L'informazione

Democrazia Futura. Un anno vissuto davanti alla tv

di Francesco Siliato, professore in Sociologia dei processi culturali al Politecnico di Milano |

Corona virus e consumi mediatici. Le trasmissioni più seguite del 2020 sono state tutte segnate da dichiarazioni dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, anche a reti unificate. L'informazione torna al centro dei consumi.

Francesco Siliato conclude la terza parte del fascicolo di democrazia futura analizzando “Un anno vissuto davanti alla tv”. Dal confronto fra corona virus e consumi mediatici emerge nel 2020 il picco di ascolti su rai uno alla mezzanotte di capodanno con 13,7 milioni di persone (e uno share del 55,7 percento) sintonizzate sulla rete ammiraglia della rai.  Lo precede solo il messaggio a reti unificate del presidente della repubblica Sergio Mattarella “seguito da un media di 15,2 milioni [per una quota d’ascolto del 64,7 percento”]. Ma il dato più eclatante riguarda le dieci trasmissioni più seguite del 2020, tutte segnate, fatta eccezione della benedizione urbi et orbi di Papa Francesco all’inizio della pandemia, da dichiarazioni dell’ex presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, anche a reti unificate. l’informazione – a parere di Siliato – torna al centro dei consumi.

Francesco Siliato

Per comprendere meglio come il 2020 ha cambiato le abitudini di consumo televisivo di italiane e italiani di ogni età è bene iniziare dalla fine. Dallo scoccare della mezzanotte, quando davanti ad un televisore acceso ci sono 24,7 milioni di persone e 13,7 milioni (il 55,7 percento) sono sintonizzate su Rai Uno.

Alle 23:45 ad essere sintonizzati sulla prima rete Rai sono 8,5 milioni. Il grafico mostra con chiarezza l’andamento dell’ascolto ed evidenzia il picco di mezzanotte, cui si arriva da ripide salite e ci si allontana con rapide discese. In tutti gli altri giorni dell’anno il picco si forma tra le 21:30 e le 22:30, durante il cosiddetto peak time.

Il televisore è in questo caso utilizzato da segnale orario, per essere certi di brindare a mezzanotte, non prima e non dopo e, certi di non essere gli unici a farlo, di brindare allo stesso momento con la propria comunità nazionale. Per essere certi di questo ci si sintonizza sulla prima rete del servizio pubblico, un chiaro, intuitivo segnale di quale sia la percezione del popolo della tv e di dove si vada a cercare la coesione sociale. Il varietà approntato non importa, non pesa sulla decisione, si va a vedere l’ora esatta. Ne risulta un uso massiccio di Rai Uno, si tratta del 24 percento della popolazione italiana, per sapere esattamente quando si passa dal 2020 al 2021. Il servizio pubblico che fornisce l’ora esatta, il segnale orario, con quel che ne consegue in termini di percezione e di immaginario.

Il secondo evento, sempre del 31 dicembre 2020, è il Messaggio di fine anno del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Messaggio seguito da una media di 15,2 milioni di persone sulle dieci reti da noi considerate (in ordine di audience sui 14’ del messaggio: Rai1, Canale 5, La7, Rai Due, Rai Tre, Rete4, Sky Tg24 pay, Rai News24, Tv2000 e Sky Tg24 DT) per una quota d’ascolto del 64,7 percento.

Andrebbero considerati anche i valori di Rai Play e dei social che, fra l’altro, possono crescere nel tempo. Su Youtube, per esempio, nel momento in cui scriviamo la versione completa del messaggio ha 172.143 visualizzazioni, considerando soltanto i video dei media, valore superiore a quello prodotto dai singoli canali all news.

In diretta televisiva il messaggio è stato seguito da 17,3 milioni di persone, il 30 percento della popolazione con età superiore ai 4 anni (la parte misurata da Auditel™).

Come sinora sempre avvenuto è sulla prima rete del servizio pubblico che italiane ed italiani si sintonizzano per seguire il Messaggio di fine anno del presidente della Repubblica. I quindici milioni di ascolto medio per il messaggio presidenziale di fine anno è il più seguito dell’era Auditel. Prima causa di un ascolto così elevato è l’incremento complessivo degli ascolti, incremento che caratterizza tutto il 2020. In quei 14’ l’ascolto complessivo del totale televisivo è del 38 percento più alto rispetto al 2019, sono 6,7 milioni le persone in più. Il 77 percento di queste ha scelto di seguire il messaggio del presidente Mattarella. Rai Uno è stata scelta da 7,4 milioni di individui (vedi tavola) 2,5 milioni in più rispetto allo scorso anno, per una crescita percentuale del 51 percento, Canale 5 è salita del 40 percento.

In valori assoluti quella di Rai Uno è la crescita d’ascolto più alta, la seconda, Canale 5 cresce meno della metà di Rai Uno, ma, tra le generaliste, in termini percentuali è La7 a crescere più delle altre. Un dato frutto della dedizione costante di questa rete all’informazione e dell’attesa per l’inedito PropagandaLive di Capodanno.

