L'iniziativa

Cyberbullismo: vittima una ragazza su sei in Italia

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In occasione del Safer Internet Day 2017, domani si celebra la prima Giornata italiana contro il cyberbullismo e il bullismo. Antonello Soro: "la tempestività della rimozione dei messaggi offensivi è decisiva contro il cyberbullismo". Il 16,7% delle vittime delle ‘aggressioni online’ sono ragazze.

Martedì 7 febbraio 2017 si celebra in Italia la prima Giornata nazionale contro il cyberbulllismo ed il bullismo a scuola, dal titolo: “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”. Obiettivo dell’evento: far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuna e ciascuno nel fare di internet un luogo positivo, inclusivo, di crescita e soprattutto sicuro.

L’iniziativa, promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (Miur), si inserisce nel “Safer Internet Day 2017”, la Giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita e promossa dalla Commissione europea che, giunta alla sua XIV edizione, si celebra quest’anno il 7 febbraio, in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo.

La manifestazione è stata anticipata stamattina alla Camera dei Deputati dall’incontro “Insieme per un web più sicuro”, dove il Garante Privacy Antonello Soro ha ribadito quanto “la tempestività della rimozione dei messaggi offensivi sia decisiva contro il cyberbullismo“.

Da una recente indagine sull’hate speech, condotta da Skuola.net e dall’Università degli Studi di Firenze, emerge che il 40% degli intervistati, tra i 14 ed i 18 anni, ha dichiarato di trascorrere online più di 5 ore al giorno. Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Possiamo affermare, anche in base allo studio “Cyberbullying among young people”, promosso dalla Commissione europea, che si tratta proprio degli strumenti principalmente utilizzati dai bulli del web per cercare e colpire le proprie vittime.

Si può rimanere vittima di cyberbullismo e bullismo per qualsiasi motivo, dalla semplice apparenza (magari caratteri troppo timidi o per via dei vestiti che si portano) ai difetti fisici, dal fatto che si è bravi a scuola ai gusti musicali, senza dimenticare la provenienza geografica e ovviamente gli orientamenti sessuali (rispettivamente il 43% ed il 56% dei casi registrati).

A rendere più facile l’azione dei bulli del web c’è il fatto che quasi un bambino italiano su dieci (8%) ha incontrato contenuti inappropriati o espliciti su Internet, secondo uno studio Kaspersky Lab in Italia, e il 33% dei genitori non applica alcuna contromisura per proteggerli dalle minacce online.

Nell’82,4%, secondo dati di Telefono Azzurro, le azioni aggressive sono compite da amici o compagni di classe, da gente che si conosce insomma, e nel 10% si tratta di persone adulte.

Attraverso la linea dedicata 196.96 e la chat, nel corso dell’anno scolastico 2015-2016, l’associazione ha gestito quasi un caso al giorno di bullismo e cyberbullismo, per un totale di 270. Il 62% dei casi ha riguardato situazioni di bullismo, mentre nel 28% dei casi la richiesta di aiuto era invece riferita a situazioni di abusi, fragilità familiari o problemi relazionali.

Se sono i ragazzi (l’89,5%) le vittime principali degli episodi di violenza da parte dei loro coetanei, in particolare a scuola, oltre una ragazza su sei è coinvolta invece in episodi di cyberbullismo (il 16,7%). E l’età delle vittime si sta abbassando. I bulli sono generalmente maschi, amici o conoscenti della vittima, ma in un caso su quattro a compierli è invece una “bulla”.

Secondo il Rapporto 2016 del Censis, il 52,7% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei nel corso dell’anno. La percentuale sale al 55,6% tra le ragazze e al 53,3% tra i ragazzi più giovani (11-13 anni).

In Gran Bretagna, secondo un recente studio della London School of Economics, il 6% dei ragazzi tra i 9 ed i 16 anni è vittima di cyberbulli. Il 4,3% dei contenuti in questione e inviati ai propri coetanei conteneva l’esplicito messaggio a suicidarsi.