Previsioni

Digital marketing, 5 trend destinati a sparire nel 2017

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Dai problemi di Twitter all’abuso dei popup, 5 trend che hanno i giorni contati e su cui non conviene investire quest’anno.

Marketing digitale, 5 trend digitali che rischiano di morire nel 2017, a meno di profondi mutamenti per tenerli in vita. La previsione, un po’ ferale, arriva dal sito Mashable, ad opera di Josh Steimle, autore del libro ‘Chief Marketing Officers at Work’ e Ceo di MWI, un’agenzia di digital marketing attiva negli Usa e in Asia.

  

  1. Twitter

Twitter farà la fine di MySpace? E’ forse troppo presto per pensare alla chiusura del sito di microblogging, ma mentre Facebook e Snapchat continuano a crescere, Twitter sembra in difficoltà, se non altro sul fronte della crescita di utenti. La fetta di mercato di Twitter nel mercato dei social media è pari al 27,3% e nonostante il rientro in azienda di Jack Doerty, il futuro è incerto. Nel 2016 la società ha fatto pochi cambiamenti, i più importanti l’esclusione delle immagini e dei video nel computo dei 140 caratteri. La ricerca di un compratore si è arenata e Salesfoce.com, il pretendente più papabile a mettere mano al portafoglio alla fine si è tirato indietro. Inoltre, sono state tagliate 300 persone, il morale non è alto in azienda anche perché sono attesi nuovi tagli. La concorrenza è agguerrita, con Instagram e Pinterest che guadagnano terreno. Instagram ha raggiunto quota 600 milioni di utenti, in aumento di 100 milioni in soli 6 mesi nel 2016. Anche Pinterest va bene, avendo raggiunto quota 150 milioni di utenti attivi al mese.

  1. Grandi banner pubblicitari

C’erano una volta i grandi banner pubblicitari, che comparivano come funghi su tutti i siti online distraendo il lettore. Questa tendenza sta piano piano finendo, lasciano il posto ad altri strumenti come ad esempio il ‘native advertising’, che assume l’aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata, cercando di generare interesse per il brand pubblicizzato coinvolgendo gli utenti. L’obiettivo è riprodurre l’esperienza utente del contesto in cui è posizionata, sia nell’aspetto che nel contenuto.

Una forma di pubblicità, il native advertising, che si è dimostrata più efficace di banneroni, e che secondo stime di IPG & Sharethrough ha il 53% in più di possibilità di generare contatti con gli utenti, in particolare per la crescita dell’utilizzo del mobile, dove il click rate dei banner è notoriamente piuttosto basso.

 

  1. Immagini generiche

 

L’utilizzo di immagini generiche sta rapidamente calando, le aziende hanno capito che devono puntare su immagini personalizzate e video. Lr immagini generiche non contribuiscono a formare un’identità vera del brand aziendale e non invogliano gli utenti a connettersi con le aziende che ne fanno uso. Le immagini personalizzate, al contrario, migliorano la performance del brand e aumentano il numero di ‘Like’, condivisioni e le percentuali di click through.

  1. Recensioni false

 

Secondo dati di Mintel del 2015, il 70% degli americani controlla le recensioni online prima di effettuare un acquisto. Circa l’88% degli utenti crede che le recensioni online siano autentiche come se fossero dei consigli personali. Utenti online creduloni, che hanno attirato una miriade di produttori di recensioni false per siti disposti a pagare per ottenerle. Un fenomeno contro il quale Amazon si è schiarata apertamente a partire dal 2015, portando in tribunale diverse società specializzate in ‘fake review’. Nel frattempo, anche gli utenti si stanno facendo più furbi e quindi il fenomeno è destinato a sparire.

  1. Popup

 

Nell’agosto del 2016 Google ha annunciato che avrebbe penalizzato le aziende che fanno uso massiccio di popup. Premesso che i popup come strumento pubblicitario funzionano, Google ha certamente i dati che testimoniano come i visitatori non amino i siti invasi dai popup e quindi fa bene a penalizzare nel ranking quelli che esagerano, avvantaggiando invece chi non lo fa.