Il confronto

Democrazia Futura. La luce del Nord per illuminare la fibra spenta

di Erik Lambert, consulente, direttore di The Silver Lining Project |

La lezione svedese, un esempio utile per lo sviluppo della banda larga in un Paese come l’Italia.

Erik Lambert

Erik Lambert, esperto audiovisivo coautore di Rapporti per la Commissione e per il Parlamento europeo, dedica un interessante contributo a quella che definisce nell’occhiello “La lezione svedese, un esempio utile per lo sviluppo della banda larga in un Paese come l’Italia”. Lo sviluppo dell’infrastruttura a larga banda in Svezia  la vede “saldamente tra i primi al mondo per lo sviluppo della banda ultra larga”. Lambert spiega come il modello di biusiness adottato ha consentito a questa “ luce del Nord” di “illuminare la fibra spenta”. “In Svezia l’intervento dello Stato è stato limitato alle sole aree di fallimento del mercato, e questo nonostante anche in questo paese, negli anni Novanta, lo Stato avesse costruito le prime dorsali nazionali. Ben presto però il ruolo dello Stato si è evoluto nel definire obiettivi chiari, facilitare il coordinamento tra i vari soggetti e garantire che nessuno degli attori potesse acquisire una rendita di monopolio. Le comunità locali a loro volta, attraverso la loro politica di acquisizione di servizi di comunicazione, hanno ampiamente partecipato al raggiungimento degli obiettivi prefissati.” Gli effetti della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni consentono un’intesa fra il principale operatore privato  Bredbandsbolaget (B2) “a sfidare il monopolio dell’operatore pubblico Telia nella fornitura di accesso a Internet” e “HSB, uno dei principali proprietari immobiliari svedesi oltre che gestore di molte cooperative di proprietari” per l’installazione di “connessioni in fibra negli immobili di HSB raggiungendo ciascuna delle abitazioni. L’accordo fra i partner prevede che la rete rimanga di proprietà di HSB, ma che il suo sviluppo sia finanziato in larga parte da B2. In cambio [tale] società […] avrà l’esclusiva, per un periodo limitato di 5 anni, per la fornitura di accesso a Internet e dei servizi via Internet su questa rete. Al termine di questo periodo, HSB sarà libera di lanciare un bando di gara per trovare il miglior fornitore, anche diverso di B2”. Questo accordo – prosegue Lambert – consente a B2 di offrire un servizio di accesso a prezzi molto inferiori rispetto a Telia, grazie a costi di marketing e di connessione contenuti. Prezzi bassi che a loro volta garantiscono un tasso di crescita degli abbonamenti molto più veloce di quello dell’operatore ex-monopolista. Per poter fornire questi servizi in fibra, con velocità superiori a quelle dell’ADSL, B2 prende in locazione della fibra municipale “spenta”, che attiva con proprie apparecchiature, oppure affitta capacità trasmissiva su reti attivate da operatori di comunicazione terzi. Così facendo B2 sceglie di andare in controtendenza rispetto alla visione di integrazione verticale degli operatori di telecomunicazioni storici, abbracciando la visione di architettura aperta”. Peraltro ammonisce Lambert lo sviluppo della fibra non è stato priva di problemi. All’inizio, nonostante gli aiuti di Stato disponibili e i crediti d’imposta, né i comuni né i proprietari si sono precipitati verso questo nuovo mercato. Da una parte gli operatori storici (Telia, Comhem) si sono battuti per rallentare la transizione verso il modello aperto, mentre dall’altra, alcuni comuni hanno cercato di favorire le società municipali che non solo offrivano fibra spenta, ma anche servizi di operatori di comunicazioni e persino di vendita di servizi al cliente finale. Lo Stato è dovuto intervenire con fermezza in più occasioni per ristabilire le regole di una concorrenza effettiva, a tutti i livelli della catena del valore, con un impatto certo: così tante nuove società di telecomunicazioni sono nate in Svezia, e la loro quota di mercato di Internet è cresciuta costantemente negli ultimi dieci anni, a scapito dei maggiori player nazionali” E Lambert di descrivere i molteplici fattori che hanno contribuito al successo riassunti in tre fattori 1) apertura alla concorrenza a tutti i diversi livelli, con forte coinvolgimento degli enti e delle comunità locali, 2) modello di connessione finale basato sulla distribuzione televisiva piuttosto che sul modello telefonico, 3) grande sforzo di coordinamento e d’informazione a livello nazionale, attraverso la definizione di standard tecnici, raccomandazioni precise per le clausole contrattuali e norme per le autorizzazioni relative ai lavori di posa di rete.

