L'analisi

Democrazia Futura. Trump vince in South Carolina e fa poker. Putin e Milei compagni di viaggio

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Prosegue l'analisi di Giampiero Gramaglia della campagna elettorale delle primarie negli Stati Uniti per l'investitura dei candidati alle elezioni presidenziali di novembre.

Giampiero Gramaglia

Trump vince in South Carolina e fa poker; Putin e Milei compagni di viaggio[1]” intitola il proprio pezzo l’ex direttore dell’Ansa. In campo repubblicano il magnate ex presidente  – scrive Gramaglia “vince le primarie in South Carolina e colleziona la quarta vittoria consecutiva nei quattro voti che hanno finora assegnato delegati alla convention nazionale repubblicana che, ad agosto, designerà il candidato del partito alle presidenziali del 5 novembre. Trump pare avviato a ottenere, salvo incidenti di percorso giudiziari o altro, la terza nomination repubblicana consecutiva. E si appresta a fare scala reale nella serata di oggi martedì 27, quando si saranno chiuse le primarie nel Michigan“. Gramaglia riferisce poi de “Lo show di Trump alla Conferenza dei Conservatori”, la Cpac, che si svolgeva nel Maryland: “Trump inneggia al presidente dell’Argentina Javier Milei, che a lui s’ispira anche nello slogan: MAGA, Make Argentina Great Again. I due si abbracciano e Milei grida: “Viva la libertà!”. Che non potrebbe essere in mani peggiori, verso Usa 2024 – commenta Gramaglia.

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Dopo aver trionfato alle primarie in Nevada facendo il pieno di voti e delegati, Trump vince largamente anche in South Carolina lo Stato della sua unica rivale nella corsa alla nomination Nikki Haley sconfiggendola con oltre io 60 per cento dei voti contro poco meno del 40 per cento per l’ex governatrice.  Donald Trump aveva vinto dapprima i caucuses del Nevada, aggiudicandosi tutti i delegati dello Stato con oltre il 90 per cento. Il magnate aveva poi vinto il 9 febbraio i caucuses repubblicani delle Isole Vergini, battendo Haley 74 per cento a 26 per cento e incassando anche in questa occasione tutti e quattro i delegati in palio.

Donald Trump fa poker: vince le primarie in South Carolina e colleziona la quarta vittoria consecutiva nei quattro voti che hanno finora assegnato delegati alla convention nazionale repubblicana che, ad agosto, designerà il candidato del partito alle presidenziali del 5 novembre. Trump pare avviato a ottenere, salvo incidenti di percorso giudiziari o altro, la terza nomination repubblicana consecutiva. E si appresta a fare scala reale nella serata di oggi martedì 27, quando si saranno chiuse le primarie nel Michigan.

Nonostante i successi, la strada di Trump non è tutta in discesa. Ci sono i processi, che potrebbero accavallarsi con la campagna elettorale e avere un impatto sull’atteggiamento degli elettori, specie in caso di condanna. E c’è l’incognita dei repubblicani che votano la sua rivale Nikki Haley e che possono azzoppare la sua candidatura non andando a votarlo alle presidenziali.

Nel giorno del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, un sondaggio dell’Associated Press fra gli elettori repubblicani della South Carolina indica che sei su dieci non vogliono continuare ad aiutare Kiev contro Mosca, non sono ostili al presidente russo Vladimir Putin e non sono convinti dell’utilità della Nato. Accanto a Putin, sul carro di Tespi di Trump c’è pure l’uomo della motosega, il presidente argentino Javier Milei.

I risultati della North Carolina e i commenti di Trump e Haley

A scrutinio in South Carolina terminato, Donald Trump raccoglie quasi il 60 per cento dei voti e Nikki Haley quasi il 40 per cento. Per Haley, che giocava in casa – è nata in South Carolina ed è stata governatrice dello Stato per due mandati -, è una sconfitta bruciante, anche se meno netta del previsto (i sondaggi le davano solo un terzo dei voti). Fra i repubblicani, nessuno ha mai perso le primarie nel suo Stato e ha poi vinto.

Trump incassa tutti i 50 delegati dello Stato e sale a 113 delegati, contro i 17 di Haley.

Per ottenere la nomination, ne servono 1215. E’ quasi impossibile che Trump superi la soglia nel Super Martedì, il 5 marzo, quando si voterà in quindici Stati. Dovrà attendere la sessione di primarie del 19 marzo.

