Le regole

Democrazia Futura. Dall’armonizzazione delle regole nazionali per i radiodiffusori all’adozione di regole Ue alle piattaforme di attori extraeuropei

di Michel Boyon, Presidente di Eurovisioni - già Presidente del Conseil Supérieur de l’Audiovisuel in Francia |

Bisogna mettere in piedi un nuovo sistema di regole che sia in grado di garantire il rispetto della privacy dei cittadini, di combattere i discorsi d’odio e la disinformazione. Il valore dei due Regolamenti presentati dalla Commissione europea.

La risposta europea “dall’armonizzazione delle regole nazionali per i radiodiffusori all’adozione di regole europee [applicabili] alle piattaforme di attori extraeuropei” è al centro del contributo dell’ex presidente del Conseil Supérieur de l’Audiovisuel Michel Boyon oggi presidente di Eurovisioni che si sofferma sul valore dei due Regolamenti presentati dalla Commissione europea nel dicembre 2020, giudicati “due Atti fondamentali: uno per regolare i mercati digitali (Digital Markets Act-DMA) e l’altro per regolare i servizi digitali (Digital Services Act- DSA). Due regolamenti direttamente applicabili: il Digital Service Act con il compito di adeguare la normativa europea dell’Internet, che risale fondamentalmente al 2000 con la direttiva 2000/31, al nuovo contesto economico e tecnologico. Il Digital Markets Act con quello invece di adeguare le regole di concorrenza nel settore digitale dopo l’emergere di grandi operatori dominanti.

Cari amici, vi propongo di rispondere a due interrogativi  principali alla luce del recente forte impegno della Commissione dell’Unione Europea impegnata ad organizzare un’ordinata trasformazione dello spazio pubblico europeo della comunicazione attraverso il varo di due regolamenti che saranno direttamente applicabili dagli Stati Membri dell’Unione europea.

Lo spazio virtuale

La trasformazione dello Spazio pubblico europeo della comunicazione in uno spazio virtuale: quali conseguenze nei rapporti fra media e cittadini

In cosa consiste questo cambiamento in atto che abbiamo voluto evidenziare assegnando questo titolo come tema principale dell’edizione del 2020 di Eurovisioni?

Bisogna prima di tutto mettersi d’accordo su cosa intendiamo come “spazio virtuale”. Mi rendo conto che questo termine è molto di moda nel mondo accademico, in certi settori di punta della tecnologia, ma nel resto del mondo non è cosi evidente, nemmeno in Francia. Quindi conviene partire proprio dalla definizione. Spazio virtuale non vuol dire affatto “spazio smaterializzato”. L’evoluzione delle tecniche di trasmissione ha già trasformato in virtuale molte delle nostre comunicazioni, ma i social media (che si pretendono virtuali), al contrario, passano ancora su linee di distribuzione fisiche o attraverso frequenze radioelettriche (che forse sono invisibili, ma di sicuro sono ben materiali e concrete).

La principale trasformazione in corso nel settore della comunicazione è che le tradizionali forme di diffusione (attraverso i media tradizionali come radio o televisione) dei documentari, della fiction, del varietà e degli spettacoli dal vivo, sono volate in pezzi, perché oggi esistono delle modalità di distribuzione alternative che comportano una libertà assai ampia. Una libertà di scelta, che però non può trasformarsi in “licenza assoluta”. Bisogna mettere in piedi un nuovo sistema di regole che sia in grado di garantire il rispetto della privacy dei cittadini, di combattere i discorsi d’odio e la disinformazione, contrastare efficacemente la pedo-pornografia, eccetera. E’ in questo ambito che in Europa stanno intervenendo le istituzioni che hanno finora regolato queste attività per garantire il rispetto dei diritti sopracitati.

Le regole e gli interrogativi

Consentitemi sostanzialmente di porre due ordini di interrogativi su quali abbiamo avviato insieme a AGCOM, Infocivica e altre associazioni la discussione nell’ambito delle due giornate promosse da Eurovisioni a cavallo fra 2020 e 2021.

  1. Come si può passare dal sistema bicentenario di regole nazionali applicate ai media ed ai mediatori ad un nuovo sistema dove gli attori principali sono piattaforme internet extraeuropee (cinesi e americane) che sono finora sfuggite al sistema di regole europee ? E’ ancora possibile fare in modo che ciò accada?

Non importa che sia “possibile”. E’ indispensabile che ciò accada. E dal momento che è indispensabile, ciò diverrà possibile. Ricordo che a metà dicembre la Commissione Europea ha presentato due Atti fondamentali: uno per regolare i mercati digitali (Digital Markets Act – DMA) e l’altro per regolare i servizi digitali (Digital Services Act – DSA). Questi due provvedimenti marcano una volontà europea forte di non lasciare più libertà totale e senza regole spandersi dappertutto in Europa.

Queste nuove regole – unite alle riforme varate due anni fa- mirano a raggiungere vari obiettivi. Il primo è quello di creare un’eguaglianza di regole fra grandi e piccoli (per arrestare le tendenze monopolistiche che abbiamo visto espandersi in questi anni da parte di gruppi americani) . Dall’altra parte queste nuove regole vogliono ristabilire la certezza della protezione dell’interesse generale dei cittadini e della società in generale rispetto agli interessi economici dei monopoli privati. Aggiungo che queste nuove regole si applicheranno da subito alle imprese europee, che sono obbligate a rispettare le nostre regole. Poi ci sarà bisogno di un altro miracolo, affinché queste regole vengano applicate anche agli attori non europei. Affinché si ottenga il rispetto di queste regole comuni e si ponga fine alle pratiche anti-competitive e monopolistiche sin qui praticate da questi soggetti.

  • Due regolamenti direttamente applicabili: Digital Services Act e Digital Markets Act, dopo la riforma della Direttiva Servizi Media Audiovisivi e la Riforma del copyright

Il Digital Service Act ha il compito di adeguare la normativa europea dell’Internet, che risale fondamentalmente al 2000 con la direttiva 2000/31, al nuovo contesto economico e tecnologico. Il Digital Markets Act mira invece ad adeguare le regole di concorrenza nel settore digitale dopo l’emergere di grandi operatori dominanti. Le due proposte legislative presentate dalla Commissione il 15 dicembre 2020 non solo sono delle buone risposte che vanno nella direzione giusta, ma hanno anche il vantaggio di prendere la forma di regolamenti europei, la cui esecuzione si impone direttamente ai singoli stati. Non sono delle direttive (che vanno poi trasposte nelle leggi nazionali) ma sono dei regolamenti immediatamente direttamente applicabili in ciascuno stato dell’Unione Europea. Quelle di DSA e DMA saranno regole che si applicheranno a tutti e dappertutto. Se guardiamo alle nostre spalle, ancora due anni fa, quel che vediamo oggi ha del miracoloso. Chi avrebbe immaginato che saremmo potuti arrivare oggi ad un progresso simile? Un risultato che è dovuto alla forte volontà della nuova presidente della Commissione Ursula van der Leyen, ma anche a quella di alcuni commissari che sono estremamente sensibili a questi temi.

E’ quindi legittimo aspettarsi che (dopo qualche resistenza) anche le piattaforme extra-europee accetteranno di conformarsi a queste nuove regole. Ci vorrà un nuovo miracolo? Forse, ma esso accadrà, perché oggi esiste finalmente una forte pressione dell’opinione pubblica. E sarà proprio grazie al supporto dell’opinione pubblica che questo nuovo sistema di regole finirà per entrare in vigore.