Lo sviluppo dell’infrastruttura a banda larga in Svezia

Stoccolma, 26 marzo 2021 – Come i francesi ogni anno aspettano il Beaujolais nouveau a novembre, cosi gli specialisti del settore svedesi a fine marzo attendono il comunicato stampa e il rapporto del PTS (Post-och Telestyrelsen, l’AGCOM svedese) che fornisce un quadro della situazione della banda larga aggiornata al mese di ottobre precedente.

I dati annunciati dal comunicato in apertura sono lusinghieri: il 95 per cento delle case e delle aziende svedesi ha la capacità di connettersi a velocità di 1 Gb/s o più, con un aumento del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente. E anche nelle zone a bassa densità abitativa, il 68 per cento ha questa possibilità, con una crescita del 9 per cento sul 2019.

Queste cifre collocano la Svezia saldamente tra i primi al mondo per lo sviluppo della banda ultra larga, e in qualsiasi altro paese un comunicato stampa cosi sarebbe un comunicato di vittoria. Ma il lato coscienzioso e serio degli svedesi non lascia spazio a trionfalismi. Il titolo è neutro (“Sempre più persone hanno la possibilità di abbonarsi all’Internet ad altissima velocità”) ma già dal terzo paragrafo si precisa che il risultato non è all’altezza degli obiettivi fissati dal governo nel 2016. Alla fine del 2020, infatti, contro un obiettivo del 95 per cento, solo l’86 per cento delle famiglie e delle imprese risultava effettivamente allacciato ad un servizio a più di 100 Mbi/s.

Anche l’altro ambizioso obiettivo di fornire la possibilità d’un accesso ad almeno 1 Gbi/s al 98 per cento delle case e delle aziende entro il 2025 sembra a rischio, dato che nelle aree a bassa densità abitativa, questa velocità è raggiungibile solo per 68 per cento della popolazione. Tutto lascia quindi pensare –dice il rapporto – che lo Stato centrale sarà nuovamente obbligato a intervenire con contributi diretti per accelerare lo sviluppo della fibra in queste aree, con un investimento stimato in 2,85 miliardi di corone svedesi nei prossimi cinque anni.

Al di là delle ansie del regolatore per il mancato raggiungimento degli obiettivi del piano governativo, i dati dimostrano che la Svezia da molti anni gioca nel gruppo di paesi leader al mondo per la penetrazione della fibra ottica nelle case (FTTH, fiber to the home).

Questo risultato invidiabile di oggi ha le sue premesse in scelte fatte a metà degli anni Novanta del secolo scorso, che hanno consentito la nascita di reti in fibra ottica municipali. Queste reti forniscono l’infrastruttura di base: ovvero le reti da fibra a edificio (FTTB, fiber to the building) o a casa (FTTH) e sono indipendenti dagli operatori. Attraverso diversi partenariati, hanno creato le condizioni per soluzioni di comunicazione convenienti per le imprese, il settore pubblico e i singoli cittadini.

Come sottolinea l’OCSE, il loro modello di business contrasta con quello degli “operatori verticalmente integrati, le cui reti sono progettate principalmente per massimizzare i ritorni finanziari per i loro azionisti“.

Questo non vuol dire che il governo svedese e le sue autorità abbiano rinunciato a privilegiare il ruolo del mercato e degli attori privati, ma solo che l’hanno fatto creando condizioni per una effettiva concorrenza a ogni livello della catena del valore: infrastruttura fisica, operatore di comunicazione, forniture di servizi all’utente finale.