Il magnate, che anche quando gli va tutto bene, riesce ad esagerare, commenta:

“Una vittoria ancora migliore delle attese … E’ una fantastica serata: ora andiamo in Michigan e poi al Super Martedì … Non ho mai visto i repubblicani così uniti”.

L’ex presidente assicura che, una volta eletto, risolverà subito la crisi dell’immigrazione: promessa identica a quella fatta nel 2016 e non mantenuta.

Parlando a Columbia, capitale dello Stato, Trump dice:

Joe Biden sta distruggendo il nostro Paese e il 5 novembre gli diremo ‘Biden you are fired’”,

rilanciando la frase iconica che usava nello show televisivo The Apprentice. Sul palco con lui c’è il senatore nero repubblicano Tim Scott, ex rivale e ora suo possibile vice a Usa 2024.

Haley, però, non molla: si congratula con Trump per la vittoria, ma aggiunge:

“Ho detto che avrei continuano la corsa per la presidenza e sono una donna di parola… Non mollo la battaglia, quando la maggior parte dell’America disapprova Trump e Biden, che non sono il futuro del nostro Paese… Dobbiamo battere Biden a novembre e non credo che Trump possa batterlo… Chi mi vota chiede un’alternativa…”.

Lo show di Trump alla Conferenza dei Conservatori

Alla Conferenza dei Conservatori, la Cpac, che si svolgeva nel Maryland, Trump ha scontatamente vinto il sondaggio informale su chi debba essere il candidato repubblicano il 5 novembre: ha avuto il 94 per cento dei voti, Haley il resto.

Ma quella è la casa dei trumpiani. Più interessante il sondaggio su chi debba fare il vice di Trump: emergono due nomi, la governatrice del South Dakota Kristi Noem e l’ex candidato alla nomination Vivek Ramaswamy, entrambi al 15 per cento. Il voto è stato molto frastagliato e nessuno esce nettamente vincitore.

Parlando alla Cpac, Trump è apocalittico: se Biden vince le elezioni a novembre, il “peggio deve ancora venire”, gli Stati Uniti continueranno la loro corsa verso l’inferno. Paragonandosi di nuovo ad Alexiei Navalny e definendosi “un orgoglioso dissidente politico”, il magnate si propone come l’unico freno per “fermare il declino”, come il “passaporto contro la tirannia”. E continua:

Biden e i suoi scagnozzi vi hanno intrappolato su un treno espresso verso la rovina. Votarmi è un biglietto per la libertà”.

L’ex presidente denuncia il “sistema” responsabile dei 91 capi di accusa mossigli in quattro processi e del pagamento di oltre mezzo miliardo di dollari già impostogli in due processi civili perduti. E aggiunge:

“L’unico mio crimine è difendere l’America… Sono stato incriminato più di Al Capone … Vogliono strapparmi la libertà ma non m’arrendo: il giorno del voto sarà il giorno della liberazione dai bugiardi, il giorno del giudizio…”.

Il magnate scarica la sua furia anche su Nikki Haley, colpevole di restare in lizza. Di recente l’ha definita Shiva, la divinità della distruzione, e l’ha anche velatamente minacciata

A margine della Cpac, Trump inneggia al presidente dell’Argentina Javier Milei, che a lui s’ispira anche nello slogan: MAGA, Make Argentina Great Again. I due si abbracciano e Milei grida: “Viva la libertà!”. Che non potrebbe essere in mani peggiori, verso Usa 2024.

Una frase ‘razzista’ scatenata una bufera afro-americana su Trump

(ANSA) Bufera su Donald Trump per avere detto che piace agli afroamericani perché, con i suoi problemi legali, è discriminato quanto loro.

“Siamo indignati ma non sorpresi dall’ennesimo commento razzista da parte dell’ex presidente”,

afferma Derrick Johnson, il presidente della Naacp, una delle maggiori organizzazioni di lotta contro le disuguaglianze sociali. A The Hill, Johnson dichiara che Trump

“delira se pensa che la sua criminalità possa attirare gli elettori afro-americani”.

Parole dure arrivano anche dal fondatore di Black Male Project, Mondale Robinson: le dichiarazioni di Trump sono “assolutamente razziste”.

I democratici sono compatti nell’attaccare l’ex presidente:

“Le magliette e le scarpe non gli serviranno a conquistare gli elettori afro-americani che, quando era presidente, hanno sperimentato tassi di disoccupazione alta”,

sostiene la portavoce del Comitato nazionale democratico Sarafina Chitika, riferendosi alle sneakers lanciate da Trump.


[1] Scritto il 25 febbraio 2024 per The Watcher Post. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/02/25/usa-2024-253-trump-vince-sc/.