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Criptovalute, Uk e Israele lanciano il ‘Bitcoin di Stato’?

“Le banche centrali di tutto il mondo stanno valutando l’uso delle valute digitali nazionali, quindi anche noi dovremmo farlo”, a rivelarlo all’agenzia Reuters è stata una fonte israeliana che, con la richiesta di restare anonima, ha aggiunto che la Banca centrale d’Israele “sta esaminando di utilizzare una moneta digitale nazionale come mezzo per creare sia un sistema di pagamenti più veloce sia per ridurre la quantità di contanti”. Il trend indicato dalla fonte trova subito una conferma in UK, dove, secondo il Telegraph, “la Banca d’Inghilterra potrebbe lanciare la sua moneta digitale, in stile Bitcoin, già a metà di quest’anno”.

Già dal 2015 la Banca londinese sta sperimentando la blockchain, la tecnologia che è a monte del Bitcoin: la blockchain è la catena dei blocchi che autogoverna la moneta… eliminando i costi di intermediazione. Un pool di esperti sta valutando la possibilità di introdurre una criptovaluta legata alla sterlina. Se approvata, la moneta virtuale emessa dalla banca centrale d’Inghilterra aprirebbe la strada a un rivoluzionario scuotimento delle attività bancarie. Infatti, la criptovaluta nazionale dei britannici consentirebbe, potenzialmente, ai cittadini di mantenere i loro soldi – in forma digitale – con la banca centrale stessa, eliminando l’intermediazione degli istituti bancari.

Ritornando in Israele “se la valuta digitale dovesse essere introdotta dalla banca centrale del Paese sarebbe centralizzata, sicura e in linea con le regole del riciclaggio di denaro, in contrasto con il Bitcoin e i suoi “fratelli”, che sono decentralizzati, le transazioni sono anonime e il valore è fortemente instabile, selvaggiamente oscillatorio”, ha aggiunto la fonte israeliana.

Perché le criptovalute nazionali e la Blockchian piacciono alle Banche centrali?

Più che il Bitcoin, alle Banche centrali del mondo piace la criptovaluta in generale, più nel dettaglio la tecnologia che è a monte, la blockchain, che utilizza un libro mastro condiviso con cui verifica, registra e regola le transazioni in pochi minuti. Ecco un esempio che dimostra il suo funzionamento: il pagatore (in questo caso, Bob) firma una transazione per accettare di pagare a qualcuno (Alice) un determinato importo (10 dollari). La transazione viene quindi convalidata utilizzando il codice di crittografia personale di Bob noto come “chiave privata”. Se la transazione è valida, viene aggiunta alla blockchain, registrando quanti soldi hanno ora Alice e Bob.

Le criptovalute nazionali potrebbero essere davvero il futuro della moneta, sarebbe il modo migliore per bypassare i pericoli nascosti del Bitcoin (operazioni anonime per evadere il fisco e riciclare denaro) e, allo stesso tempo, sfruttare i suoi vantaggi: pagamenti molto più veloci perché le transazioni verrebbero registrate immediatamente (alcune operazioni, però, possono richiedere anche 8 minuti) e riduzione dei costi interbancari.
In poche parole, il vero affare non è il Bitcoin, ma la Blockchain, ormai lo ripetiamo da mesi.

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