiamento più rilevante, in termini di comportamenti e modelli di consumi, è legato proprio a questi nuovi indicatori: il 70% dei suoi abitanti è intenzionato seriamente a comprare (anche online) cibo e prodotti alimentari “freschi e di qualità”, perché “la salute” è più importante delle mode e dei messaggi pubblicitari.

Un cambiamento che se confermato potrebbe avere ripercussioni globali incalcolabili in termini di crescente attenzione alle questioni non solo legate alla salute e il benessere degli individui, ma a cascata una maggiore attenzione all’ambiente, agli ecosistemi, all’inquinamento, al cambiamento del clima e al surriscaldamento globale.