Riflettori puntati sul Ddl
Il Governo accelera sulla riforma dei diritti Tv del calcio e la bozza ufficiale sarà presentata entro settembre. Lo ha detto dal palco del Meeting di Rimini il ministro dello Sport, Andrea Abodi.
Il disegno di legge delega prevede la riforma della gestione dei diritti audiovisivi del calcio e la maggiore innovazione riguarda la proposta di abolire il divieto di esclusiva (art. 3, punto 1a).
Di fatto, alla prossima asta del 2029, un solo operatore, come Sky, o Dazn, o Prime Video, potrà aggiudicarsi i diritti di trasmissione dell’intera Serie A senza più l’obbligo di condividere alcune partite co-esclusive come invece impone ad oggi il concetto del no single buyer della legge Melandri, che verrebbe così superata.
Criteri standard per il 5G sugli spalti
Dal punto di vista tecnologico, la bozza prevede anche, tra le altre cose, la fissazione “dei criteri e delle modalità per la digitalizzazione e la connettività della banda ultra-larga, del 5G e delle tecnologie di futura generazione, anche attraverso misure di sostegno attualmente in vigore, all’interno e all’esterno dell’impiantistica sportiva anche ai fini della implementazione di ecosistemi di realtà virtuale e aumentata, e della gestione remota delle produzioni audiovisive e digitali”.
Una spinta alla modernizzazione della fruizione di contenuti sportivi in 5G che ha l’obiettivo di modernizzare la fruizione aumentata delle partite, come già avviene negli stadi di Roma e Udine, e a Wembley.
5G allo stadio, come cambia la fruizione dell’evento sportivo
L’obiettivo del Governo
L’obiettivo del Governo è correre ai ripari e recuperare quanto più valore possibile da una Serie A che negli anni ha visto depauperare la sua capacità di attrarre fondi, tra stadi obsoleti e club in crisi alle prese con la potenza di fuoco di altri campionati ben più potenti. Non soltanto la Premiere League, ma anche il campionato saudita e persino quello turco, per non parlare della Bundesliga e della Ligue 1, che ormai ci sopravanzano.
Urge una profonda riforma di sistema, a partire dalle regole per l’assegnazione e gestione dei diritti.
Migliorare prodotto e ricavi
Per questo, ha scandito Abodi, “noi cercheremo di dare ogni supporto perché si migliori il prodotto e perché possano migliorare i ricavi, nel rispetto del bene più prezioso che c’è per il calcio che sono i tifosi”.
Infine, “rispetto alla ‘no single buyer rule’ ovvero l’obbligo a non vendere a un solo operatore, nell’ottica di consentire alla Serie A di essere dinamica, flessibile e commercialmente più efficace, abbiamo proposto nella bozza di togliere questo vincolo, anche perché rispetto a quando è stata elaborata la legge sono cambiate tante cose”, ha concluso Abodi.
Calcio, Governo verso superamento della Legge Melandri
Già a giungo era circolata la bozza del disegno di legge che, se varato, farebbe tornare la possibilità di vendere i diritti in forma esclusiva a un singolo operatore, con licenze di durata non superiore ai tre anni. Verrebbe superata quindi la legge Melandri del 2009, che per garantire una maggiore diffusione e pluralità, prevede che i diritti di trasmettere il calcio siano trasmessi senza esclusiva. Nella bozza del disegno di legge si prevede inoltre l’ok alla sponsorizzazione sportiva, anche se soltanto in forma indiretta, da parte di società di scommesse, con la devoluzione di una quota delle somme raccolte dagli operatori in favore dello sviluppo dell’impiantistica sportiva.
Il ruolo dell’Agcom
Nella riforma, l’Agcom avrebbe un ruolo centrale: spetterebbe all’Agenzia infatti la verifica preliminare per autorizzare contratti più lunghi di tre anni (che potrebbero valere per la Serie A), accertando
le condizioni del mercato audiovisivo e digitale nazionale, anche in riferimento ad altre competizioni, nazionali e internazionali, calcistiche ovvero relative ad altre discipline sportive, tenuto conto della durata dei contratti di licenza e considerata l’evoluzione del mercato unico europeo, verificatesi le quali si possono determinare misure di sfruttamento esclusivo a favore di un solo operatore.