In Svezia l’intervento dello Stato è stato limitato alle sole aree di fallimento del mercato, e questo nonostante anche in questo paese, negli anni Novanta, lo Stato avesse costruito le prime dorsali nazionali. Ben presto però il ruolo dello Stato si è evoluto nel definire obiettivi chiari, facilitare il coordinamento tra i vari soggetti e garantire che nessuno degli attori potesse acquisire una rendita di monopolio. Le comunità locali a loro volta, attraverso la loro politica di acquisizione di servizi di comunicazione, hanno ampiamente partecipato al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Gli effetti della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni

La liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni nel 1993 – che portò alla nascita delle prime reti municipali in fibra – è spesso considerata come l’inizio della via svedese alla banda larga. Ma forse la vera svolta è stata quella impressa da Framfab, una piccola società privata di telecomunicazioni fondata nel 1994 a Lund da Jonas Birgersson, difensore instancabile dell’Open Internet, in Svezia come in Europa e oltre: nel 2000 fu invitato al World Economic Forum di Davos come Global Leader of Tomorrow e lo stesso anno, caso eccezionale, come Technical Pioneer. È proprio Framfab a dare lo shock di avvio al mercato con il lancio nel 1998/99 di Bredbandsbolaget (B2), primo operatore a sfidare il monopolio dell’operatore pubblico Telia nella fornitura di accesso a Internet. E lo fa spostando il modello di business completamente da un paradigma di “telefonia” a un paradigma di “distribuzione televisiva via cavo”.

Mentre Telia vende l’accesso all’utente finale via connessioni solo tramite doppino telefonico dial-up (o nella migliore delle ipotesi in ADSL), Bredbandsbolaget (B2) firma un accordo con HSB, uno dei principali proprietari immobiliari del paese oltre che gestore di molte cooperative di proprietari. Tale accordo prevede che B2 installi connessioni in fibra negli immobili di HSB raggiungendo ciascuna delle abitazioni. L’accordo fra i partner prevede che la rete rimanga di proprietà di HSB, ma che il suo sviluppo sia finanziato in larga parte da B2. In cambio la società di Birgersson avrà l’esclusiva, per un periodo limitato di 5 anni, per la fornitura di accesso a Internet e dei servizi via Internet su questa rete. Al termine di questo periodo, HSB sarà libera di lanciare un bando di gara per trovare il miglior fornitore, anche diverso di B2 (oggi la maggior parte delle proprietà e dei condomini HSB è ancora cliente di B2, che nel frattempo è stata acquistata da Telenor).

Questo accordo consente a B2 di offrire un servizio di accesso a prezzi molto inferiori rispetto a Telia, grazie a costi di marketing e di connessione contenuti. Prezzi bassi che a loro volta garantiscono un tasso di crescita degli abbonamenti molto più veloce di quello dell’operatore ex-monopolista. Per poter fornire questi servizi in fibra, con velocità superiori a quelle dell’ADSL, B2 prende in locazione della fibra municipale “spenta”, che attiva con proprie apparecchiature, oppure affitta capacità trasmissiva su reti attivate da operatori di comunicazione terzi. Così facendo B2 sceglie di andare in controtendenza rispetto alla visione di integrazione verticale degli operatori di telecomunicazioni storici, abbracciando la visione di architettura aperta sostenuta da Birgersson. Tant’è che Birgersson in Italia sarà poi anche chiamato in aiuto di Blu, l’avventura nelle telecomunicazioni di Mediaset, e influenzerà anche Silvio Scaglia per il lancio di e.Biscom, società che darà alla luce  Metroweb e Fastweb.

Come essere a prova di futuro

Questa visione in contro-tendenza è ampiamente ripresa nel 1999 nel famoso rapporto ufficiale Framtidssäker IT-infrastruktur för Sverige (“Un’infrastruttura IT svedese a prova di futuro”). Il rapporto, in particolare, insiste sulla necessità di avere a disposizione della fibra spenta su tutto il territorio nazionale: messa a disposizione soprattutto dai Comuni e disponibile per tutte le abitazioni. Questa rete in fibra doveva essere progettata con una capacità sufficiente per potere sempre esser messa a disposizione d’un operatore addizionale; auspicava che le autorità municipali e i proprietari lavorassero insieme per collegare tutte le case; e infine il rapporto sottolineava l’importanza per i proprietari di immobili (individuali o collettivi) di possedere essi stessi il collegamento finale della fibra con le abitazioni.