Il messaggio di fine anno del presidente Mattarella ha quindi avuto ascolti più alti perché è aumentato l’ascolto complessivo, perché è stato scelto dalla gran parte di questi nuovi telespettatori, perché la situazione del Paese riguardo alla pandemia ha portato durante tutto il corso del 2020 ad un aumento dell’attenzione verso l’informazione e soprattutto verso l’informazione e le decisioni istituzionali. Le trasmissioni più viste dell’anno sono le Dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, anche queste mandate in onda in diretta da più reti televisive.

Pure in questi casi la rete che ha prodotto più ascolti, la più seguita per le dichiarazioni di Giuseppe Conte, è stata la prima rete del servizio pubblico. Rete che è anche la più seguita nella media di tutti i giorni dell’anno e delle prime serate (vedi tavole).

La pandemia con i conseguenti lockdown ha determinato una permanenza in casa molto più lunga del solito, anche da parte di segmenti di popolazione poco presenti nelle loro abitazioni in tante ore della giornata, questo ha prodotto una crescita del consumo di informazione e intrattenimento. Lettura, social, Youtube, navigazioni Internet, ricorso a motori di ricerca e soprattutto alla televisione, che ha visto crescere i propri ascolti di 1,1 milione di persone nella media delle 24 ore e di 2,2 milioni in prima serata. Valori che valgono una crescita complessiva del 9,5 percento nel prime time e dell’11,4 percento nella media del giorno.

Rai Uno comanda entrambi le classifiche e in entrambe le fasce cresce più della media, preceduta nella crescita percentuale, dalla sola Rete4, tutte le altre non solo crescono meno di Rai Uno e Rete4, ma crescono meno della media. Si ha poi il caso di Rai Due che nel giorno medio perde ascolti e quasi un punto di share. A registrare la maggior crescita percentuale sono le “Altre reti” sia in copertura terrestre che satellitare; si tratta dell’insieme di tutte le reti diverse dalle 141 singolarmente monitorate da Auditel.

Sia nel giorno medio che in prima serata questo multiforme insieme di canali terrestri vale il terzo posto, dietro soltanto alle due ammiraglie degli incumbent; anche nella fascia più popolosa della giornata sono proprio i due insiemi, le “Altre satellitari” e le “Altre terrestri” a crescere in percentuale più dei singoli canali.

Sembrerebbe che buona parte dei nuovi arrivati si sia messo alla ricerca di qualcosa di diverso da guardare, salvo far ricorso all’istituzionale prima rete del servizio pubblico per seguire eventi e partecipare alla coesione sociale.

Vale allora la pena evidenziare gli incrementi della prima rete del servizio pubblico per fasce d’età, le fasce standard monitorate da Auditel (vedi grafici). Ad avvicinarsi a Rai Uno in questo anno di pandemia e lockdown sono stati soprattutto le persone di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Il loro incremento è del 45 percento nel giorno medio e del 36 percento in prima serata. Naturalmente si tratta di incrementi molto alti perché questa fascia d’età era poco presente tra gli spettatori di Rai Uno, infatti per quanto consistente la crescita non le consente di raggiungere Canale5.

Canale5 che ha una crescita inferiore (+17,9 percento); su questo target l’ammiraglia Mediaset perde quasi mezzo punto (-0,43) di share nel giorno medio e ancora di più (-0,58) in prima serata. Perde anche Rai Due (-0.36 punti di share nel giorno medio), nel giorno medio, la seconda rete Rai perde anche sugli altri target giovani, con performance negative su chi ha età compresa tra i 25 ed i 34 anni (-0,5 punti di share) e sui 15-19 anni (-0,73 punti, pari ad un calo del 3,2 percento).

Elaborazioni Studio Frasi su dati Auditel

Elaborazioni Studio Frasi su dati Auditel™

In chiusura evidenziamo audience e differenze d’ascolto dei telegiornali della sera delle reti generaliste. Il Tg1 mantiene il primato sugli altri e lo incrementa sui contemporanei Tg5 e TgLa7. Il notiziario della prima rete del servizio pubblico aumenta i propri pubblici più dei telegiornali. La maggior crescita percentuale la registrano i TG Regionali trasmessi dalla terza rete Rai e il Tg3 con incrementi superiori al 30 percento (vedi tavola).

In conclusione è possibile sostenere che il servizio pubblico è ancora in gran parte riconosciuto come fonte primaria, autorevole e istituzionalmente riconosciuta, soprattutto la prima rete. E’ una responsabilità molto forte, è possibile che sia in buona parte dovuta alle mancanze degli altri editori, dediti più ai loro interessi politici economici e sociali che a produrre pubblici consapevoli e coesione sociale. Ma non è detto che le tribù costruite negli anni dai privati non siano domani in grado di erodere la credibilità, il luogo primario di questa credibilità risiede nei telegiornali, sono ancora la fonte di informazione principale della popolazione italiana, e, per sottolineare un solo motivo di perdita di certezze sulla loro autonomia e credibilità, basterebbe considerare che tutti i notiziari del servizio pubblico assegnano l’ultima parola ad esponenti dell’opposizione.

Il panino sarà anche stato un espediente, ma mettere la salsa fuori dal panino sporca le mani. Non è infatti possibile che il criterio sia il “fa notizia”, perché non si dà il caso che a fare notizia siano sempre dichiarazioni dell’opposizione, se non in un circolo vizioso, dove fa notizia quel che i direttori, le giornaliste e i giornalisti vogliono faccia notizia.