La nuova disciplina sui diritti TV si applicherebbe alle competizioni al via dal primo luglio 2026.
Divisione dei ricavi che prescinde dal numero dei tifosi
Cambierebbe anche la ripartizione dei guadagni che derivano dalla vendita dei diritti (art. 3 punto 1j).
La bozza sottolinea che oltre il 50% dei ricavi verrebbe distribuito in parti uguali tra le squadre che partecipano allo stesso campionato, la restante parte sarebbe assegnata secondo una quota calcolata sia sulla base dei meriti sportivi nelle stagioni successive alla 1999-2000, che tenendo in considerazione il lavoro “di formazione e utilizzazione dei giovani italiani”.
Distribuzione più equa dei proventi
Un cambiamento importante: verrebbero così meno i riferimenti attuali al numero di spettatori allo stadio e davanti alle TV, parametri che hanno finito per premiare per anni i club con il seguito maggiore. Quello nero su bianco nella bozza sembra un approccio più meritocratico, che possa dar vita a una distribuzione più equa tra i diversi club del denaro proveniente dai diritti TV.
Interventi su stadi, scommesse e pirateria
Tra gli altri interventi previsti nella bozza:
- la modernizzazione degli stadi, con la delega al governo per promuovere uno sviluppo tecnologico e infrastrutturale rapido e sostenibile degli impianti sportivi, sia nuovi che esistenti
- l’estensione dei diritti che possono essere venduti: oltre alla diretta della partita, l’intero “ecosistema audiovisivo” e digitale attorno all’evento sportivo
- introduzione del riconoscimento in forma indiretta “della sponsorizzazione da parte degli operatori di giochi e scommesse” tra quelli autorizzati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli
- distribuzione di una quota dei ricavi da giochi e scommesse “agli organizzatori e allo sviluppo dell’impiantistica sportiva” e di un’ulteriore quota al fondo contro il gioco d’azzardo
- strumenti specifici per il contrasto alla pirateria e alle scommesse illecite
- campagne educative sui rischi che derivano dal gioco.
Nuovi criteri di ripartizione dei ricavi
Una seconda grande novità riguarda i criteri di ripartizione (art. 3 punto 1j) dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi della Serie A, con l’obiettivo di una «equa ripartizione». Il ddl prevede che «una parte prevalente e comunque superiore al cinquanta per cento» venga distribuita in parti uguali tra i club partecipanti (prima la Melandri fissava un 50% da dividersi in parti uguali); che «una parte venga distribuita per meriti sportivi conseguiti nelle stagioni sportive successive al 1999/2000» (prima si era fissato un 28% dei diritti ripartito per meriti sportivi); infine, che una parte dei diritti sia diviso «sulla base della formazione e dell’utilizzo dei giovani italiani» (la Melandri, invece, ripartiva il rimanente 22% soprattutto in base agli spettatori allo stadio e alle audience tv dei singoli club).
Diritti digitali e canali tematici dei club. Agid per i pareri sui diritti digitali
L’organizzatore dell’evento sportivo e i club che vi partecipano sono titolari (art. 2, punto 1b) non soltanto dei diritti audiovisivi, ma pure di tutti i diritti digitali, accessori, dati e metadati. Riconoscendo ai club il diritto di realizzare e distribuire direttamente prodotti audiovisivi attraverso propri canali tematici. I pareri non vincolanti sui diritti digitali sarebbero in capo all’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale).
Investimenti negli impianti sportivi
Infine, il ddl delega fa riferimento agli impianti sportivi, che dovranno essere infrastrutture strategiche per il rilancio della competitività dello sport italiano. Il provvedimento punta a favorire sia la realizzazione di nuovi stadi, sia l’ammodernamento di quelli esistenti, con riferimento non solo agli stadi ma anche a palazzetti e impianti sportivi scolastici e universitari.