Il governo non farà proprie tutte le raccomandazioni del rapporto, ma il messaggio arriva chiaro al mercato e il modello avviato da B2 cresce, spinto in gran parte dalla richiesta di accessi sempre più veloci e dal progressivo abbandono delle tecnologie di accesso basate sul doppino (xDSL offerto da Telia, l’operatore storico) o sul cavo coassiale (offerto da Comhem, il distributore nazionale di televisione via cavo), che rappresentavano la maggior parte del mercato fino al 2016.

Tuttavia lo sviluppo della fibra non è stato priva di problemi. All’inizio, nonostante gli aiuti di Stato disponibili e i crediti d’imposta, né i comuni né i proprietari si sono precipitati verso questo nuovo mercato. Da una parte gli operatori storici (Telia, Comhem) si sono battuti per rallentare la transizione verso il modello aperto, mentre dall’altra, alcuni comuni hanno cercato di favorire le società municipali che non solo offrivano fibra spenta, ma anche servizi di operatori di comunicazioni e persino di vendita di servizi al cliente finale.

Lo Stato è dovuto intervenire con fermezza in più occasioni per ristabilire le regole di una concorrenza effettiva, a tutti i livelli della catena del valore, con un impatto certo: così tante nuove società di telecomunicazioni sono nate in Svezia, e la loro quota di mercato di Internet è cresciuta costantemente negli ultimi dieci anni, a scapito dei maggiori player nazionali. E nel frattempo, molte reti comunali hanno smesso di offrire servizi accessori ai clienti finali.

Un successo cui hanno contribuito molti fattori

Il sistema svedese ha affrontato con decisione anche un altro problema, spesso trascurato, ma che ha un grande impatto sulla velocità di adozione della fibra: quello dell’asimmetria di conoscenze tra i diversi attori del mercato, che ha talvolta portato a spiacevoli sorprese e al fenomeno dell’“internet cattivo” (mancanza di qualità nella fornitura del servizio), a causa di contratti e di capitolati tecnici redatti male. Oggi questi problemi sono ormai ampiamente superati, grazie all’adozione di contratti standard e di clausole che consentono agli acquirenti di servizi -siano essi attori pubblici (comunali) o privati (condominiali) – di confrontare efficacemente le offerte.

Come si vede, la strategia svedese per la banda ultra larga e la fibra è composta da molti elementi: sussidi, adeguamenti normativi e soprattutto una trasformazione delle strutture del settore. Questa strategia funziona sia dal lato dell’offerta che dal lato della domanda.

La parte più visibile è stata l’obbligo di aprire le reti alla concorrenza a ogni livello della catena del valore: infrastruttura passiva, attivazione della fibra, vendita di servizi. In nessun modo il governo ha cercato di favorire le società pubbliche a scapito delle società private, ma è chiaro che gli obblighi di apertura siano stati accettati più facilmente da strutture create dalle comunità locali; e gli aiuti erano riservati agli enti che hanno accettato questa apertura.

Ma al di là della concorrenza e della politica degli aiuti, altri fattori meno visibili hanno svolto un ruolo significativo. La netta separazione dei livelli ha consentito di reperire capitali per investimenti infrastrutturali di lungo periodo di natura diversa da quelli per attività operative di telecomunicazioni. Questa separazione ha anche incoraggiato notevolmente la nascita di nuove società di telecomunicazioni, che, a loro volta, hanno incoraggiato la concorrenza e l’invenzione di nuovi servizi.

Le reti di accesso collettivo, di proprietà di comproprietari o di società immobiliari, beneficiarie di crediti d’imposta, non solo hanno ridotto i costi di implementazione dell’accesso per gli operatori, ma hanno anche consentito di abbassare i costi per l’utente finale, soprattutto nel caso di abbonamenti collettivi, che oggi rappresentano un quinto del totale degli abbonamenti nel paese.

I comuni hanno capito rapidamente che una buona infrastruttura in fibra sarebbe stato un vantaggio per lo sviluppo futuro della comunità e molti di loro (ma non tutti) hanno creato aziende locali. Le norme pubbliche svedesi per le aziende municipalizzate hanno garantito che queste società non andassero a caccia di profitti ma hanno anche impedito che potessero finire in deficit. Inoltre, l’obbligo imposto di agire solo entro i limiti del comune, ha dato l’incentivo a servire tutti gli abitanti, anche quelli più difficili da collegare, piuttosto che cercare di estendere il raggio d’azione ad altre località. Inoltre i comuni hanno anche svolto un ruolo diretto importante, creando reti comuni per gli immobili di loro proprietà e negoziando abbonamenti collettivi, in particolare per le case popolari.

Le chiavi del successo: concorrenza e dimensione locale

Se ci sono lezioni da imparare per l’Italia dal successo della Svezia, sono proprio queste tre:

  1. apertura alla concorrenza a tutti i diversi livelli, con forte coinvolgimento degli enti e delle comunità locali,
  2. modello di connessione finale basato sulla distribuzione televisiva piuttosto che sul modello telefonico,
  3. grande sforzo di coordinamento e d’informazione a livello nazionale, attraverso la definizione di standard tecnici, raccomandazioni precise per le clausole contrattuali e norme per le autorizzazioni relative ai lavori di posa di rete.

È poi fondamentale riconoscere che la concorrenza è un motore efficace per accelerare lo sviluppo, e che le Autorità di controllo debbano quindiagire rapidamente non appena si sospetta un ostacolo, non per punire ma per facilitare un mercato aperto ed efficiente.

A voler riassumere la lezione della “Luce del Nord” in uno slogan, può forse esser d’aiuto la famosa definizione di Luigi Napoleone Bonaparte nel 1852: “Possiamo governare da lontano, ma si amministra bene solo da vicino”.

La dimensione locale, vicina agli utenti, è fondamentale.

Per saperne di più:

Bengt G, Mölleryd, “Development of High-speed Networks and the Role of Municipal Networks”, OECD Science, Technology and Industry Policy Papers, No. 26, Paris, OECD Publishing. https://www.oecd-ilibrary.org/docserver/5jrqdl7rvns3-en.pdf?expires=1619960728&id=id&accname=guest&checksum=2B4CF77A92A229DD3E682E8B94749163

 SOU 1999:134, “Framtidssäker IT-infrastruktur för Sverige” Näringsdepartementet, Delbetänkande från IT-kommissionen, Stockholm, 1999. https://www.regeringen.se/rattsliga-dokument/statens-offentliga-utredningar/1999/12/sou-1999134/

ITPS “Bredbandspolitiken – en utvärdering i halvtid”, 2003           
https://www.oecd-ilibrary.org/docserver/5jrqdl7rvns3-en.pdf?expires=1619960728&id=id&accname=guest&checksum=2B4CF77A92A229DD3E682E8B94749163

PTS “Effektivitet och marknadsmakt på bredbandsmarknaderna, Hur den vertikala strukturen och regleringar påverkar konkurrensen”, Rapportnummer PTS-ER-2017:11, 2017. https://pts.se/globalassets/startpage/dokument/icke-legala-dokument/rapporter/2017/internet/effektivitet-och-marknadsmakt-pa-bredbandsmarknaderna-2017-11.pdf

Riksrevisionen, ”En granskningsrapport från Riksrevisionen, Bredband i världsklass? – Regeringens insatser för att uppfylla det bredbandspolitiska målet”, RiR 2017:13, 2017.        
https://www.riksrevisionen.se/download/18.78ae827d1605526e94b2daf1/1518435495564/RiR_2017_13_BREDBAND_ANPASSAD.pdf

PTS “Uppföljning av regeringens bredbandsstrategi 2019”, Rapportnummer PTS-ER-2019:11, 2019. https://pts.se/globalassets/startpage/dokument/icke-legala-dokument/rapporter/2019/internet/uppfoljning-av-bredbandsstrategi-2019/uppfoljning-av-regeringens-bredbandsstrategi-2019.pdf